giovedì 28 marzo 2013

Il Coniglio Pasquale

Mi ha portato un amico a cena, le paste di meliga e le crostatine con la nutella. Il mio culone ringrazia.
Qualcuno, il solito o la solita, che ha cercato di fregarmi. Ma questa volta è rimasto fregato lui. O lei.
Risate inattese e inaspettate, ridere è come andare in bicicletta, una volta imparato non lo dimentichi più, anche se stai un po' senza farlo.
Nuove consapevolezze e nuove maturità.
Un pensiero di affetto per un'amica, che so che sta male e che capisco e che abbraccio virtualmente in attesa di poterlo fare dal vivo.
La prima comunione di Emmegrande, in sordina e senza grandi feste durante la messa di questa sera. Non sono mai stata, per dirla con Camilleri, chiesastra, ma da quando c'è l'amico Francesco vestito di bianco mi sento un po' più compresa e un po' più amata, e quindi anche un pochino più coinvolta. Anche se quando Don Turbo ha scelto dodici bambini tra i comunicandi per la rievocazione del lavacro ho temuto, per un breve terrificante secondo, che tra i dodici ci fosse Emmegrande con le sue Adidas straportate. Al momento che se le fosse tolte avrebbero pensato a un attentato di matrice islamica con un'arma chimica ignota.
E ha rafforzato in me la convinzione che a nascere son tutti capaci. Ma a risorgere ci vogliono due zebedei così.
Ci sto provando e, per l'ennesima volta, ci sto riuscendo.
Buona Pasqua a tutti, amici.

martedì 26 marzo 2013

Scoprite le differenze


Tra l'una e l'altra immagine ci sono undici anni. Per me meno di un secondo. Ma non ricordo come fosse la mia vita prima di quel secondo. Auguri, cucciolo mio.

venerdì 22 marzo 2013

Sulla differenza tra il sapersi e il doversi arrangiare

Premetto.
Sono perfettamente d'accordo sulla teoria che bisogna sapersi arrangiare a fare un sacco di cose. Infatti so cambiare le lampadine, piantare i chiodi nel muro e smontare il tubo del lavandino se otturato. So riparare i cavi elettrici, cambiare la ruota alla macchina e cucinare la peperonata con una mano sola, anche la sinistra se necessario.
Sto cercando di educare i miei figli a fare altrettanto: vuoi le polacchine con i lacci? Allora impari a legarle da solo perché la mamma si rifiuta di chinarsi a legarle ogni volta che ti pesti la stringa. E se sei a scuola non puoi tediare la maestra o chi per lei se ti si disfa il fiocco. Emmepiccola ci ha messo un paio di giorni di allenamento e poi ha imparato ad allacciarsi le scarpe da solo. E i miei figli sanno apparecchiare una tavola, tirarsi su in qualche modo il letto, nutrire la gatta e cambiarle l'acqua e pure pulire la sua lettiera.
E' il DOVERSI arrangiare per forza che mi da fastidio.
E' che noi italiani ci facciamo vanto di essere un popolo che è sempre in grado di arrangiarsi, ma il problema è che lo si fa perché si deve, non perché ci si riesca. Arrangiarsi è diventato un dovere istituzionale molto più sentito di quelli dei nostri rappresentanti politici.
E ci arrangiamo perché non ci va di provare a fare le cose sul serio.
Tutto questa premessa per dire che poco prima delle feste di Natale, nell'ambito del progetto di continuità tra le elementari e le medie dell'I.C. che frequentano i Dueemme, noi genitori delle future matricole abbiamo avuto un incontro con la direttrice didattica e i prof del secondo ciclo.. Incontro peraltro costruttivo ed esauriente, i professori mi sono sembrati capaci e motivati, le attività parascolastiche interessanti e ben strutturate. La direttrice didattica spiega che con la domanda on line si può chiedere il tempo breve o il tempo prolungato, due rientri settimanali di tre ore per i quali sarebbe prevista anche la mensa interna. Credeteci, quelle due giornate di tempo pieno ci avrebbero risolto un sacco di problemi. Decido che farò la domanda perché Emmegrande frequenti il tempo prolungato. All'uscita ne parlo con quattro/cinque mamme che lavorano a tempo pieno e che conosco da anni. I loro commenti sono stati, in ordine sparso:
  1. Ah, tanto non lo concederanno mai! Io non ci provo nemmeno a chiederlo!
  2. Mah, è tutto tempo perso, piuttosto mi arrangio con i nonni.
  3. E' inutile provarci, figurati se organizzano davvero il tempo prolungato! Tanto conosco il barista qui di fronte e mi arrangio con lui, gli lascio il buono pasto e il bimbo pranzerà da lui mentre mi aspetta.
  4. Macché! La sezione a tempo prolungato non la faranno mai, io non ci provo nemmeno a far domanda. Mi arrangio con la mamma di tizio che me lo tiene finché non torno.
Inutile dire che era nostro diritto chiederlo, che se tutte avessimo fatto quel tipo di ragionamento non sarebbe mai cambiato niente, che già ci arrangiamo abbastanza, se ne sono andate scrollando il capo e prendendomi per visionaria.
Ieri mi chiama la segreteria dell'Istituto.
La sezione a tempo prolungato non ci sarà. E lo sapete perché? Perché il numero minimo di richieste per poter inoltrare istanza al ministero era di 18 famiglie. L'abbiamo richiesta in sedici.
Se soltando due delle mamme con cui ho parlato avessero deciso che era finita l'ora di arrangiarsi almeno avremmo potuto richiederla e magari l'avrebbero pure concessa.
E, intanto, il prossimo anni mio figlio dovrà arrangiarsi a tornare alle 14.00 in una casa vuota, a scaldarsi il pranzo nel microonde e tante altre cose che sicuramente gli saranno utili in età più adulta, ma che avrei voluto non dovesse imparare per forza e di corsa.

