tag:blogger.com,1999:blog-17093052903677048842024-03-19T11:05:40.540+01:00Tre uomini e una gattaNon è grande chi non cade mai ma chi, cadendo, si rialza. Anche se ha inciampato per via di una gatta che entra tra i piedi.La Sbullonatahttp://www.blogger.com/profile/04831622543612840100noreply@blogger.comBlogger106125tag:blogger.com,1999:blog-1709305290367704884.post-12583225924530062862016-09-15T18:51:00.000+02:002016-09-15T18:51:16.648+02:00Lettera agli insegnanti dei miei figli.<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
Cari insegnanti dei due marioli,<br />
mi rivolgo a tutti voi, a quelle che conosco da 4 anni e ai nuovi che non ho avuto ancora il piacere di incontrare.<br />
Quest'estate i miei figli hanno fatto i compiti.<br />
Già.<br />
Non è che abbiano cantato e ballato di gioia nel farli, soprattutto Emmegrande che era convinto che quest'anno sarebbe stato esonerato dall'obbligo, e quando ha scoperto che invece la nuova scuola consigliava degli esercizi di italiano, inglese e matematica per "tenersi in allenamento" un paio di accidenti gli sono usciti.<br />
Che poi nessuno lo ha obbligato, ma ne abbiamo parlato e ha deciso che sì, poteva dedicare un po' di tempo a quelle paginette pubblicate sul sito della scuola, così per dare subito una buona impressione di sé ai nuovi insegnanti.<br />
Ma hanno svolto il loro lavoro senza che poi fosse tutta 'sta croce, una mezz'oretta tre o quattro giorni alla settimana, il fine settimana i libri non si toccano, fino al primo di luglio manco voglio vedere una penna in giro e prima di Ferragosto tutto era stato finito.<br />
Nonostante ciò siamo riusciti a vivere un'estate intensa e divertente. Certo, dei tre mesi alla fine di tempo ne rimane poco, il lavoro non permette di stare a casa per tutte le vacanze scolastiche, ma nei fine settimana e durante le vacanze di famiglia ne abbiamo fatte di cose.<br />
Siamo andati in giro a piedi o in bicicletta, abbiamo visitato il safari park, siamo andati a al Pride.<br />
Abbiamo fatto il bagno al mare e nel lago, abbiamo cantato canzoni stonate al karaoke e ballato la salsa e la bachata.<br />
Abbiamo tirato con l'arco e con la pistola ad aria compressa, abbiamo fatto centri perfetti e cilecche epocali.<br />
Abbiamo corso sotto i temporali e abbiamo strisciato sotto il sole rovente solo per il gusto di un gelato ai fichi e mandorle caramellate.<br />
Abbiamo cenato a base di granita siciliana o di sushi.<br />
Abbiamo visitato Pompei e i castelli aragonesi in Calabria.<br />
Abbiamo urlato e tifato davanti alle gare olimpiche e paralimpiche.<br />
Abbiamo giocato per ore a scala 40 e a Machiavelli.<br />
Abbiamo vissuto nella maniera più intensa di cui siamo capaci, siamo stati bene.<br />
Ma i compiti li hanno fatti.<br />
Perché, cari insegnanti dei miei figli, se per nove mesi l'anno collaboriamo insieme per aiutare i ragazzi a crescere intellettivamente, emozionalmente e come cittadini, durante i tre mesi estivi l'onore e l'onere rimangono esclusivamente ai genitori, senza il vostro aiuto che è comunque prezioso, anche se a volte sì, ci sembra che i compiti a casa siano troppi, eccessivi, frustranti. Tanti, troppi venerdì ho pensato che sette frasi da analizzare, venti operazioni in colonna e già che ci siamo tre schede sul libro siano stati un carico eccessivo, ma mai mi sono permessa di dire "lascia perdere", perché famiglia e scuola collaborano e si aiutano, ma mai devono interferire una nelle competenze dell'altra. Che poi magari tra adulti ci si incontra e pacatamente si chiedono spiegazioni o si esprimono dubbi, magari ci si manda anche a stendere a mezza voce, ma davanti ai ragazzi i genitori non devono sminuire l'autorità degli insegnanti. "Te lo ha chiesto la maestra? Lascia perdere, ci penso io", e così facendo alleviamo una generazione che sarà completamente priva del senso del dovere e della responsabilità, che vivrà ogni regola come un optional da seguire se piace e se ne ha voglia, che sia un esercizio di matematica o un semaforo rosso da rispettare.<br />
E quindi continuate pure a svolgere il vostro lavoro di insegnanti, io mi riservo il diritto di contattarvi se qualcosa non mi torna.<br />
Continueremo a fare il nostro lavoro di genitori, chiedo fino da adesso scusa perché tra l'avviso sul diario "Comprare penna cancellabile arancione" e il momento in cui la penna arriva nell'astuccio passa quel periodo che finisce inesorabilmente nel "mamma se domani non porto la penna la maestra mi mette la nota", io ci metto tutto l'impegno ma i miei neuroni no, se avete qualcosa da dirci o contestarci siamo qui, ma pretendo che anche voi non mettiate mai in discussione la nostra figura davanti ai nostri figli.<br />
Perché insegnare a vivere ai ragazzi è un lavoro duro, se non ci diamo una mano tra scuola e famiglia da duro il lavoro diventa impossibile.<br />
Buon anno scolastico.</div>
La Sbullonatahttp://www.blogger.com/profile/04831622543612840100noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-1709305290367704884.post-16263440664170220952016-08-08T19:54:00.000+02:002016-08-08T19:54:29.146+02:00Di gap generazionale <div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
Le mie prime quattordici estati sono state dedicate alla Versilia. La mia famiglia affittava una casa per tutto il mese di agosto al Lido di Camaiore e la partenza somigliava a un trasloco con tutte le regole.<br />
Mio nonno aveva un amico che faceva il carbonaio, figura di notevole importanza nel Natio Borgo Selvaggio a cavallo tra la fine degli anni '60 e la metà dei '70, quando la maggior parte delle case si scaldava ancora con cucine economiche e stufe a carbone, al primo del mese i due soci partivano con il camion che durante l'inverno portava quintali di legname e di antracite caricato per l'occasione con biancheria, valige e scatole di vasellame e stoviglie. Le donne di casa mia son sempre state schizzinose, "non se ne giovavano" di mangiare con posate e piatti usati da chissà chi.<br />
Noi li seguivamo con il pullman della Lazzi, che percorreva la Firenze-Mare fino a Lucca e poi si inerpicava su per i tornanti del Monte Quiesa valicando il tratto fino a Viareggio. Quando arrivavamo eravamo verdi per la nausea.<br />
Erano gli anni in cui le ambizioni più elevate di noi bimbetti erano quelle di strappare cinque minuti alle fatidiche tre ore da trascorrere dopo ogni pasto, e per pasto si intendeva anche una caramella, prima di poter toccare l'acqua, e magari di poter trascorrere quei cinque minuti ancora a bagno nonostante le "dita ringrinzite", segno inequivocabile di congelamento fatale prossimo.<br />
I castelli di sabbia non avevano ancora la pretesa di sembrare versioni in miniatura della Sagrada Familia ma erano essenzialmente torrioni a forma di tronco di cono ottenuti pressando la sabbia nei secchielli rossi o blu, ancora non decorati con il personaggio del cartoon più in voga, le piste per le biglie e le bocce completavano l'assortimento dei giochi da spiaggia.<br />
Nascevano grandi amicizie e sgorgavano grandi lacrime al momento degli addii, a settembre due o tre cartoline viaggiavano da un posto all'altro della Toscana suggellando la promessa di ritrovarsi l'anno successivo.<br />
E generalmente era così: ad agosto il paesello e buona parte della provincia di Firenze e della futura provincia di Prato si spostavano in massa tra Viareggio e il Lido di Camaiore, tutti abitudinari ogni anno si ritrovavano allo stesso stabilimento balneare, allo stesso ombrellone, alle 16.30 a prendere i bomboloni caldi al Cristallo o le pizzette appena sfornate al Manè, una sera alla settimana al cinema all'aperto di via del Fortino.<br />
Nel 1980 mia madre dichiarò di essersi ufficialmente rotta le scatole di passare il mese di agosto a spignattare, pulire e riassettare ancorché a dieci minuti dalla spiaggia.<br />
Il mese si ridusse a due settimane e ci buttammo a capofitto nella novità della riviera romagnola.<br />
Quattordici anni da compiere a ottobre,<br />
un posto completamente nuovo,<br />
nessun compagno di classe, scuola, vicino di casa, amico dell'anno prima.<br />
Poteva essere un disastro,<br />
Ma capii qual'era la funzione degli adolescenti al mare:<br />
arrivare sulla spiaggia, guardarsi intorno e decidere rispettivamente:<br />
a) chi rimorchiare;<br />
b) da chi farsi rimorchiare (con buona pace del gender, nel 1980 i ruoli maschili e femminili erano così definiti. A noi femminucce l'onere di decidere chi era il fortunato al quale avremmo concesso l'onore di credere di averci scelte).<br />
Le grandi amicizie della costa tirrenica lasciarono il posto ai devastanti amori di Ferragosto, ai baci rubati dietro le cabine, ai ti-amerò-per-sermpre il cui sempre durava quanto la coda sulla a14 al ritorno.<br />
E adesso, dopo avervi tediato con la palettata di ricordi e memorie triti e ritriti tipici di noi vecchietti nati a cavallo del boom economico, abbiate la compiacenza di aiutarmi a chiarire i miei dubbi.<br />
Quegli anni sono stati bellissimi, vivevamo dai 335 ai 350 giorni l'anno nell'attesa che arrivassero le vacanze al mare. Le sognavamo, le gustavamo, le vivevamo intesamente dal primo giorno all'ultimo.<br />
Le abbiamo narrate ai nostri figli compiacendoci delle conquiste fatte e commuovendoci sui lacrimevoli addii con quelli che credevamo amori eterni.<br />
Ci hanno ascoltato dicendoci "che bello!".<br />
Ci hanno preso per il culo, vero?<br />
Perché altrimenti non si spiega perché Emmegrande e i suoi coetanei quando arrivano con il piede sulla sabbia invece di guardarsi intorno per trovare prede appetibili e costruirsi ricordi per il resto della loro vita la prima cosa che fanno è verificare se ci sia campo per il cellulare.<br />
E mi reputo ancora privilegiata perché mio figlio non staziona sul bagnasciuga guardando il display a caccia di pokemon d'acqua.</div>
La Sbullonatahttp://www.blogger.com/profile/04831622543612840100noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1709305290367704884.post-17516715810531639052016-07-10T20:17:00.000+02:002016-07-10T20:17:06.817+02:00Il Principe e il Ballerino<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
Erano belli, eleganti, biondi, raffinati.<br />
Il Ballerino passava con disinvoltura dal boogie - woogie al fox-trot, non disdegnando i valzer e le polke ed era un ottimo tangueiro, Fred Astaire di paese compagno di danze ideale di tutte le ragazze perché educato e mai volgare. Il Principe aveva una bella voce melodica, un paio di 45 giri che avevano raggiunto un piazzamento in hit parade e una discreta notorietà locale, una garanzia di successo per le feste di piazza e le serate in balera.<br />
Il Principe e il Ballerino si amavano, e non era facile essere gay nei paesini degli anni 50.<br />
Si fa ma non si dice, tutti sanno ma fanno finta di non sapere.<br />
"O come mai tuo figlio, che è un bel giovane, non si sposa?"<br />
"Che vuoi, gli garba cambiare..."<br />
Si fa ma non si dice, ma senza dirlo sono stati insieme per quasi cinquant'anni.<br />
Il Principe sognava successi nazionali e cantava in balera, il Ballerino aveva un ottimo impiego in banca e gli lasciava rincorrere i suoi sogni, tanto quello che guadagnava bastava per entrambi.<br />
Invecchiarono, il Principe continuava a sognare e il Ballerino lo accompagnava sorridendo, una buona pensione dopo tanti anni di lavoro, la casa lasciata dai genitori, la spesa al supermercato per la settimana.<br />
Lo incontravo spesso, ancora biondo nella barba ma bianco nei capelli, gli occhi chiarissimi e vivaci, "ma come sei bellina, mi par di vedere la tua mamma alla tua età. Che balli bene come lei?"<br />
