domenica 19 gennaio 2014

La rabbia e l'orgoglio

Emmegrande, alle medie, ha vinto la classe più complessa di tutto l'istituto.
Che culo.
Ragazzini, svegli, teoricamente in gamba, in realtà ci sono quei quattro/cinque elementi indisciplinati e poco gestibili che creano non pochi problemi di disciplina.
E il pargolo, dai tempi del nido, ha sempre subito l'attrazione fatale degli scalmanati. Non che lui non lo sia, beninteso, il suo caratterino polemico e la sua tendenza a volere sempre l'ultima parola gli hanno procurato non poche reprimende e punizioni già dai tempi della materna, almeno è sensibile ai richiami e tende a rispettare l'autorità dei professori.
Ma la sua classe è già leggenda, le mamme dei suoi compagni delle elementari quando mi incontrano fanno la faccina contrita e dispiaciuta, poveretta come sei capitata male, altre semplicemente cambiano marciapiede quando mi incontrano, ormai Emmegrande è finito nel peggior girone dell'inferno scolastico, è un reietto e come tale destinato a una brutta fine, come quei delinquenti dei suoi compagni.
E ce n'è uno che ormai si dice abbia un posto prenotato al Ferrante Aporti, è un vero terrorista, un potenziale serial killer, uno da evitare come un appestato nel Medioevo.
Il Ripetente.
Il Ripetente mi si è avvicinato un pomeriggio in oratorio, io sono un amico di tuo figlio, forse avrai sentito parlare di me perché sono cattivissimo. Gli ho risposto che non penso che esistano ragazzini cattivi, ma solo ragazzini che per qualche motivo fanno cose stupide. Poi crescono e si rendono conto che con le azioni stupide ci si fa soltanto del male da soli.
Che poi le cose stupide si fanno per tanti motivi: per noia, per disinteresse. Per rabbia.
Il Ripetente racconta a tutti che suo padre è morto, ma non è vero. Suo padre se ne è andato, lasciando lui con la madre appena trentenne e cinque tra fratelli e sorelle più piccoli quando la minore aveva pochi mesi. Hanno dovuto lasciare il quartiere e la casa dove abitavano per vivere in un posto nuovo, in una casa popolare, tra gente che non conosce. Ha cambiato scuola a metà anno ed è stato bocciato.
Il Ripetente è arrabbiato con il mondo in generale, con gli adulti in particolare.
E' venuto diverse volte a casa nostra, vuole bene a Emmegrande e si è affezionato anche a Emmepiccola, chiama me e Emmemaxi "Zia" e "Zio".
Arriva sereno e tranquillo, dopo un po' si vede la rabbia che comincia a crescergli negli occhi, dopo il tempo che si rende conto che quella che fa finta che sia la sua famiglia in realtà non lo è, e alla fine della giornata dovrà tornare nella casa popolare, al suo ruolo di adulto per forza che gli impone di accudire i fratelli più piccoli, di pensare a loro, di controllare che mangino e di mettergli a letto perché la madre non ce la fa. E comincia a straparlare, diventa irrequieto e ingestibile. Emmemaxi riesce a placarlo, riesce a far rispettare il suo ruolo di adulto, a calmarlo, a farlo ragionare.
Qualche volta si ferma a cena e a tavola parla con noi di politica, di società, di valori con una sensibilità e un intelligenza insospettabili in un ragazzino di nemmeno tredici anni che fanno capire le enormi potenzialità che sono soffocate da tutta quella rabbia che si porta addosso, un fardello troppo pesante da portare per un ragazzino, un ragazzino che si è già scelto un ruolo nella vita, quello del ribelle.
E io spesso vorrei abbracciarlo, vorrei dirgli che io quella rabbia la conosco bene, quel sentimento distruttivo e autodistruttivo che ti brucia come una fiamma nello stomaco.
Lo conosco bene quella sensazione di occhi che pungono quando vedi gli altri padri con i loro figli che li vengono a prendere a scuola, che giocano con loro a calcio o a basket, che li sgridano o li lodano e anche tu vorresti quella sgridata, anche un ceffone purché a dartelo sia un padre.
Perché anche il mio di padri mi ha mollata.
E io quella rabbia l'ho gestita male, ho cercato disperatamente di essere la migliore in qualche cosa per dimostrargli cosa si fosse perso, studiando come una pazza per essere sempre la migliore a scuola, tentando tutti gli sport per dimostrargli che non ero imbranata come mi avevano etichettata fin da piccola, massacrandomi l'organismo a forza di diete che poi mandavo regolarmente a puttane mangiando di nascosto ogni schifezza che trovavo per poi non arrivare a niente se non ad accumulare ulteriori tonnellate di rancore e veleno.
Vorrei che capisse che non deve dimostrare niente a nessuno, che può avere tutto quello che di bello può dargli la vita e non per rivalsa, ma perché se lo merita, perché nessun bambino dovrebbe pagare per l'irresponsabilità di chi lo ha messo al mondo, che deve trovare dentro di sé l'orgoglio di dire IO CE LA FARO' perché posso farlo, ho le qualità per farlo, ho il diritto di godere della vita come tutti.
Vorrei che imparasse dal padre assente come diventare un padre migliore per i suoi figli.
Vorrei che andasse in tasca a tutti quelli che lo considerano una partita persa in partenza.
Perché nel Ripetente rivedo me stessa, quella che sono stata, anche se la mia rabbia non faceva male agli altri perché i pugni più forti li ho riservati per me.
E i lividi li ho ancora addosso.

3 commenti:

  1. Diglielo o fagli leggere quello che hai scritto non perdere questa opportunità... Claudia

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  2. .....Che dire ...tu e il Ripetente non vi siete incontrati per caso.
    Danidanni

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  3. senza dubbio da stampare e consegnare di soppiatto al ribelle la prima volta che viene da voi...le parole che vegono dal cuore di un adulto onesto sono un dono che ricevuto in un periodo comr l'adolescenza non si dimenticano più

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