martedì 19 marzo 2013

Buona festa

Al padre dei miei figli,  l'Uomoansia, il Maschioalfa, Papucco o Papone a seconda dei luoghi, delle circostanze e del modo in cui i suoi figli decidono di irretirlo.
La padre del padre dei miei figli, il Nonno SantoSubito, che mi chiama Cicci e Gioia e che si preoccupa se mi vede stanca, smagrita o pallida.
Al ricordo del padre di mia madre, il mio Nonnino che mi ha fatto da padre.
Al ricordo del mio Padrino, che mi ha insegnato a guidare la macchina affidandomi, con incredibile fiducia e sprezzo del pericolo, le chiavi della sua lancia Capri e si è seduto accanto a me facendo finta di essere tranquillo.
Al rimpianto del mio papà.
Al rimpianto di quello che sarebbe potuto essere tra noi e non è stato.
Al rimpianto di una telefonata che non ci siamo mai fatti.
Al rimpianto di non aver mai litigato con lui per il primo fidanzato che sicuramente non gli sarebbe piaciuto, quando mai il primo fidanzato di una figlia piace al padre?
Al rimpianto di lui perché mio nonno mi ha fatto da padre ma non ha fatto quello che avrebbe potuto fare mio padre.
Al rimpianto di lui che non mi ha mai insegnato a guidare.
Al rimpianto di lui che non mi ha accompagnata a sposarmi vestita di bianco, quel giorno ero al braccio di mio fratello che lo somiglia tanto che per un momento ho sognato che fosse lui.
Al rimpianto di non avergli mai detto che gli voglio bene, adesso che non c'è più e non glielo posso dire in faccia, così come non gli ho mai detto che siamo caproni e testoni e orgogliosi nella stessa precisa identica maniera. Più di quando nessuno di noi due avrebbe avuto il coraggio di ammettere uno di fronte all'altro.
Buona festa del papà. A tutti i papà della mia vita.
(cellulitica fin dai primi mesi)

giovedì 14 marzo 2013

Caro il mio Francesco

E perdona se ti do del tu, ma fai finta che ti parli una nipote un po' ribelle.
Al primo impatto mi sei stato simpatico. E poi parli come lo Zio Artista, che ha vissuto in Argentina tanti di quegli anni che ha perso del tutto l'accento piemontese in favore di quello castigliano.
Non avevi ori addosso, eri un po' impacciato e con un sorriso umano. Sembri proprio una brava persona. E' vero che ci sono in giro voci e scritti che parlano di tue collaborazioni poco cristiane con il regime militare, ma con quella faccia che porti in giro ti concedo il beneficio del dubbio.
Aspetto di ascoltare cosa dirai.
Aspetto di vedere cosa farai.
Aspetto di verificare se seguirai la via indicata dal grande Santo di cui per primo hai scelto il nome.
Perché oggi, nella tua prima omelia, hai parlato di movimento, di una chiesa costruita con pietre che devono essere umane. Non so, forse hai capito che è la Chiesa che deve andare tra la gente, non costringere la gente a seguirla.
Aspetto, e spero.
Perché abbiamo bisogno di comprensione, di perdono, di tolleranza, di un forse stupido e banale "volemose bene".
Chiunque siamo.
Chiunque amiamo.
Comunque si chiami il Dio che preghiamo (io lo chiamo Quèlo, sono convinta che non se ne abbia a male).
Qualunque preghiera recitiamo, purché non parli di odio, guerra, e distruzione.
Abbiamo bisogno di buffetti e non di sberle sul muso.
Che di sberle ce ne tira già tante la vita, per chi si concede il lusso di credere lasciaci sperare che l'aldilà sia un filino più dolce per tutti.
Perché secondo me non esiste altro peccato che quello dell'odio. Chiunque lo commetta, anche se lo professa in nome di Dio.
Buon lavoro Francesco.
Mo' so' c###i.