"Macché! Io sono un palo della luce... La mamma ballava bene, me lo dice sempre di quando andavate al dancing di nascosto dal nonno"<br />
"E la volta che si andò a vedere Dorelli, che le strinse la mano e lei non se la voleva più lavare... Che ridere!"<br />
E tornava dal suo principe con le borse della spesa.<br />
Il Ballerino se n'è andato. Il Principe è rimasto solo. Per la legge è sempre stato solo. Per la legge non aveva una famiglia, non ha diritti se non quello di piangere il compagno di una vita.<br />
Ieri la Sbullofamily era al Torino Pride, e io ho pensato tanto al Principe e al Ballerino, a quanto gli sarebbe piaciuta la festa, la musica, i colori, finalmente avrebbero potuto smettere di nascondersi.<br />
Perché quello che porta gioia, allegria, convivialità, sorrisi, non può essere sbagliato.<br />
L'amore non è mai sbagliato, i diritti non sono mai da negare quando non sono lesivi della libertà e della vita altrui.<br />
L'Italia è cresciuta abbastanza da riconoscere il diritto a ogni Ballerino e a ogni Principe innamorati di essere chiamati famiglia, è ora che chi è rimasto indietro si adegui.<br />
E diciamo addio al medioevo, una volta per tutte.<br />
<br /></div>
La Sbullonatahttp://www.blogger.com/profile/04831622543612840100noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1709305290367704884.post-64817617069363877522016-07-07T15:39:00.000+02:002016-07-07T15:39:05.946+02:00Il momento di uccidere<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div data-contents="true">
<div class="" data-block="true" data-editor="ecbrg" data-offset-key="emk3c-0-0">
<div class="_1mf _1mj" data-offset-key="emk3c-0-0">
<span data-offset-key="emk3c-0-0"><span data-text="true">Una volta, eravamo ancora fidanzati, ero su un treno con il mio futuro marito. Accanto a noi una ragazza nera, seduta tranquillamente al suo posto. Alla stazione di Porta Susa salì un gruppetto di ultrà - sì, erano proprio ultrà, stavano andando alla partita della Juventus a Milano - e si accanì contro di lei chiamandola scimmia, puttana di merda. La ragazza si alzò e provò a replicare, il capogruppo la spintonò urlandole che l'avrebbe fatta volare dal finestrino. Intervenne mio marito parecchio incazzato, chi lo conosce sa che può fare tanta paura... Ma il capoultrà non si scompose, ci chiamò comunisti di merda e, alla stazione di Chivasso, andò dal capotreno protestando che mio marito LO STAVA PRIVANDO DELLA FACOLTA' DI ESERCITARE UN PROPRIO DIRITTO. Lo stava privando del "diritto" di considerare inferiore un essere umano, del disporre della vita altrui come se fosse un giocattolo, un accessorio che non mi piace e allora lo rompo, un programma tv che non sopporto e allora spengo tutto. Lo stava privando del diritto di essere un delinquente fascista, nazista e razzista. </span></span></div>
</div>
<div class="" data-block="true" data-editor="ecbrg" data-offset-key="evfu2-0-0">
<div class="_1mf _1mj" data-offset-key="evfu2-0-0">
<span data-offset-key="evfu2-0-0"><span data-text="true">Del momento di uccidere.</span></span></div>
</div>
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<div class="_1mf _1mj" data-offset-key="8i5kg-0-0">
<span data-offset-key="8i5kg-0-0"><span data-text="true">A proposito, qualcuno dice che quello è un pessimo film retorico e mal recitato.</span></span></div>
</div>
<div class="" data-block="true" data-editor="ecbrg" data-offset-key="a1vfa-0-0">
<div class="_1mf _1mj" data-offset-key="a1vfa-0-0">
<span data-offset-key="a1vfa-0-0"><span data-text="true">Ma la scena finale mi stende ogni volta.</span></span></div>
</div>
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<div class="_1mf _1mj" data-offset-key="8s2i2-0-0">
<span data-offset-key="8s2i2-0-0"><span data-text="true">Immaginate un ragazzo, gli uccidono il padre, la madre, il figlio di due anni.</span></span></div>
</div>
<div class="" data-block="true" data-editor="ecbrg" data-offset-key="8oqqe-0-0">
<div class="_1mf _1mj" data-offset-key="8oqqe-0-0">
<span data-offset-key="8oqqe-0-0"><span data-text="true">Gli distruggono la casa e lui decide di fuggire dalla sua terra, con sua moglie.</span></span></div>
</div>
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<div class="_1mf _1mj" data-offset-key="478fg-0-0">
<span data-offset-key="478fg-0-0"><span data-text="true">Durante la fuga perdono il bambino che attendono, ma arrivano in un altro paese che credono amichevole.</span></span></div>
</div>
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<div class="_1mf _1mj" data-offset-key="1bkcf-0-0">
<span data-offset-key="1bkcf-0-0"><span data-text="true">Trovano aiuto, un rifugio, si credono al sicuro.</span></span></div>
</div>
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<div class="_1mf _1mj" data-offset-key="8rb2-0-0">
<span data-offset-key="8rb2-0-0"><span data-text="true">Poi arriva un tizio qualunque e decide che non devi stare al mondo, fine, kaputt, game over.</span></span></div>
</div>
<div class="" data-block="true" data-editor="ecbrg" data-offset-key="67avi-0-0">
<div class="_1mf _1mj" data-offset-key="67avi-0-0">
<span data-offset-key="67avi-0-0"><span data-text="true">Immaginate le botte, il dolore, sentire che te ne stai andando ma hai ancora tanto da dire, da fare, da dare.</span></span></div>
</div>
<div class="" data-block="true" data-editor="ecbrg" data-offset-key="4lbrb-0-0">
<div class="_1mf _1mj" data-offset-key="4lbrb-0-0">
<span data-offset-key="4lbrb-0-0"><span data-text="true">Immaginate sua moglie che assiste alla scena, vede l'unico affetto che le è rimasto massacrato e sa che sta rimanendo sola, sola del tutto, nel modo più crudele.</span></span></div>
</div>
<div class="" data-block="true" data-editor="ecbrg" data-offset-key="dkhec-0-0">
<div class="_1mf _1mj" data-offset-key="dkhec-0-0">
<span data-offset-key="dkhec-0-0"><span data-text="true">Sentite anche il suo di dolore, lo strazio, le urla che piano piano si fanno più fioche perché inutile.</span></span></div>
</div>
<div class="" data-block="true" data-editor="ecbrg" data-offset-key="1rlgs-0-0">
<div class="_1mf _1mj" data-offset-key="1rlgs-0-0">
<span data-offset-key="1rlgs-0-0"><span data-text="true">Ascoltate il suo pianto, il suo appello accorato a un Dio che si era distratto perché prenda anche lei, che sola non ci può più stare.</span></span></div>
</div>
<div class="" data-block="true" data-editor="ecbrg" data-offset-key="coqcj-0-0">
<div class="_1mf _1mj" data-offset-key="coqcj-0-0">
<span data-offset-key="coqcj-0-0"><span data-text="true">Immaginate tutto questo, immaginate di essere loro.</span></span></div>
</div>
<div class="" data-block="true" data-editor="ecbrg" data-offset-key="4r3f4-0-0">
<div class="_1mf _1mj" data-offset-key="4r3f4-0-0">
<span data-offset-key="4r3f4-0-0"><span data-text="true">E adesso immaginateli bianchi.</span></span></div>
</div>
</div>
</div>
La Sbullonatahttp://www.blogger.com/profile/04831622543612840100noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1709305290367704884.post-46590699591196272142016-06-22T11:20:00.003+02:002016-06-22T11:20:49.368+02:00Il giorno dopo la notte prima degli esami<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
A settembre saranno trascorsi tre anni da quando hai varcato per la prima volta il cancello della scuola media.<br />
Oggi ne uscirai per l'ultima volta, dopo l'esame.<br />
E se chiudo gli occhi mi sembra ieri, quando li riapro è passata un'eternità che mi ha portato via quel bambino timido, paffuto e insicuro per restituirmi un adolescente lungo e magro.<br />
Ripenso al terrore nei tuoi occhi in quel primo giorno, la paura di tutto ciò che era nuovo.<br />
Nuova scuola, nuovi compagni, nuovi insegnanti, nuove materie, e ricordo l'enorme lampo di sollievo quando, tra i nomi di quelli che avrebbero condiviso con te il nuovo percorso, fu annunciato quello del tuo amico da sempre, del tuo socio. Una continuità con quello che era stato, una figura amica per sentirti meno solo.<br />
A dire il vero quando venni a riprenderti all'uscita ebbi immediata la tentazione di andare dalla preside e chiederle di rendermi il mio bimbo, ché quello che era uscito da quel cancello non eri più tu.<br />
"Cosa ci fai qui, mamma? Torno a casa a piedi con i miei amici, vai pure!".<br />
No, non è stato facile.<br />
Non è stato per niente facile.<br />
Dal doverti dare le chiavi di casa perché al ritorno spesso non avresti trovato nessuno se non un pasto pronto da scaldare nel microonde;<br />
dal doverti concedere un cellulare per qualsiasi evenienza, che papà e mamma al pomeriggio non ci sono e rendersi conto dopo mezza giornata che l'evenienza più urgente era scaricare il nuovo videogame o stare per ore in chat con i tuoi amici;<br />
dal doverti urlare dopo nemmeno una settimana QUESTA CASA NON E' UN ALBERGO, non sono cambiate le regole perché adesso hai i professori invece che le maestre.<br />
E poi la terrificante classe del primo anno, che continuo a pensare sia stato uno sciagurato esperimento sociale da parte della dirigenza scolastica, la tua tendenza a frequentare sempre i compagni più scalmanati perché più simpatici, i colloqui con i professori che sì, il ragazzo ha un'intelligenza brillante e indubbie capacità ma tende a fare sempre il minimo.<br />
I professori sempre nuovi, sempre diversi, quella di matematica che tanto doveva andare in pensione e chissene e quella di italiano del secondo anno, bella, giovane, solare, sempre disponibile, sempre attenta, sempre empatica e coinvolgente. Ti ha fatto amare la letteratura italiana, ti ha fatto capire che potevi capire.<br />
E poi studia, molla quel cellulare, molla quel joystick, guarda che quando torno ti interrogo, è possibile che tutti alle medie si ammazzino di compiti e tu non hai mai un cazzo da fare?<br />
Però i voti sono buoni, a parte qualche picchiata in discesa quando proprio non ti sei ricordato della verifica, la sensazione di parlare sempre e comunque al vento.<br />
Sei uscito stamani per andare a sostenere l'esame corale di musica, oggi pomeriggio avrai l'orale. Io sono terrorizzata e ansiosa, tu no. Ti sei lavato-profumato-pettinato e ben vestito, devi fare buona impressione fino da subito, hai indossato la tua migliore faccia da schiaffi e te ne sei andato sorridendo.<br />
Dov'è andato il mio bambino pieno di dubbi?<br />
Non lo so, ma so che è meglio così.<br />
Non sei cambiato solo fisicamente, le scuole medie continuano a sembrarmi poco utili didatticamente ma senza dubbi sono state fondamentali per la tua crescita come persona e non sai quante volte la persona che sei diventato mi ha reso orgogliosa. Certo, non quando hai fatto flanella rimediando stupide insufficienze in materie in cui non hai mai avuto problemi (tanto rimedio alla prossima verifica), non quando hai riportato sul diario altrettanto stupide note per esserti dimenticato a casa il libro, il quaderno, il materiale, talora la testa.<br />
Ma quando hai sostenuto a testa alta le discussioni sui temi di attualità, smontando punto dopo punto le tesi dei tuoi compagni razzisti, omofobi, misogini;<br />
<div style="text-align: left;">
quando unico in classe hai dimostrato di conoscere le storie di Malala e di Peppino Impastato, di Falcone e Borsellino;</div>
<div style="text-align: left;">
ogni volta che un professore mi ha detto che da te si aspettava grandi cose, che avevi grandi opportunità, che potrai arrivare ovunque tu decida di andare,</div>
<div style="text-align: left;">
purché tu lo voglia.</div>
<div style="text-align: left;">
A settembre nuovo giro, nuova corsa, nuova scuola, nuovi compagni.</div>
<div style="text-align: left;">
Pensieri? Per me un milione, per te sembra meno di zero. </div>
<div style="text-align: left;">
Ti senti cresciuto, ti senti grande, avrai tempo per renderti conto che di strada ne devi fare ancora tanta, quasi tutta in salita, ma hai gambe forti e un bel cervello, ce la farai.</div>
<div style="text-align: left;">
Purché tu lo voglia.</div>
<div style="text-align: left;">
E adesso goditi l'estate più bella della tua vita, quella senza compiti, quella senza pensieri, quella che sì, ricomincia un ciclo nuovo ma la vita adulta è ancora lontana, almeno altri cinque anni.</div>
<div style="text-align: left;">
E nel mio orgoglio per l'uomo che stai diventando, che adesso chiamo a gran voce quando ho bisogno di prendere i barattoli sugli scaffali più alti della cucina, continuo a ricercare il bimbo paffuto e timido che le scuole medie mi hanno portato via.</div>
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Ogni tanto lo ritrovo in un abbraccio, anche se adesso a posare la testa sulla sua spalla sono io, perché lui è ben più alto di me.</div>
</div>
La Sbullonatahttp://www.blogger.com/profile/04831622543612840100noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1709305290367704884.post-52402316449272795532016-05-31T19:20:00.002+02:002016-05-31T19:20:52.195+02:00Arrosto che non ti tocca<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
Nella ridente cittadina costiera c'è un modo di dire: "Arrosto che non ti tocca lascia che bruci".<br />
La prima volta l'ho sentito da una ridente massaia ben accomodata sotto l'ombrellone. Una di quelle sessantaepassaenni con il costume corazzato, che all'origine è stampato a nontiscordardime che una volta indossato diventano peonie.<br />
Una di quelle belle matrone che ispirano istintivamente simpatia, caciarona, ridanciana, dall'aspetto materno.<br />
A una vicina di sdraio sembrava fosse sparito il portafoglio dalla borsa e, poveraccia, era disperata non tanto per i venti euro che conteneva quanto per i documenti, il bancomat, queste cose qui, insomma.<br />
E la ridente matrona, di sotto il palmo della mano, mi disse che sì, lei aveva visto quel vucumprà che passava proprio dietro a quell'ombrellone, ma in questi casi è meglio stare zitti. Arrosto che non ti tocca lascia che bruci.<br />
Non sono affari miei,<br />
non mi riguarda,<br />
perché metterci il naso?<br />
Tra parentesi, il portafoglio uscì fuori dopo pochi minuti. Il nipote della proprietaria se ne era appropriato per comprarsi il gelato. Giurò di averlo detto alla nonna e che questa era mezza sorda e non aveva sentito.<br />
Magari è vero ma magari no.<br />
Arrosto che non ti tocca lascia che bruci.<br />
E' da ieri che queste poche parole mi tornano in mente, da quando a bruciare è stata una ragazza poco più che ventenne, l'ennesimo femminicidio, l'ennesimo fidanzato geloso e possessivo, l'ennesimo atto di violenza estrema per un rifiuto, per un basta, per un non ne posso più, non ti voglio più, è finita.<br />
Solo che questa volta qualcuno ha visto, qualcuno ha sentito le urla di aiuto, qualcuno ha notato quella ragazza che si sbracciava, ma ha tirato dritto.<br />
Eh, ma son ragazzi, non avranno capito,<br />
<i>cosa c'è da capire? Se una ragazza corre sbracciandosi e gridando ha bisogno di aiuto</i><br />
Sì, ma avete presente che zona è quella? Cè da aver paura a fermarsi!<br />
<i>Sì, ma bastavano tre cazzo di cifre sul cellulare. 1 1 3</i><br />
Ma tanto le forze dell'ordine non sarebbero arrivate in tempo.<br />
<i>E se ci fosse stata una pattuglia in zona? E se invece fossero arrivate in tempo?</i><br />
E comunque anche se fossero arrivate figurati, sarebbero stati capaci di arrestare che le ha chiamate, gli avrebbero detto di farsi gli affari suoi, ancora ancora se ti impicci di prendi una denuncia tu per diffamazione.<br />
Insomma, arrosto che non ti tocca lascia che bruci.<br />
Anche se l'arrosto ha i capelli biondi e il sorriso dolce di una ragazza di poco più di venti anni.</div>
La Sbullonatahttp://www.blogger.com/profile/04831622543612840100noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1709305290367704884.post-67227150235557906942016-05-23T11:37:00.001+02:002016-05-23T11:37:21.108+02:00Comunque madre<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
Che io sia una credente all'acqua di rose è cosa nota e risaputa. Che cerchi di andare d'accordo con Dio ma che ci vada molto meno con la chiesa altrettanto.<br />
Ma i battesimi mi piacciono.<br />
E sì, lo so che si impone a un bambino una fede che ancora non è in grado di capire e che dovrebbe essere lui a scegliere quando è in grado di farlo e che eccetera eccetera, ma mi piacciono perché secondo me sono la celebrazione di una vita che comincia, quando tutto ancora è da scrivere e da inventare.<br />
Perché amo quei pupattoli infiocchettati che guardano il parroco con l'espressione "'zzo vuoi tu da me?" e sgranano gli occhi quando gli arriva quella goccia di acqua benedetta sulla testa a volte manifestando il loro dissenso con vocalizzi indignati.<br />
Perché in ogni vita che comincia, oltre all'incontro di un ovocita e di uno spermatozoo, e la morula e la blastula e l'embrione, e una pancia che cresce fino a diventare ingombrante e al limite della sopportabilità, e le nausee e i piedi che diventano palloncini continuo a vedere un po' di magia, o di divino per chi preferisce.<br />
E mentre il festeggiato spalanca gli occhi davanti alla fiammella della candela che suo padre tiene in mano io guardo quei due mostriciattoli seduti vicino a me e ricordo quando erano loro a passare dalle braccia del padrino a quelle della madrina altrettanto orgogliosi e mi sento fortunata, nonostante le notti bianche, le crisi dell'adolescenza, le stanze mai in ordine invase da minutissimi pezzi di lego e carte di caramelle nascoste nelle fodere dei cuscini del divano.<br />
E poi penso a te, e anche se non ti vedo vedo il fondo lucido dei tuoi occhi.<br />
Perché ti hanno detto che madre non lo diventerai, almeno non adesso, almeno non con le vie naturali.<br />
Perché forse, possiamo provare, possiamo tentare, c'è una terapia, c'è una cura, ma non si sa, non si faccia illusioni, le speranze sono poche.<br />
Ma tu sei madre quanto me.<br />
Sei madre di mille pensieri, di mille speranze, di mille ritardi e di mille lacrime su una macchia di sangue.<br />
Sei madre di mille tentativi, di mille sogni e di mille nomi da maschio o da femmina.<br />
Sei madre di mille momenti di rabbia, perché a lei sì e a me no? Perché a quelle che li lasciano nei cassonetti o li vendono, a quelle che li trascurano, a quelle assassine e a me no?<br />
Madre di mille bambini, perché a tutti quelli che incontri, a tutti i figli delle tue amiche che tieni in braccio, continui a rubare un colore degli occhi, un'espressione, la piega del sorriso o della smorfia che vorresti ritrovare nel tuo.<br />
Sei mamma anche un po' dei miei figli, che guardi con gli occhi a forma di cuore e quanto sono belli, quanto sono cresciuti, quanto sono simpatici.<br />
E mentre tutti pregano per il piccolo festeggiato il dedico il mio pensiero a te, che da madre dei pensieri lo diventi di cuore.<br />
Grazie alla scienza, alla biologia, alla fortuna o a una carta bollata che tu riesca prima o poi a vedere quel sorriso, quel ricciolo così strano, in una creatura che ti chiami mamma, e che crescendo si renderà conto di quanto sarà fortunata ad averti come madre.</div>
La Sbullonatahttp://www.blogger.com/profile/04831622543612840100noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-1709305290367704884.post-32342318395531074692016-05-19T16:53:00.001+02:002016-05-19T18:07:13.625+02:00In casa, dopo l'uragano.<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
E l'uragano di cui trattasi è scaturito dalla bella idea mia e di Emmemaxi di "sistemare casa".<br />
Oddio, siamo sempre stati dell'idea che è la casa a dover fare il comodo di chi la abita e non il contrario, ma è anche vero che dopo 14 anni di coabitazione tutto sommato abbastanza civile il nostro appartamento cominciava a dare segni di cedimento non indifferente. Adesso che i ragazzi sono cresciutelli non avevamo nemmeno più la scusa "a cosa serve ritinteggiare le pareti se poi passano quei due con i pennarelli?".<br />
Chiamare dei professionisti? Quando mai, quando in casa vivono due artisti dell'arrangiarsi?<br />
Con il senno del poi sto tuonando il classico mai-più-nella-vita.<br />
Sono passati 15 giorni, due settimane.<br />
Ho la camera di un bellissimo rosa antico che fa pendant con le macchie sul pavimento del balcone, l'ingresso che sembra scampato a Katrina per puro miracolo, quattro porte interne candide e le altre due che sono in trepida attesa che il marito finisca di consegnare le tessere elettorali per le amministrative di giugno per poter avere il loro trattamento estetico, la gatta destabilizzata che caga per protesta sul balcone dei ragazzi e il mal di schiena più feroce degli ultimi venti anni.<br />
Il lato positivo è che ho approfittato della situazione per far pulizia delle cose che non servono più.- Anche di qualcuna che serviva ancora, a dire il vero. Ieri ho recitato il requiem per un bellissimo vaso di cristallo regalo di amici che ha avuto la belluina idea di infilarsi proprio nell'unico scatolone che mi è scivolato di mano. Il pezzo più grande che ho recuperato aveva le dimensioni di una moneta da un centesimo di euro.<br />
Ma sono spariti fascicoli di dispense di cucina che non avevo mai preso in mano dopo la prima scorsa veloce, un video lettore VHS che mio marito ha sostenuto per anni che prima o poi sarebbe riuscito a far riprendere a funzionare, i regali della prima fidanzata di mio figlio maggiore, con la quale ha vissuto una tormentata storia d'amore dai 7 ai 10 anni finita malissimo e pure il terrificante scalda bicchieri da cognac che qualche buontempone ha ritenuto fosse un'idea originale da regalarci per il matrimonio. Avevamo fatto la lista di nozze in agenzia di viaggi, per dire.<br />
E sta prendendo la via della discarica, partirà appena quello delle tessere elettorali porterà giù per le scale quei due pesantissimi sacchi in cui è finito, anche il contenuto della misteriosa botola del soppalco sopra il quale dorme Emmegrande. Questa, teoricamente, avrebbe dovuto contenere solo una scatola di foto e alcuni giochi di società, solo ieri e dopo anni ho scoperto che era stata eletta rifugio di tutto ciò che mio figlio faceva sparire quando io gli urlavo contro "metti in ordine quel casino che c'è sulla tua scrivania".<br />
Ho trovato le tabelline del 4 e del 5 che stavamo cercando dal 2011, lo spartito de "Il gatto e la volpe" disperso in prima media, circa 250 pezzi di puzzle scompagnati e la collezione quasi completa delle figurine di serie A del campionato 2009/2010.<br />
Per misteriosi motivi sono sparite due scarpe. Non un paio di scarpe, due scarpe.<br />
Se qualcuno individuasse un polacchino blu scamosciato numero 42 e una sneaker di pelle bianca numero 35 mi scriva nei commenti.<br />
Tutto questo per dire che sì, VOLEVO VERAMENTE riprendere a scrivere qualcosa di profondo e poetico, e appena mi ripiglio da questo caso torno, neh...<br />
Guardate che torno!!!<br />
Se sopravvivo.</div>