domenica 10 marzo 2013

Considerazioni ad minchiam dopo la visione de "Il grande e potente Oz" con gli Emmeindue


  1. James Franco, con quella faccia e quel sorriso, sarebbe riuscito a farmi credere non solo di essere il Mago di Oz ma persino il Padreterno in persona.
  2. Sam Raimi, quando ci si mette sul serio, è un genio.
  3. Emmepiccola era molto più interessato alla scollatura di Mila Kunis che alla trama, infatti appena è diventata verde si è addormentato. La prossima volta chiederò alla biglietteria se invece che semplicemente ridotto può pagare la metà del biglietto.
  4. Anche Emmegrande è un notevole estimatore dell'apparato mammario umano, infatti è rimasto delusissimo quando la succitata Mila Kunis, nella scena della trasformazione, è sparita sotto un tavolo prima di spogliarsi del tutto.
  5. Voglio un babbuino volante. Sarebbe ecologico, economico e veloce per gli spostamenti in città. Chissà se imparerebbe a fare i bisogni nella lettiera di Fiona.
  6. Perché, alla veneranda età di 46 anni e mezzo continuo a divertirmi come una pazza davanti ai film di Walt Disney e mi appitono inesorabilmente dinanzi alla produzione cinematografica di Jim Jarmusch e di Ingmar Bergman?
  7. Ma Walt Disney non era quello di Biancaneve? E adesso lavora con Raimi?
  8. Il prossimo film che devo assolutamente vedere sarà "I Croods", perchè quella di questa scena           
sono io. E non solo per la reazione alle scarpe, ma se mi lasciassi crescere i capelli anche per la chioma.

venerdì 8 marzo 2013

XX cromosomico

A Malala, che ha tenuto la testa alta davanti a chi la riteneva serva in nome di un Dio che non ci credo la pensi così, e ha rivendicato i suoi diritti rischiando la vita. Che si riprenda il suo posto nel mondo e faccia spazio alle sue coetanee perché lo rendano migliore
A Margherita, che ha stupito il mondo e continua a stupirlo con il suo genio, con la sua brillantezza e con la luce dei suoi incredibili occhi, da ragazzina nonostante l'età anagrafica che sostiene il contrario
Ad Aung San Suu Kyi e alle sue lotte, al suo coraggio e alla sua forza nascosti in un corpo che sembra fragile come cristallo, la dimostrazione che niente è impossibile e alle sue connazionali che ne traggano esempio insieme a tutte le donne del mondo
Ad Aisha Bibi che ebbe il naso tagliato per l'unica colpa di voler sfuggire alle violenze del marito, a tutte le donne che sono vittime dello stesso oltraggio perché trovino la via di fuga e un nuovo sorriso
A tutte coloro che non sono famose, non sono finite sui giornali, non conosciamo e non conosceremo, ma che soffrono per la sola colpa di essere nate donne.
Basta soprusi,
basta sopraffazioni,
basta discriminazioni,
basta violenza.
Basta con coloro che in barba all'otto marzo la festa alle donne la fanno tutti i giorni. E non in senso positivo.

A tutte le donne

Fragile, opulenta donna, matrice del paradiso            
sei un granello di colpa
anche agli occhi di Dio
malgrado le tue sante guerre
per l'emancipazione.
Spaccarono la tua bellezza
e rimane uno scheletro d'amore
che però grida ancora vendetta
e soltanto tu riesci
ancora a piangere,
poi ti volgi e vedi ancora i tuoi figli,
poi ti volti e non sai ancora dire
e taci meravigliata
e allora diventi grande come la terra
e innalzi il tuo canto d'amore.