La Sbullonatahttp://www.blogger.com/profile/04831622543612840100noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-1709305290367704884.post-517150971874629732016-05-03T19:48:00.000+02:002016-05-04T08:17:03.003+02:00A volte ritornano<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
E se io aprissi le finestre e facessi entrare un po' d'aria?<br />
Che di polvere se n'è accumulata un po' troppa.<br />
C'è odore di chiuso, qui dentro.<br />
Approfitto della primavera, riapro la mia casa virtuale, è stata chiusa troppo tempo.<br />
Le cose cambiano, la vita corre.<br />
Emmegrande è adolescente, è diventato alto quanto me. Del ragazzino pacioccone e coccolone c'è rimasto ben poco, se non il fondo dolce degli occhi quasi neri quando è sicuro che nessuno, ma proprio nessuno lo stia guardando.<br />
Emmepiccola continua ad essere una trottola mai ferma, mai zitta, sta sempre facendo qualcosa, anche quando dorme.<br />
Emmemaxi è Emmemaxi, la roccia inamovibile della famiglia.<br />
Fiona è sempre più grassa e appagata, non ha più le crisi epilettiche perché abbiamo trovato la cura giusta, non sarà mai una gatta normale ma direi che è proprio quello che la rende la nostra gatta.<br />
E io sono sempre io. Un po' più vecchia ma forse non ancora saggia, continuo a cantare le mie canzoni stonate e a ballare a ogni tempo musicale, continuo a sclerare, a correre, a ridere, a incupirmi e a fare l'avvocato delle cause perse.<br />
Ogni tanto una crisi d'ansia prova a farsi viva, ho imparato a dirle stai ferma lì, adesso non è il momento.<br />
E continuo ad avere la testa piena di storie, che stanno rincominciando a prendere forma.<br />
Diamo aria alle stanze, che abbiano lo spazio per ritornare a casa loro.<br />
Ben ritrovati, a chi c'è ancora.</div>
La Sbullonatahttp://www.blogger.com/profile/04831622543612840100noreply@blogger.com7tag:blogger.com,1999:blog-1709305290367704884.post-91085005950693545632014-05-01T19:39:00.001+02:002014-05-01T19:39:16.527+02:00Fatele girare<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
Sono stata refrattaria a facebook per un bel po' di tempo, mi iscrissi convinta da una collega. Poi ci sono rimasta, ben contenta di esserci anche perché così riesco a mantenere contatti con amiche e amici sparsi un po' per tutto il globo.<br />
Ma sono una facebookista atipica, pollicio poco e solo se convinta, se voglio esprimere la mia partecipazione a un fatto particolarmente intimo o personale, anche se pubblicizzato da un aggiornamento di stato, preferisco mandare un messaggio personale piuttosto che commentare pubblicamente. Odio i link bimbiminkia, non riesco a diffondere immagini anche se bellissime ma impersonali e ho una vera e propria allergia per le vignette buffe e i saluti in rima. La mia amata cugina acquisita Patrizia mi perdonerà se dico che non sopporto i micetti teneri e buffi che ogni sera appaiono sulla mia home page declamando "con tanto affetto vi saluto e vado a letto!". Lo so che a lei e a molti altri piacciono e che quindi probabilmente quella sbagliata sono io, ma son fatta così. Male, direte voi, e questo è vero, ma permettetemi di dire che so benissimo che il giorno che segue la domenica è il lunedì, senza che ogni inizio di settimana appaia sul mio monitor il nano Brontolo (no, non Brunetta, quello di Walt Disney) a ricordarmelo con la sua faccia ingrugnita.<br />
UFFA! E' LUNEDI'!<br />
Lo so, è stato lo stesso anche la settimana scorsa e lo sarà la prossima, possibile che ancora non lo abbia capito?<br />
Ma una cosa che mi manda letteralmente in bestia è l'ormai virale "Fatela girare!"<br />
Leggevo oggi di una situazione al limite del paradossale, il pronto soccorso di un ospedale pediatrico che ha pubblicato un aggiornamento di stato per chiedere, per favore, di smetterla di andare in massa a offrire sangue rh 0 negativo per una bambina gravemente malata, non ce n'era nessun bisogno e le continue telefonate che ricevevano stavano creando seri problemi. Qualcuno, chissà a quale scopo, ha pubblicato la notizia su facebook accompagnata dal consueto invito, "fatela girare!" "condividi, se hai un cuore!" e centinaia di brave persone in perfetta buona fede ha preso la notizia per reale.<br />
Ma peggio ancora è quando queste bufale tendono a fomentare assurde e pericolose guerre tra poveri o ad alimentare pericolosi integralismi, si tratti di razzismo, omofobia, animalismo o ecologismo estremo.<br />
Sappiatelo, non esiste nessuna legge approvata dal Comune di Torino (peraltro, a norma del titolo V della Costituzione Italiana i Comuni non possono emanare leggi ma solo regolamenti) che assegna case gratuite ai Rom e prevede per loro sussidi di migliaia di euro, la povera coppia che dormiva sotto i ponti in Emilia Romagna mentre le case popolari venivano assegnate agli extracomunitari in realtà aveva rifiutato tutti gli alloggi proposti loro perché non gli piacevano, la ex Ministra Kyenge non ha mai presentato una proposta di legge che prevedeva il reddito di cittadinanza per i clandestini, non esiste alcun dossier segreto della CE sul fatto che effettivamente i vaccini causrebbero l'autismo o altri gravi problemi né tantomeno alcun carteggio segretissimo che provi la presenza di centrali nucleari sotterranee responsabili dei sismi sul nostro territorio, ai matrimoni nel sud d'Italia non si sparano colpi in aria almeno dalla metà del secolo scorso, quindi la sposa calabrese che avrebbe ucciso otto invitati per rispettare questa barbara tradizione è una bufala bella e buona.<br />
Ma il facebookista (cit. Paolino Paperino) legge, si indigna, e fa subito suo l'appello "Fatela girare!" contribuendo così alla diffusione di notizie assurde, pericolose, create ad arte per sfruttare al meglio le paure insite nella maggior parte dell'italiano medio, quelle del diverso, dello straniero.<br />
E l'italiano medio abbocca.<br />
Quindi, vi prego, prima di diffondere una qualunque notizia, anche se l'ha postata il vostro migliore amico, il consigliere del vostro quartiere, il sito di notizie vere più vere del vero controllate che non sia una bufala. E' una forma di civiltà e di onestà intellettuale.<br />
Come fare?<br />
Date un'occhiata <a href="http://www.butac.it/" target="_blank">qui</a>.<br />
Servono solo pochi minuti e magari, se lo facciamo tutti, smettiamo di farle girare.<br />
Le scatole.</div>
La Sbullonatahttp://www.blogger.com/profile/04831622543612840100noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-1709305290367704884.post-68628683623363450562014-04-22T20:34:00.000+02:002014-04-22T20:34:07.580+02:00Una cavalletta in mezzo ai grilli<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<i>sottotitolo: gli uomini - da subito - capiscono veramente il giusto.</i><br />
<br />
Ti sei fatta distinguere da subito, e non solo per la tua pelle ambrata e per i ricci neri refrattari alla costrinzione della coda di cavallo, unica ragazza tra i dieci e passa componenti della squadra di basket ma, soprattutto, per il fatto che hai preteso subito il tuo spazio e il tuo ruolo.<br />
Che non è stato quello che magari ci si aspettava da te, sugli spalti a strillare parecchie ottave sopra al limite consentito per un tiro vincente o, dio ce ne scampi, sul parquet con un gonnellino a pieghe a sventolare pon-pon.<br />
E' stato chiaro che le tue intenzioni erano ben altre, almeno a te.<br />
Non altrettanto per i tuoi compagni di squadra: cacchio, una ragazza! Cosa vuole una ragazza qui dentro?<br />
E ai sorrisetti condiscendenti e ironici dei primi tempi sono subentrate smorfie risentite, sempre più frequenti ad ogni allenamento, ogni tiro stoppato sottocanestro, ogni passaggio intercettato, ogni palla soffiata a centrocampo, ogni rimessa vanificata dalle tue entrate spericolate sempre al limite del falloso, ogni punto segnato.<br />
Perché una ragazza non può far fare figure barbine ai suoi compagni di squadra, non può correre senza mai dar segni di cedimento dal primo minuto all'ultimo, non può sbarrare la tua strada piazzandosi davanti con un'espressione risoluta e battagliera e poi non farti passare.<br />
Una ragazza deve essere carina, vezzosa e, se proprio vuole, può iscriversi al corso di pallavolo delle galline del campo adiacente, e strillare ogni volta che un tiro più forte scheggia un'unghia.<br />
Ma tu no, non ci sei stata, e hai continuato a correre imperterrita con le tue lunghe gambe da cavalletta in mezzo a quella banda di grilli pretentendo soltanto quello che ti è dovuto: nemmeno l'ammirazione ma il rispetto.<br />
Ma loro, figurati, non capiscono. Non vedono quanto sei bella. E lo sei per la tua diversità assoluta dalla maggior parte delle tue coetanee, per la tua caparbietà, per la tua tenacia, per la tua forza e per il tuo orgoglio. Bella alla fine dell'allenamento, distrutta dalla stanchezza e fradicia di sudore, bella, per dirla come Emmepiccola, come un ghiacciolo alla cocacola che si sta sciogliendo. Per loro hai soltanto invaso il loro campo, il loro spazio di scarpe puzzolenti e ascelle pezzate, di battute trivie sulle compagne di classe, quelle <i>gne-gnè </i>con i capelli già schiariti e i primi esperimenti di trucco in faccia, quelle che quando loro passano con la borsa dell'allenamento in spalla si scambiano confidenze e risatine stridule dietro il dorso delle mani e ammiccano alle loro masse di ormoni semoventi. Tu sei grezza, sei fallosa, scarmigliata e selvaggia, e li spaventi.<br />
Non possono essere dalla tua parte, perché sconvolgi tutte le loro certezze, perché hai più palle tu da sola di quelle che ci sono nelle mutande di tutto il resto della squadra.<br />
E' per questo che quando hai vinto la gara di tiri liberi contro tutti gli altri ti hanno applaudito tutti i genitori sugli spalti ma non loro, i tuoi compagni di squadra. E te ne sei andata con gli occhi lucidi, la coda di cavallo mezza sfatta, sbatacchiando la tua borsa come se fosse uno di loro, di quelli che ti hanno fatto <i>buuuu</i> quando sei uscita dal campo.<br />
Imparerai a fregartene, che devi fare il doppio della fatica degli uomini per ottenere la metà della stima che riservano per i loro simili lo sai già. Ma ce la farai e quelle lunghe gambe ti porteranno molto più lontano di quanto credi adesso.<br />
Perché io so che un domani, quando l'essere nata da genitori nordafricani non conterà più niente, tu avrai una maglia azzurra della nazionale di basket, e io vorrò essere lì ad applaudirti.<br />
Poi verrò a salutarti e, se non mi riconoscerai, ti dirò chi sono.<br />
Sono la mamma di quel pollo che aveva la maglia numero 33, di quello che guardavi con occhi adoranti, che per un inverno intero hai aspettato all'uscita mentre lui sparava cretinate con i suoi amici, quello a cui hai porto la mano per aiutarlo a rialzarsi ogni volta che è finito a terra, che hai consolato dopo le sconfitte e che hai abbracciato dopo le vittorie.<br />
Quello che era troppo giovane, troppo immaturo per capire la tua bellezza infinita di perla nera e ti ha preferito una gne-gné vezzosa e truccata che non se l'è mai filato nemmeno di striscio, una perla d'arsella.<br />
E spero anche di dirti che ha capito e che ha cambiato gusti.<br />
<br />
<i>Cacchiolina, sai con una nuora come te come mi divertirei?</i></div>
La Sbullonatahttp://www.blogger.com/profile/04831622543612840100noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-1709305290367704884.post-47829035853058973882014-03-19T19:36:00.001+01:002014-03-19T19:36:54.934+01:00Primavera sul 4<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
Il 4 delle 7.40 è meno pieno del solito, oggi pomeriggio è previsto lo sciopero dei mezzi pubblici e molti si spostano in automobile. La panchina nello snodo ha due posti occupati e due liberi, mi siedo e comincio a leggere. I due ragazzi accanto a me parlano fitto fitto a voce bassa, i volti vicinissimi, gli occhi negli occhi, le bocche sorridenti. Alla fermata successiva sale la classica vecchiaccia da tram, ingombrante, cotonata-pittata-schifata. Si alzano contemporaneamente per cederle il posto, lei si siede e loro rimangono in piedi, entrambi. Si capisce che non vogliono stare divisi neppure per qualche fermata di tram.<br />
E continuano a guardarsi negli occhi con tutta la luce di questa mattinata che anticipa la primavera, continuano a parlare fitto fitto nell'eterno linguaggio delle persone innamorate, sorridono, ridacchiano di sciocchezze.<br />
Poi, è un momento, un battito di ciglia, e una mano scivola nell'altra. Una mano dalle unghie smangiucchiate ma provocatoriamente smaltate di nero, l'altra sottile, esile, pallida.<br />
Mi ricorda una farfalla, forse una libellula.<br />
Con un gesto forte e delicato stringe l'altra mano.<br />
La vecchiaccia guarda la scena, guarda me, arriccia il labbrino dipinto di rosa corallo e sentenzia che ai suoi tempi certo schifo non si vedeva.<br />
Dovevano essere ben tristi i suoi tempi, rispondo io.<br />
Le mi guarda ancora, sorpresa e sdegnata, e tace.<br />
Loro non si sono accorti di niente, ridono di qualcosa che sanno solo loro.<br />
Io li guardo, con lo sguardo di solidarietà che le persone innamorate riservano a chi è come loro, penso alla mano di mio marito che cerca la mia quando camminiamo per strada, o per una stretta fugace al semaforo rosso.<br />
Loro sentono il peso del mio sguardo, la mano con le unghie smaltate fa per ritrarsi, ma l'altra continua a stringerla e io continuo a sorridere, allora mi sorridono anche loro.<br />
E tenetevele strette quelle mani, oggi e per sempre, e conservate quella luce negli occhi.<br />
Continuate a farvi discorsi scemi e senza senso su tutti i tram e su tutte le strade del mondo.<br />
E chi cazzo se ne frega se magari vi chiamate Luigi e Filippo.<br />
O Claudio e Simone.<br />
O come cavolo vi chiamate.</div>
La Sbullonatahttp://www.blogger.com/profile/04831622543612840100noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-1709305290367704884.post-66349398438708016202014-03-14T16:51:00.000+01:002014-03-14T17:21:23.375+01:00Da donna a donna<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
Mentirei se non ammettessi che quando ho sentito la notizia ho pensato che alla fine ben ti sta.<br />
Ma la prima reazione è stata istintiva, poi ci ho ragionato sopra, e alla fine non sta bene per niente, nemmeno a te.<br />
Perché nessun essere umano dovrebbe essere umiliato, nemmeno quando ci sta pesantemente sulle scatole, nemmeno quando non condividi nemmeno una parola di quello che dici, nemmeno quando ti da fastidio finanche la sua voce.<br />
Ma alla fine, poveraccia, ci avevi creduto davvero nella tua storia d'amore, altrimenti non te lo saresti sposato quel bel tomo lì, non ci avresti fatto tre figli. Ed era un matrimonio che durava, diobonino, di questi tempi che se vai in oreficeria a cercare le fedi e ti domandano se le acquisti o le noleggi essere insieme dal lontano 1989 è mica da tutti.<br />
E proprio a te, la paladina dell'orgoglio della tradizione, mulino bianco (no, meglio nero), lavoro, cucina, cura dei figli, Dio-Patria-Famiglia, arriva quella batosta tra capo e collo: un marito che frequenta prostitute minorenni, intercettato, beccato, indagato.<br />
Peggio ancora per te devono essere le battutacce, gli insulti, i dileggi che imperversano sulla rete in questi giorni.<br />
Sì, ben le sta.<br />
A lei che diceva "meglio fascista che frocio".<br />
A lei che offendeva per prima anche chi non le aveva fatto niente.<br />
A lei che l'unica soluzione possibile era marito-moglie-figli e davanti al prete.<br />
Cara Senatrice Mussolini, sinceramente mi dispiace per te, e lo dico senza retorica e senza sarcasmo.<br />
Ai miei occhi hai tante colpe, ma in questo caso colpe non ne hai, e rifuggo anche dal "Poveruomo, con una virago così come moglie ci credo che andava a cercar le puttanelle!". No, perché il "Poveruomo" ti ha sposata di sua volontà, mica con una pistola puntata alla tempia o una damigiana di olio di ricino incombente, e quando ti ha sposata eri già come adesso, se un pregio te lo devo riconoscere per forza questo è la coerenza.<br />
E quindi a te va la mia solidarietà di donna. Ma un paio di cosette mi preme dirtele.<br />
Adesso, quando leggerai gli insulti, che tu reputi magari anche giustamente immeritati, pensa a quando eri tu a insultare chi non ti aveva fatto niente.<br />
Adesso, quando prenderanno in giro la tua famiglia, pensa a quando eri tu che dileggiavi quelle che vedevi così diverse dal tuo ideale di perfezione.<br />
Adesso, quando ti proclami così orgogliosa del cognome che porti, in barba a tutti coloro che ancora piangono i morti per le decisioni scellerate di tuo nonno, pensa a come potranno sentire, in futuro, i figli di quelle bambine nel sentire i tuoi, di figli, proclamarsi altrettanto orgogliosi del loro cognome, trasmesso da un padre che ha approfittato delle loro madri quindicenni per soddisfare le proprie aberrazioni sessuali di pedofilo.<br />
Adesso pensa che in una famiglia arcobaleno, composta da due lui, due lei, due lui tre bambini e un cane, due lei due figlie e un gatto ci possono essere più rispetto, più amore e, sì, anche più legalità che nella tua color nero littorio.<br />
E queste cose pensale un po' di più ogni volta che stai per aprire quella boccaccia sempre troppo truccata per spararne una delle tue.</div>
La Sbullonatahttp://www.blogger.com/profile/04831622543612840100noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-1709305290367704884.post-28807889466719061412014-03-08T12:17:00.001+01:002014-03-08T13:33:42.328+01:00Non sono come tu mi vuoi<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
Perché se sono bella sono stupida, se sono brutta sono fuori comunque da tutti i giochi.<br />
Se sono intelligente sono stronza, se non lo sono abbastanza sono oca.<br />
Se ho figli non sono più donna perché sono solo madre, se non ne ho pensi che sia donna a metà.<br />
Se lavoro pensi che tolga del tempo alla famiglia, se non lo faccio mi reputi parassita della società o frustrata.<br />
Se mi prendo il diritto di criticare mi appioppi l'etichetta di acida, altrimenti sono troppo remissiva.<br />
Se parlo sono pettegola, se taccio acqua cheta.<br />
Se vivo la mia sessualità come voglio sono troia, se pratico la castità sono frigida.<br />
Se faccio carriera l'ho data sicuramente a qualcuno, se non la faccio è perché non ho le palle.<br />
Se sono ministro è perché si è dato più valore al genere che al merito, se rimango nelle retrovie è perché non riesco a far valere la mia esperienza.<br />
Se mi arrabbio è perché sono isterica o comunque non la do via abbastanza, se subisco è perché non ho carattere, tromba di più che vedrai ti farà bene. <br />
Se pretendo che cazzo voglio? Se accetto perché non pretendo?<br />
Se mi violentano me la sono cercata.<br />
Se mi picchiano in fondo me lo merito.<br />
Se non sono come le donne degli spot sono fuori mercato, fuori target, fuori statistica, fuori luogo.<br />
No, non sarò mai come tu mi vuoi.<br />
Perché nemmeno tu sai come mi vuoi, caro pensiero comune.<br />
Ma io lo so come sono, sono comunque donna.<br />
E fiera di esserlo, fiera di esprimerlo in ogni forma, con ogni mezzo a mia disposizione e andando oltre ogni luogo comune ma, soprattutto, trecentosessantacinque giorni l'anno.<br />
Non solo oggi.<br />
Se ti va bene è così, altrimenti peggio per te.</div>
La Sbullonatahttp://www.blogger.com/profile/04831622543612840100noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-1709305290367704884.post-5873721846698633612014-02-25T13:32:00.000+01:002014-02-25T13:32:24.931+01:00Sala d'attesa<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
Io mi ammalo raramente.<br />
Cioè, per essere più corretti mi ammalo con la stessa frequenza degli altri comuni mortali, solo che il più delle volte faccio finta di niente.<br />
Perché se accetto di avere il raffreddore, la febbre, lo squaraus o il virus significa che mi devo dar malata al lavoro, e se mi do malata poi devo stare agli arresti domiciliari, perché i dipendenti pubblici non hanno la reperebilità dalle 10 alle 12 e dalle 17 alle 20 come tutti gli altri lavoratori, ma dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 18, quindi se sono a casa in mutua non posso uscire nemmeno imbottita tipo bibendum e dopata di paracetamolo per andare a recuperare Emmepiccola a scuola ma devo stare sempre a disposizione del fantomatico medico fiscale che potrebbe venire a verificare se sono una fancazzista o effettivamente fuori uso.<br />
E quindi finché posso reggo, e finché posso significa finché ho un bagno a disposizione, la febbre inferiore a 38 (a volte anche 38.5) o finché me la cavo con una quantità di fazzoletti di carta tutto sommato trasportabile in borsa.<br />
Altra ragione perché non mi "ammalo" mai è che avere un certificato di malattia dal mio medico di base è un'avventura che nemmeno Salgari avrebbe potuto immaginare.<br />
Innanzitutto non crediate che l'Anto, medico e amica della FamigliaSbullonata, sia uno di quei medici che cura e certifica per telefono, se la chiamo dicendo "Anto, ho un giradito, mi prescrivi una pomata?" lei pretende che vada nel suo studio, mi faccia le canoniche due ore di coda anche se ho un appuntamento, visita il dito, la mano, il braccio, l'ascella e l'apparato respiratorio e già che c'è misura anche la pressione e le pulsazioni. Fino ad adesso ho evitato l'esame rettale ma credo che sia stata solo forutna. Idem se le telefono dicendo "Anto, questa notte sono stata male, mi fai un certificato di mutua per oggi?". La prassi è la stessa: ambulatorio, visita, certificazione. E ogni volta da il minimo sindacale, sul genere che se ti presenti da lei stremato e con 40° di febbre la frase è sempre la stessa: <i>intanto di do tre giorni, se poi non ti passa torni e ti faccio un altro certificato. </i>Capirete che finché gliela faccio evito di mettermi assente per malattia, mi stanco meno e mi curo meglio se vado al lavoro.<br />
Ma ieri proprio non ce l'ho fatta. Il raffreddore che stavo cercando bellamente di ignorare e che tra discese ardite e risalite mi sta tormentando da quasi tre settimane ha approfittato di un mio attimo di distrazione e mi ha dato il colpo di grazia. Adesso viaggio al ritmo di 40 starnuti al minuto con un rotolo di carta cucina in tasca al posto dei kleenex e il naso color borgogna. Visto che nel mio ufficio non c'è nemmeno il termosifone (non scherzo, sopravvivo con una stufetta elettrica sotto la scrivania) e dagli spifferi della porta passano i pitoni e considerata la felice casualità che fa sì che mio marito riesca ad andare a prendere Emmepiccola a scuola per tre giorni di fila ho deciso di curarmi a modino.<br />
Quindi chiamo la solerte segretaria del mio medico per avere il ceritificato. <i>Lo sa che la dottoressa la vorrà visitare, vero? </i>Lo so, lo so... <i>Guardi, la avverto che venga prima solo per lei, si presenti alle 15.40 in studio. </i>Presentarsi alle 15.40 in studio significa uscire di casa alle 14.40, farsi una bella camminata per andare a prendere il bus e 45 minuti buoni di tragitto cittadino perché pensare di addentrarsi in quel caotico quartiere in macchina significa poi dover farsi prescrivere un controllo psichiatrico.<br />