(Alda Merini)



mercoledì 6 marzo 2013

Cara Roberta

Scusa se non ho risposto al tuo commento al mio post precedente, ma poche righe non sarebbero bastate per dirti tutto.
Mi conosci per nome, quindi forse leggevi anche i miei vecchi blog. Non so da quando, quindi forse nemmeno tu sai che l'estate scorsa abbiamo rischiato di perdere Emmepiccola.
Conosco il terrore, il panico, l'angoscia di vedere camici bianchi che si affannano intorno al tuo piccolo, le lacrime, gli incubi che ancora adesso me lo fanno rivedere mentre vomita litri di sangue.
Mi è stata concesso l'immenso dono del sollievo delle parole "adesso è fuori pericolo", non posso nemmeno immaginare come sia il dolore di una madre.
Vedi, io ho preso tante sassate dalla vita. Sassi, non pietre, ciottoli di fiume di quelli piatti e tondi che se lanciati bene rimbalzano tante e tante volte.
Una famiglia sfasciata;
un padre che se ne è andato prima che potessimo riappacificarci;
la cattiveria e il bullismo ai tempi della scuola;
un ex che per dieci anni mi ha tenuto soggiogata convincendomi di essere qualcosa di appena un po' meno schifoso di una cacca di piccione;
altre cose di cui ancora non riesco a parlare ma che la notte mi fanno svegliare urlando.
Poi, alla fine di un anno stancante, stressante, con problemi di salute che hanno coinvolto più o meno tre quarti tra famiglia e parenti stretti un ultimo stupido ciottolo nemmeno più pesante degli altri mi ha dato la botta finale proprio nel momento in cui mi stavo illudendo essere arrivata in cima alla mia personale gradinata.
Siamo esseri umani e come tali fragili anche quando ci crediamo forti, spesso bambini anche quando abbiamo raggiunto l'età adulta da un bel pezzo, ho guardato quel gradino che mi aveva fatto inciampare come fosse un macigno insormontabile.
Ma il mio non lo era.
E' che non so esattamente cosa vorrei dirti di preciso, ma da quando pochi giorni fa è morta improvvisamente la mia amica non faccio altro che pensare ai suoi genitori, che sono anziani e si sono visti portare via due figli a pochi anni di distanza l'uno dall'altro.
E mi vergogno tanto anche solo di aver pensato di non farcela.
E ti stringo nello stesso abbraccio con il papà e la mamma della mia amica che non c'è più.

lunedì 4 marzo 2013

4/3/2013

Lo so che non sono originale, che i CaroLuciotiscrivo oggi si sprecano.
Ma, sai, L'anno che verrà non è mai stata la tua canzone che preferisco.
La mia passione è nata quando avevo nemmeno 12 anni per "Com'è profondo il mare", per una strofa:
E' chiaro Che il pensiero dà fastidio Anche se chi pensa E' muto come un pesce Anzi è un pesce E come pesce è difficile da bloccare Perchè lo protegge il mare Com'è profondo il mare

Leggi tutto il testo su: http://singring.virgilio.it/testi/lucio-dalla/testo-com-e-profondo-il-mare.html
E' chiaro Che il pensiero dà fastidio Anche se chi pensa E' muto come un pesce Anzi è un pesce E come pesce è difficile da bloccare Perchè lo protegge il mare Com'è profondo il mare

Leggi tutto il testo su: http://singring.virgilio.it/testi/lucio-dalla/testo-com-e-profondo-il-mare.html
E' chiaro Che il pensiero dà fastidio Anche se chi pensa E' muto come un pesce Anzi è un pesce E come pesce è difficile da bloccare Perchè lo protegge il mare Com'è profondo il mare

Leggi tutto il testo su: http://singring.virgilio.it/testi/lucio-dalla/testo-com-e-profondo-il-mare.html
è chiaro
che il pensiero da fastidio
anche se chi pensa
è muto come un pesce 
anzi è un pesce
e come tale è difficile da bloccare
perché lo protegge il mare
com'è profondo il mare
E lo so che è strano che una bambina di dodici anni senta la potenza di queste parole, ma sono sempre stata strana, e anche il mio pensiero lo è. Il mio pensiero a volte è un barracuda, difficile da bloccare e anche pericoloso, come un tsunami esonda e travolge. Anche me.
Ma adesso, caro Lucio, ti scrivo. E non per dirti quello che ti hanno detto in tanti in questi giorni, l'anno vecchio è finito ormai ma qualcosa ancora qui non va.
Perché per me quella canzone sta tutta in una frase:
e se quest'anno poi passasse in un istante
vedi amico mio
come diventa importante
che in questo istante ci sia anch'io.
e io invece sono arrivata a sperare che la mia esistenza finisse in un istante, ma ho ripensato a queste parole.
Per qualcuno sono importante anche io, e allora rimaniamoci in questo istante strano che si chiama vita, possiamo riderci sopra e continuare a sperare.
Sto reimparando a ridere, in primis su me stessa, sto reimparando a sperare. Sono successe cose che mi hanno fatto capire come quell'abisso in cui credevo di essere precipitata in realtà non è altro che un gradino un po' più alto da risalire.
E allora grazie, Lucio, per il tuo istante su questa terra.
Per il tuo istante che rimarrà eterno nella tua musica.
 