Qaundo arrivo la sala d'attesa è gremita dagli stessi vecchietti che ci sono ogni volta, che a volte credo che vivano in studio e si cucinino i pasti dietro quella misteriosa porta con il segnale di divieto d'accesso che da anni mi chiedo cosa celi.<br />
Faccio per avvicinarmi al bancone della segretaria ma prima che abbia fatto in tempo a dire buongiorno un vecchietto dalle retrovie piomba minaccioso davanti a me tuonando "Sono arrivato prima io! Nessuno mi ha detto che dovevo prendere il numero!!!!" la segretaria lo tranquillizza, nessun numero, la dottoressa ha una lista di appuntamenti e chiama per nome. "Eh, perché io sono qui da un bel po'!" Sì, penso io, probabilmente da quando ancora c'era Prodi alla presidenza del Consiglio.<br />
Comunque mi siedo, comincio a leggere il libro che mi sono portata dietro (Una ragazza per la notte - Corrado Augias, un bel giallo che vi consiglio) e tengo il tempo con i miei soliti 40 starnuti al minuto. Premetto che ogni volta che starnutisco mi volto verso il muro e mi copro la bocca con la mano. Sono una personcina beneducata, io. Alla terza raffica le due vecchiette sedute davanti a me cominciano a dare segni di impazienza. Confabulano tra loro che una viene dal medico che sta bene e corre il rischio di uscire con tutte le magagne del mondo, mi guardano in cagnesco e mi aspetto che da un momento all'altro comincino a inveire "Dagli all'untore!". Mi astengo dal domandare loro perché, se stanno bene, siano nella sala di attesa di uno studio medico solo perché la quarta raffica me lo impedisce. Il medico apre la porta dello studio e si alzano contemporaneamente in quattro, viene chiamato il nome di un vecchietto vispo e baldanzoso che guadagna l'ingresso con espressione di trionfo mentre gli altri tre si siedono scornati borbottando congetture sul fatto che fossero arrivati prima loro. La stessa scena si ripete invariabilmente ogni volta che il medico chiama il paziente successivo, sembra di essere alla finale di Miss Italia: "Signora Pautasso, avanti è il suo turno!" "Ecco, lo dicevo che quella è una raccomandata, chissà con chi è andata a letto per passare per prima!".<br />
Sono in attesa da oltre un'ora quando, all'enesima apertura di porta e al conseguente scatto in piedi questa volta di due vecchiette e un ottuagenario con una valigia piena di cartelle cliniche, il medico mormora un nome che li lascia sconcertati perché non appartiene a nessuno di loro. La dottoressa si volta nella mia direzione e mi apostrofa, <i>Ale, sei sorda? Ho chiamato te!</i> Mi alzo mentre la voce della stessa vecchietta che temeva le attaccassi la peste polmonare strepita che insomma, lei è qui dalle due e mezza! La dottoressa, placida, le chiede il perché, visto che l'appuntamento lo aveva per le quattro<br />
Comunque dopo la consueta visita completa e la concessione di tre giorni di mutua - se poi stai ancora male torna che te ne do altri - faccio per uscire e trovo il vecchietto ottuagenario che sta usando il montascale per scendere occupando tutto il passaggio e procedendo alla velocità di due metri l'ora. Attendo con pazienza che abbia compiuto tutto il tragitto e lo vedo, una volta raggiunto il pianterreno, balzare in piedi con scatto da felino e uscire per infilarsi direttamente nel bar di fronte.<br />
Dove, probabilmente, sta ancora litigando al bancone per stabilire chi è arrivato per primo.</div>
La Sbullonatahttp://www.blogger.com/profile/04831622543612840100noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-1709305290367704884.post-89807480292865183532014-02-09T18:28:00.001+01:002014-02-09T18:28:54.942+01:00Un tranquillo sabato notte di paura<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
Interno sera.<br />
Io faccio per andare a dormire ma trovo il letto occupato da tre uomini e una gatta. Solo posti in piedi, per intendersi. Ma stringendosi un po', bontà loro, riescono a far entrare anche me. Sono tutti occupati a guardare la puntata di Body of proof, e non venite a dirmi che non è un telefilm da bambini. Paragonati a certi videogames che si scambiano con i loro amici è roba da educande.<br />
Comunque io ho sonno, un sonno cane, leggo qualche pagina e mi faccio posto a forza di colpi di fianchi per trovare la mia allocazione e dormire. Nel farlo mi stiro il muscolo della chiappa destra e tiro giù qualche santo dai piani alti ma finalmente assumo la posizione fetale e, sospirando di sollievo, mi accingo a dormire il sonno dei giusti. <i>Per dormire il sonno dei giusti mi devo infilare i tappi di gomma nelle orecchie, Emmemaxi russa e il suo russare è come la benedizione del prete, passa sette porte chiuse.</i><br />
Sto per appisolarmi quando un forte rumore dal piano di sopra mi fa sobbalzare, nonostante i tappi nelle orecchie. Emmepiccola non fa una plissé, Emmegrande comincia a urlare che ci sono i ladri e gli assassini ed Emmegrande, senza punto smuoversi, commenta faceto "Sarà rubatato il vecchio del piano di sopra!". Rimaniamo in ascolto, si sente ancora un rumore come di sedia smossa e poi basta.<br />
Mi rimetto in posizione fetale e faccio di nuovo per concedermi il meritato riposo. Credo di averci impiegato 4/5 secondi netti.<br />
Dopo un lasso di tempo per me non quantificabile mi sveglia uno schiaffetto sulla guancia. Apro una fessuretta nel mio campo visivo e trovo la faccia preoccupata di mio marito che mi guarda dall'alto. "Amore, io vado a controllare perché sento ancora dei rumori che vengono da sopra, non vorrei che il vecchietto avesse bisogno veramente di aiuto!"<br />
Io stavo dormendo il sonno dei giusti. Sostiene il marito che abbia mugugnato qualcosa e mi sia rigirata sull'altro fianco riaddormendandomi immediatamente.<br />
Ma lui voleva essere sicuro che avessi recepito il messaggio, cosa che peraltro avevo fatto già al primo tentativo, e mi appioppa un altro paio di teneri ceffoni sulle gote risvegliandomi per l'ennesima volta. "Amore, vado dal vecchietto al piano di sopra...." L'HO CAPITO!!!! LASCIAMI DORMIRE CHE HO SONNO!!! <i>Sottotitolo: vai a salvare vite umane e lascia che passi la mia dormendo per il resto del tempo.</i><br />
E mi riaddormento impiegandoci, questa volta, 10/15 secondi.<br />
<i>Il prode consorte sale al piano di sopra, bussa e suona il campanello del povero vecchietto che non da segni di vita, telefona alla centrale operativa dei VV.UU. pregandoli di rintracciare tramite l'anagrafica comunale eventuali congiunti per avvertirli, nel frattempo sente il vecchietto da dentro che urla "aprite!!!!", allora richiede anche l'ambulanza e l'autoscala dei vigili del fuoco. Arrivano i nostri, non riescono ad aprire la porta con il vecchio trucco della carta di credito allora chiedono a Emmemaxi di entrare in casa nostra per far vedere all'autoscala qual'è il balcone dal quale entrare. Emmemaxi con due baldi pompieri entra in casa nostra, chiude la Fiona, che si è messa in testa di dirigere i lavori, in cucina e entra in salotto accendendo la luce per guidare quelli che stanno facendo manovra in cortile, aprono la finestra, guidano, si sbracciano, indicano e poi finalmente se ne tornano dal vecchietto.</i><br />
<i>Sono le 01.30.</i><br />
<i>Io continuo, imperterrita, a dormire il sonno del giusto.</i><br />
Non così Emmegrande, che nel dormiveglia intravede un pompiere che passa nel corridoio. Il suo giovane e ansioso cervellino elabora immediatamente una serie di tragedie familiari, chiama papà per essere rassicurato ma papà non risponde perché è occupato a salvare il vecchietto, si alza e lo cerca per casa e non lo trova. E' panico assoluto.<br />
Emmegrande mi piomba nel letto urlando COSA E' SUCCESSO A PAPAAAAAA' e tremando come la gatta quando ha gli attacchi epilettici, io mi sveglio per l'ennesima volta e mi rendo conto che effettivamente Emmemaxi non c'è. Allora lo chiamo al telefono e lui mi dice che stanno salvando il vecchietto del piano di sopra ma Emmegrande ha deciso che non si muove dal letto finché non vede tornare suo padre sano e salvo dal settimo piano. Con nemmeno tanto velate minacce lo costringo a tornare al suo posto.<br />
E mi riaddormento.<br />
<i>Il vecchietto del settimo piano, 96 anni di ostinata caparbietà che rifiutano di trasferirsi dalla figlia o di dividere l'appartamento con qualsiasi badante, è scivolato sotto il tavolo della cucina e non riesce a rialzarsi anche se non ha niente di rotto. Viene rimesso in piedi ma è opportuno accompagnarlo all'ospedale per un controllo. Da il numero di telefono della figlia a Emmemaxi che se lo fa ripetere per sicurezza e poi lo comunica alla centrale operativa perchè l'avvertano. La centrale operativa si perplime, insomma il tizio ha una certa età e se ha dato il numero sbagliato corriamo il rischio di disturbare qualcuno che non c'entra niente... Il marito allora decide che ci pensa lui ad avvertire la figlia, cazzo il vecchietto ha quasi cent'anni ma è lucidissimo. Signora, sono il vicino di casa di suo padre, non si preoccupi che sta bene ma è successo questo e lo stanno accompagnando all'ospedale... Cazzo, ma cosa credono! Il vecchietto ha più testa di loro! E mentre pensa questo il tenero e lucido vecchietto gli comunica che ieri gli hanno dato il diploma di cavaliere del lavoro per 40 anni di onorato servizio in FIAT e che pure Gianni Agnelli gli ha stretto la mano. Oddio, forse proprio tanto lucido non lo è. "Signore, lo sa che lei somiglia tanto un tipo alto e grosso che abita al piano sotto al mio?" Gentile vecchietto le do una notizia: IO sono il tipo alto e grosso che abita sotto di lei! "Allora è colpa sua se son caduto, con tutti gli accidenti che mi tira perché tengo la televisione troppo alta!" </i><br />
Il prode eroe del sesto piano è tornato a letto che erano le due passate, mentre io e i suoi figli continuavamo a dormire come sassi, con un dubbio amletico da risolvere:<br />
<i>perché la televisione del tenero vecchietto 96enne era sintonizzata su MTV? </i> </div>
La Sbullonatahttp://www.blogger.com/profile/04831622543612840100noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-1709305290367704884.post-45692330476156834062014-01-27T07:30:00.000+01:002014-01-27T07:30:02.617+01:00Vittoria<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
Di Vittoria dicevano che fosse stata bellissima, e qualche traccia di quello che era stata la portava ancora negli occhi, due carboni nerissimi, vivi e attenti, che non si soffermavano più che qualche istante su quello che passava loro davanti.<br />
Adesso della bellezza passata non era rimasto altro in quel corpo magro ed esagitato, dai capelli grigi rasati quasi a zero.<br />
Vittoria passava sempre di fretta, a volte rideva, a volte piangeva, spesso imprecava. Contro tutto, tutti, contro la vita, il tempo, le automobili che la sfioravano nel suo incedere sempre al bordo della strada.<br />
A volte chiedeva una sigaretta, mai soldi, di cosa vivesse lo sapeva solo lei, forse di aria e di rabbia, dove si procurasse il cibo e quei vestiti che si vedeva che erano stati belli, ma ora ridotti a cenci fioriti e che le cadevano da tutte le parti era ignoto a tutti quanti.<br />
Ma Vittoria era una costante, una certezza. Eri sicuro di trovarla tra Piazza del Municipio e il cimitero con qualunque tempo, con la pioggia battente, il vento sferzante o sotto quella neve noiosa e bagnata che cade da quelle parti, sempre troppo pesante per attecchire, che illude i bambini e poi li delude trasformandosi in pozzanghere melmose appena si incontra con l'asfalto. Lei sfidava tutti i climi, sempre di fretta, spesso arrabbiata, con i suoi leggeri vestitini a fiori come se fosse immune al freddo, al vento, alla pioggia e alla neve.<br />
Ma con l'arrivo della bella stagione Vittoria cominciava a essere contenta, e rideva con un'espressione simile alla gioia, il volto alzato verso il cielo a bersi ogni raggio di sole.<br />
E quando faceva veramente, veramente caldo Vittoria si spogliava, completamente nuda, e cominciava a saltellare nei prati come una ninfa che qualche punizione celeste aveva infilato nel corpo di una strega, poi si sdraiava come se fosse stata sulla spiaggia di Viareggio e stava ad ore a grogiolarsi, un'oscena lucertola appagata, con la pelle arruffata sulle gracili ossa come lenzuola stropicciate in un letto d'ospedale.<br />
A noi Vittoria faceva tanto ridere. Quando la vedevamo sdraiata in un prato l'additavamo, sghignazzavamo, qualche ragazzo più sfacciato le gridava dietro oscenità solo per il gusto di vederla alzarsi, le borse vuote del seno ondeggianti come barchette in un mare in tempesta e cominciare a correre con il pugno alzato urlando ogni vituperio contro chi l'aveva importunata. A quel punto le risate diventavano irrefrenabili.<br />
Un giorno qualcuno ci vide, sentì chiaramente la voce di quel ragazzino brufoloso che le urlava vecchia troia mentre lei si faceva il suo bagno di sole, ascoltò le nostre risate più vergognose delle sue vecchie nudità sdraiate sull'erba. Non ci rimproverò, non minacciò di chiamare la polizia, i vigili, i nostro genitori. Ci chiese solo se sapessimo cosa significava quel numero che Vittoria aveva tatuato sull'avambraccio.<br />
Vittoria era stata bellissima, aveva avuto spasimanti e foto esposte nelle vetrine, bei vestiti e pellicce e gioielli. Vittoria era ebrea e aveva conosciuto il campo di concentramento. Non so quale, c'era chi diceva fosse in Austria, ma forse in Polonia.<br />
Il suo essere bellissima l'aveva preservata dalla morte ma non l'aveva salvata, perché Vittoria era stata sistematicamente scopata da tutti coloro che ne avessero voglia, una puttana obbligata costretta a soddisfare le voglie dei suoi aguzzini, di coloro che la disprezzavano pubblicamente perché di razza inferiore ma che in privato violentavano la sua bellezza uccidendola ogni giorno un po', fino a quando la sua anima si era spenta.<br />
Vittoria ha continuato ancora per qualche anno a vagare imprecando per il paese, a togliersi i suoi stracci fioriti per sdraiarsi nuda al sole, ma non ci faceva più ridere.<br />
<br />
<i>Trasmetto il ricordo di Vittoria a chi leggerà queste righe come adempiessi a un dovere morale. Quello di ricordare cosa è successo.</i><br />
<i>Quello di sputtanare coloro che sostengono sia stata solo propaganda.</i><br />
<i>Quello di combattere coloro che vorrebbero che i campi di concentramento esistessero ancora.</i><br />
<i> </i></div>
La Sbullonatahttp://www.blogger.com/profile/04831622543612840100noreply@blogger.com6tag:blogger.com,1999:blog-1709305290367704884.post-11864598002843366662014-01-19T20:14:00.000+01:002014-01-19T20:14:11.579+01:00La rabbia e l'orgoglio<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
Emmegrande, alle medie, ha vinto la classe più complessa di tutto l'istituto.<br />
Che culo.<br />
Ragazzini, svegli, teoricamente in gamba, in realtà ci sono quei quattro/cinque elementi indisciplinati e poco gestibili che creano non pochi problemi di disciplina.<br />
E il pargolo, dai tempi del nido, ha sempre subito l'attrazione fatale degli scalmanati. Non che lui non lo sia, beninteso, il suo caratterino polemico e la sua tendenza a volere sempre l'ultima parola gli hanno procurato non poche reprimende e punizioni già dai tempi della materna, almeno è sensibile ai richiami e tende a rispettare l'autorità dei professori.<br />
Ma la sua classe è già leggenda, le mamme dei suoi compagni delle elementari quando mi incontrano fanno la faccina contrita e dispiaciuta, poveretta come sei capitata male, altre semplicemente cambiano marciapiede quando mi incontrano, ormai Emmegrande è finito nel peggior girone dell'inferno scolastico, è un reietto e come tale destinato a una brutta fine, come quei delinquenti dei suoi compagni.<br />
E ce n'è uno che ormai si dice abbia un posto prenotato al Ferrante Aporti, è un vero terrorista, un potenziale serial killer, uno da evitare come un appestato nel Medioevo.<br />
Il Ripetente.<br />
Il Ripetente mi si è avvicinato un pomeriggio in oratorio, io sono un amico di tuo figlio, forse avrai sentito parlare di me perché sono cattivissimo. Gli ho risposto che non penso che esistano ragazzini cattivi, ma solo ragazzini che per qualche motivo fanno cose stupide. Poi crescono e si rendono conto che con le azioni stupide ci si fa soltanto del male da soli.<br />
Che poi le cose stupide si fanno per tanti motivi: per noia, per disinteresse. Per rabbia.<br />
Il Ripetente racconta a tutti che suo padre è morto, ma non è vero. Suo padre se ne è andato, lasciando lui con la madre appena trentenne e cinque tra fratelli e sorelle più piccoli quando la minore aveva pochi mesi. Hanno dovuto lasciare il quartiere e la casa dove abitavano per vivere in un posto nuovo, in una casa popolare, tra gente che non conosce. Ha cambiato scuola a metà anno ed è stato bocciato.<br />
Il Ripetente è arrabbiato con il mondo in generale, con gli adulti in particolare.<br />
E' venuto diverse volte a casa nostra, vuole bene a Emmegrande e si è affezionato anche a Emmepiccola, chiama me e Emmemaxi "Zia" e "Zio".<br />
Arriva sereno e tranquillo, dopo un po' si vede la rabbia che comincia a crescergli negli occhi, dopo il tempo che si rende conto che quella che fa finta che sia la sua famiglia in realtà non lo è, e alla fine della giornata dovrà tornare nella casa popolare, al suo ruolo di adulto per forza che gli impone di accudire i fratelli più piccoli, di pensare a loro, di controllare che mangino e di mettergli a letto perché la madre non ce la fa. E comincia a straparlare, diventa irrequieto e ingestibile. Emmemaxi riesce a placarlo, riesce a far rispettare il suo ruolo di adulto, a calmarlo, a farlo ragionare.<br />
Qualche volta si ferma a cena e a tavola parla con noi di politica, di società, di valori con una sensibilità e un intelligenza insospettabili in un ragazzino di nemmeno tredici anni che fanno capire le enormi potenzialità che sono soffocate da tutta quella rabbia che si porta addosso, un fardello troppo pesante da portare per un ragazzino, un ragazzino che si è già scelto un ruolo nella vita, quello del ribelle.<br />
E io spesso vorrei abbracciarlo, vorrei dirgli che io quella rabbia la conosco bene, quel sentimento distruttivo e autodistruttivo che ti brucia come una fiamma nello stomaco.<br />
Lo conosco bene quella sensazione di occhi che pungono quando vedi gli altri padri con i loro figli che li vengono a prendere a scuola, che giocano con loro a calcio o a basket, che li sgridano o li lodano e anche tu vorresti quella sgridata, anche un ceffone purché a dartelo sia un padre.<br />
Perché anche il mio di padri mi ha mollata.<br />
E io quella rabbia l'ho gestita male, ho cercato disperatamente di essere la migliore in qualche cosa per dimostrargli cosa si fosse perso, studiando come una pazza per essere sempre la migliore a scuola, tentando tutti gli sport per dimostrargli che non ero imbranata come mi avevano etichettata fin da piccola, massacrandomi l'organismo a forza di diete che poi mandavo regolarmente a puttane mangiando di nascosto ogni schifezza che trovavo per poi non arrivare a niente se non ad accumulare ulteriori tonnellate di rancore e veleno.<br />
Vorrei che capisse che non deve dimostrare niente a nessuno, che può avere tutto quello che di bello può dargli la vita e non per rivalsa, ma perché se lo merita, perché nessun bambino dovrebbe pagare per l'irresponsabilità di chi lo ha messo al mondo, che deve trovare dentro di sé l'orgoglio di dire IO CE LA FARO' perché posso farlo, ho le qualità per farlo, ho il diritto di godere della vita come tutti.<br />
Vorrei che imparasse dal padre assente come diventare un padre migliore per i suoi figli.<br />
Vorrei che andasse in tasca a tutti quelli che lo considerano una partita persa in partenza.<br />
Perché nel Ripetente rivedo me stessa, quella che sono stata, anche se la mia rabbia non faceva male agli altri perché i pugni più forti li ho riservati per me.<br />
E i lividi li ho ancora addosso.<br />
</div>
La Sbullonatahttp://www.blogger.com/profile/04831622543612840100noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-1709305290367704884.post-36433087809063020142014-01-13T19:18:00.000+01:002014-01-13T19:18:00.420+01:00Due curve in casa<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
Che gli Emme andassero d'accordo su qualcosa era pretendere troppo. Oddio, sono solidali nel far casino, nel disordine, nel non capire che a palla in casa non si gioca proprio e nell'amore per il basket ma sul resto sono in disaccordo su tutto.<br />
Anche sulla squadra calcistica del cuore.<br />
Emmemaxi tifa Toro.<br />
Emmepiccola tifa Fiorentina.<br />
Solidarietà per il minore, tifare Viola a Torino è roba da ultracoraggiosi, per non dire sfigati cronici.<br />
Comunque da tempo promettevamo ai pargoli che li avremmo portati allo stadio a vedere una partita, nicchiavamo parecchio perché né io né mio marito siamo a nostro agio in quell'ambiente.<br />
Oddio, io ho avuto dei trascorsi adolescenziali di Curva Fiesole accompagnata dallo zio della mia amica delle medie, ma quando i tifosi hanno cominciato a menarsi tra di loro a ogni piè sospinto ho perso buona parte della passione calcistica. L'altra parte se ne è andata quando i calciatori hanno cominciato a riscuotere ingaggi che risolverebbero i problemi economici di tutti gli ospedali dell'Africa equatoriale. Tifo Fiorentina anche io, dopo la partita guardo il risultato, se ha vinto esulto, se ha vinto contro la Juve o il Milan dileggio su Facebook gli amici della tifoseria avversaria, se ha perso tiro un cristone e archivio.<br />
Ieri c'era Torino-Fiorentina all'Olimpico, quale migliore occasione per adempiere a quanto promessio?<br />
La Giuliva Famiglia Sbullonata si è presentata ai tornelli d'ingresso fortunatamente sotto un bel sole, nonostante le funeste previsioni di Meteo3 che prometteva "sul Piemonte molte nubi".<br />
Problema n° 1: far superare i tornelli a Emmemaxi. Problema risolto perché è dimagrito.<br />
Problema n° 2: raggiungere i posti assegnatici nella curva primavera. Eravamo arrivati tra gli ultimi e abbiamo dovuto far alzare tutta la fila. Ovviamente mi sono beccata un colpo nello stinco che adesso è livido e sbucciato.<br />
Problema n° 3: far capire a Emmepiccola che eravamo in casa del Torino, circondati da tifosi del Toro che vabbé che sono gemellati con quelli della Fiorentina e non si nuociono vicendevolmente, ma urlare ad ogni azione "Bastardo! Chiudilochiudilochiudilo! Fallo fuori!!!!!" potrebbe costargli qualche papagno dagli avversari in futuro, oltre che un DASPO a vita. Per fortuna riesce a essere tenero anche quando da il peggio di sé e l'ha scansata.<br />
Problema n° 4: far capire a Emmegrande che nessuno gli avrebbe fatto fuori il fratello.<br />
Emmemaxi si è immerso in una profonda analisi sociologica del tifoso medio, così profonda che a metà del secondo tempo russava, io ho proferito un paio di vituperi all'indirizzo di alcuni calciatori viola, l'unico che ho riconosciuto è stato Cuadrado per via dei capelli, colpevoli di giocare con le saponette nei calzini e la sciolina sulle suole, Emmegrande ha temuto un po' anche per la mia incolumità poi era troppo occupato a soffrire per i Granata.<br />