E' chiaro Che il pensiero dà fastidio Anche se chi pensa E' muto come un pesce Anzi è un pesce E come pesce è difficile da bloccare Perchè lo protegge il mare Com'è profondo il mare

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E' chiaro Che il pensiero dà fastidio Anche se chi pensa E' muto come un pesce Anzi è un pesce E come pesce è difficile da bloccare Perchè lo protegge il mare Com'è profondo il mare

Leggi tutto il testo su: http://singring.virgilio.it/testi/lucio-dalla/testo-com-e-profondo-il-mare.html
E' chiaro Che il pensiero dà fastidio Anche se chi pensa E' muto come un pesce Anzi è un pesce E come pesce è difficile da bloccare Perchè lo protegge il mare Com'è profondo il mare

Leggi tutto il testo su: http://singring.virgilio.it/testi/lucio-dalla/testo-com-e-profondo-il-mare.html

sabato 2 marzo 2013

Emmeramsay

I miei figli sono fans di Gordon Ramsay.
Oddio, non dispiace nemmeno a me come tipo, una bella ribollita o una fetta d'arrosto di coppa al finocchio e ginepro - la ricetta prossimamente su questi schermi - glele offrirei volentieri e sono sicura che gradirebbe.
Ma quei due esagerano. Se io li richiamo all'ordine per un giocattolo o un libro sparsi per casa mi ignorano bellamente, ma basta che uno gridi all'altro "Emme! C'è Gordon!" e partono al galoppo verso il primo schermo televisivo.
E quindi ci tocca Masterchef Usa, Hell's Kitchen, Cucine da Incubo, Hotel da Incubo, Cucina con Ramsay e tutti gli annessi e connessi.
Tutto questo per dire che chi leggeva il mio defunto blog sa che aborro le merendine industriali, a sabati altermi mi arrabatto per produrre dolcetti sani, nutrienti ma non eccessivamente grassi per gli spuntini della figliolanza.
Oggi è toccato alle crostatine.
Prima faccio la frolla: 125 g. di burro morbido, 125 di zucchero, un uovo intero e un rosso. Mescolo nella planetaria fino ad avere una crema e poi ci aggiungo 250 g. di farina e due cucchiaini di lievito, impasto ancora fino a quando il tutto diventa una massa di  briciole che finisco di compattare a mano. Poi avvolgo il panetto nella pellicola trasparente e metto tutto in frigo per almeno una mezz'ora.
Poi comincia il bello: per fare le crostatine uso le teglie per i muffins, il problema è foderare l'alloggiamento con la frolla stesa in maniera decente e metterci la farcitura senza far disastri. Io di solito stendo la pasta, ne ritaglio dei dischi con una tazza da caffelatte e ci spalmo un cucchiaino di ripieno più o meno al centro. Appoggio delicatamente il disco su un pirottino da muffin leggermente appiattito o su un quadrato di carta da forno e adagio il tutto nell'incavo della teglia. Non viene perfettamente simmetrico ma è il meglio che riesco a ottenere. Poi ci metto due striscette di frolla incrociate sopra e metto in forno a 180° per 15'. Oggi ne ho fatte 20, metà al cioccolato e metà con la confettura di albicocche.
A merenda chiedo a Emmepiccola se vuole una crostatina, e lui accetta entusiasticamente.
Segue la seguente scena:
Emmepiccola osserva la crostatina e critica "l'aspetto non è perfetto, sai che devi curare anche la presentazione!". Poi l'annusa: "Si sente l'aroma del burro ma non abbastanza quello della frutta". Infine l'assaggia e sentenzia "il sapore è ottimo! Se tu curassi un po' di più la presentazione sarebbe un piatto da alta cucina!".
Perdonatemi quindi se non posto la foto della mia produzione odierna, me ne vergogno.
Lo farò quando avrò raggiunto l'adeguatezza nella presentazione.
E adesso comincia pure Masterchef Italia su Cielo. E quei due vanno pazzi anche per Carlo Cracco.