Il tipo seduto di fronte a me, alla fine di una clamorosa topica dei calciatori del Toro, mi si è rivolto con aria assatanata urlando MACHICAZZOERAQUELPICIU?!?!? E che ne so io? Io sono rimasta ai tempi di Galli-Lelj-Tendi-Galbiati-Galdiolo-Amenta...(da dire tutta di fila senza riprender fiato così vincevi di sicuro) mentre Emmemaxi, svegliatosi per l'occasione, rideva sotto i baffi.<br />
Alla fine è stato lo 0-0 di prassi in queste occasioni, applausi per tutti, chi non salta bianconero è, op-op, e i bambini che si son fatti giurare che il prossimo anno torneremo.<br />
Ma magari il prossimo anno si son fidanzati e del calcio non gliene fregherà più niente.<br />
Sperèm...</div>
La Sbullonatahttp://www.blogger.com/profile/04831622543612840100noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-1709305290367704884.post-11517739195001666662014-01-08T18:50:00.000+01:002014-01-08T18:50:02.459+01:00E un due tre, e cinque sei sette...<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
Giuro che ho sfoderato tutto il repertorio:<br />
gli occhioni dolci,<br />
il broncio,<br />
i capricci,<br />
la psicologia <i>(abbiamo bisogno di qualcosa da fare come coppia!),</i><br />
Il ricatto salutista<i> (non facciamo nessuna attività fisica, ne va della nostra salute!)</i>.<br />
Per anni non ho ottenuto altro che rifiuti, risatine di scherno e "scordatelo" borbottati in malo modo.<br />
Ma mio marito mi ama.<br />
MI AMAAAA!!!!<br />
E alla fine, in un momento di debolezza del quale si pentirà finché avrà vita, ha ceduto.<br />
Da ieri siamo ufficialmente iscritti al corso base di balli caraibici.<br />
Cioè, La Sbullonata e Emmemaxi a ballando con le stelle, vi rendete conto?<br />
Ho trascinato un mugugnante consorte con figlioli al seguito, grazie alla complicità di amici, in una scuola di ballo e ci siamo cimentati nel passo base, insieme a un'altra dozzina di sfigati con due piedi sinistri e la flessuosità di sbarre di acciaio temperato, avant-indré, ritmo, e un-due-tre, e cinq-sei-set.<br />
Mio marito mi ha guidata nel primo esperimento di ballo di coppia.<br />
Oddio, ci avevamo provato anche in occasione del nostro matrimonio a ballare, ma lo aveva fatto solo per le foto.<br />
Credo.<br />
Emmegrande ci guardava attraverso il vetro del salone con espressione perplessa e solidale nei confronti del babbo, Emmepiccola si è, ovviamente, lanciato nelle danze e arruffianato perbene il maestro.<br />
Il marito ha rimpianto di non avere con sé l'arma di servizio per sparare al RaoulGardini de' Noartri che frequenta il corso con noi, un azzimato ultrasessantenne con ciuffo color Grecian 2000, jeans attillati e camicia aperta sul petto depilato che si trascina dietro un'infelice e modesta coetanea dall'aria di scusarsi con il mondo e che ha interrotto ogni tre secondi il maestro con delle domande così sceme che anche il settenne si è sentito in dovere di chiedersi se fosse centrato o che altro, abbiamo scambiato le coppie negli ultimi cinque minuti e son finita a ballare con un tanghero dall'alito censito come arma di distruzione di massa.<br />
Ma mi sono divertita come una pazza!<br />
Se Emmemaxi sopravvive al corso base ho qualche speranza di convincere anche lui che ballare è bello.</div>
La Sbullonatahttp://www.blogger.com/profile/04831622543612840100noreply@blogger.com6tag:blogger.com,1999:blog-1709305290367704884.post-59231552239160730932013-12-30T20:50:00.003+01:002013-12-30T20:50:48.073+01:00Rosso<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
Domani sera sarò vestita di rosso.<br />
Dopo anni di cenoni casalinghi ci concediamo una cena al ristorante, pochi amici nel locale di un amico.<br />
Ringrazio il 2013 che se ne va per tante cose, anche se non è stato un anno propriamente facile. E' cominciato in salita, ma una di quelle erte che ti spaccano le gambe appena provi ad affrontarle e ti viene la voglia di dire che non ce la farai mai, mi siedo e aspetto un passaggio, oppure aspetto e basta.<br />
Poi, un passo dopo l'altro, sudando, imprecando, l'affronti e dopo un po' ti rendi conto che ti sei fatta le gambe e il fiato.<br />
Prima di sposarmi andavo spesso a fare trekking, ho imparato che bisogna adeguare il passo ai propri limiti e così ho fatto.<br />
La salita non si è miracolosamente appianata ma adesso faccio meno fatica.<br />
Non mi aspetto un 2014 perfetto.<br />
Ma sono qui e lo aspetto, e questa è una buona notizia.<br />
Che sia per voi un anno di buone notizie.</div>
La Sbullonatahttp://www.blogger.com/profile/04831622543612840100noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-1709305290367704884.post-48847096328305945622013-12-20T19:29:00.000+01:002013-12-20T19:29:11.405+01:00Turbinio festivo<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
Il mese di dicembre si va dissolvendo in un turbinio di luci e fiocchi rossi, recite natalizie e traffico congestionato di macchine in cerca di parcheggio davanti ai negozi.<br />
La colonna sonora si snoda in un ripetersi incessante delle stesse tre canzoni che già non sopporto più dall'otto dicembre,<br />
Last Christmas;<br />
Jingle bell rock;<br />
All I want for Christmas.<br />
Il punto vita si allarga pericolosamente, imbottito di cioccolatini, una fettina di panettone per festeggiare in ufficio, in classe, in palestra, un biocchierino per un brindisi tra colleghi.<br />
I forconi hanno riaperto il banco al mercato, mica ti vuoi perdere le vendite natalizie. Ieri era prevista una manifestazione, vi hanno partecipato in 15. Per le rivendicazioni passare dopo l'Epifania.<br />
Le vacanze scolastiche sono cominciate da cinque ore e mezza, da tre ore non vedo l'ora che finiscano.<br />
Emmegrande ha un piede fuori uso, uno scontro in palestra con un compagno di classe gli ha garantito una bella slogatura e otto giorni di docca gessata, si spacchetterà il piede il giorno di Natale, insieme ai regali che ha chiesto.<br />
Quest'anno niente giocattoli ma scarpe fighe, divisa e pallone da basket. E il piccolo gli è andato, ovviamente dietro, divisa da basket anche per lui ma nella letterina a Babbo Natale ha infilato, quasi vergognandosene, la richiesta di una macchinina.<br />
Domani è ufficialmente inverno, ieri si è affacciata un po' di neve da noi. Sembra lo abbia fatto solo per provare il funzionamento dei motori, ha spruzzato di zucchero a velo i prati come se fossero pandori pronti da addentare.<br />
Domani partiamo per il NBS, a fare il Natale in famiglia: previsti cinque giorni di incontri, auguri, brindisi e quant'altro che culmineranno nel celebre pranzo del 25 da mia madre. Il menù è stato deciso più o meno a Ognissanti, quest'anno prevede penne al ragù di pecora, specialità del paese di origine dei miei nonni. Non storcete il naso, le penne alla pecora della Zia Quicquia avrebbero resuscitato Lazzaro anche senza l'intermediazione di Gesù Cristo.<br />
Io non sono molto natalizia, non ho mai fatta mia la storia che a Natale si è tutti più buoni, e la pace e l'amore e la gioia e le campane che suonano. Cioè, la pace e l'amore servono tutto l'anno, mica solo il 25 dicembre, non riesco ad essere più buona a Natale, non è che dopo 364 giorni di acidità io divento improvvisamente basica. E odio i Babbi Natale appesi ai balconi e gli alberi di design e last-christmas-I-gave-you-my-heart e gli sms di auguri tutti uguali inviati in serie, le renne ballerine e gli elfi tenerini.<br />
Quindi non sono capace di fare auguri di circostanza.<br />
A chi passa e legge auguro solo di fare le cose che ama con le persone che ama.<br />
A chi non potrà farlo vada il mio augurio che le cose migliorino. <br />
<br /></div>
La Sbullonatahttp://www.blogger.com/profile/04831622543612840100noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-1709305290367704884.post-27698252119373745482013-12-16T11:58:00.000+01:002013-12-16T11:58:03.912+01:00Un anno dopo<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
Se riavvolgo il nastro mi rendo conto di quanto stessi male.<br />
E mi rendo anche conto di quanto rifiutarsi di ammetterlo. Non era un problema mio ma di tutto il resto del mondo.<br />
Erano "gli altri" ad avercela con me, e ne trovavo dimostrazioni continue in ogni gesto, in ogni sguardo, in ogni parola detta o non detta.<br />
Se non erano le persone erano le circostanze, il destino, la sfiga, la congiuntura astrale, i maya, il clima...<br />
Era brutto.<br />
Non si vive bene quando senti che l'unico posto sicuro sono le pareti di casa tua, quando alzarti dal letto al mattino ti costa una fatica che nemmeno la traversata in solitario dell'Atlantico, quando tutti sono potenziali nemici.<br />
E se qualcuno ti dice che non è vero è solo l'ennesima dimostrazione di quanto tu sia incompresa e sottovalutata.<br />
Passi il tempo a difenderti da attacchi immaginari e così esponi il fianco a quelli reali, fino a quando arriva qualcuno che ti stende definitivamente.<br />
Che alla fine va bene così, perché fino a quando continui ad autoconvincerti che va tutto bene e puntelli con travi e travicelli tutto il tuo essere per non crollare non fai altro che rimandare la soluzione.<br />
Invece dal disastro ricominci, e cerchi di ricostruire fondamenta solide per non crollare di nuovo.<br />
Ed è mica facile: non ne sono mica uscita del tutto, ma almeno ho dato un nome al mio disagio, se le cose si materializzano le puoi combattere.<br />
E' un periodo difficile per Emmegrande: le medie, l'adolescenza incombente, gli ormoni allo sbaraglio gli complicano la vita e a noi di conseguenza. Emmepiccola reclama il suo fratellone come lo conosceva e diventa insofferente e piagnucolone, Emmemaxi aggiunge lavoro a lavoro per vedere di tirar su quel poco di più che basterebbe per arginare le nefaste conseguenze della crisi economica, della macchina da cambiare, delle mille cose che si sono rotte/guastate negli ultimi mesi.<br />
E io arranco, sbuffo, mi arrabbio, mi sveglio la notte in un bagno di sudore con il cuore che va a mille.<br />
Ma non è colpa di nessuno, nessuno ce l'ha con me, è la vita e queste sono le sue conseguenze naturali, affrontandole nel modo migliore poi passano.<br />
Conto fino a cento, mille, diecimila, mi arrabbio e urlo ma cerco di resistere alla tentazione di prendermela di nuovo con il mondo intero.<br />
Diciamo che la fase di ricostruzione di me stessa è arrivata più o meno al pavimento del pianterreno.<br />
Devo mettermi d'impegno per campare almeno fino a cent'anni se voglio arrivare al tetto.<br />
Ma mi accontenterei di un solido e robusto piano ammezzato.</div>
La Sbullonatahttp://www.blogger.com/profile/04831622543612840100noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1709305290367704884.post-14886584119605440992013-12-09T20:17:00.000+01:002013-12-09T20:17:37.497+01:00Cronache dal fronte<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
Stamani, alle nove, il McDonald di Piazza Castello era aperto e affollatissimo. I baldi manifestanti, dopo aver intimato a tutti gli altri negozianti di chiudere pena la devastazione dei locali, stavano facendo la colazione globalizzata prima di andare a protestare contro la globalizzazione.<br />
Poi, con la pancia piena, si sono tirati giù i passamontagna e hanno dato il via alle danze.<br />
A mezzogiorno, sotto le finestre del mio ufficio, era guerriglia.<br />
Hanno cominciato con le bombe carta, i boati facevano letteralmente tremare i vetri. Uno, due, dieci.<br />
Le forze dell'ordine, in assetto antisommossa, per un po' non hanno fatto niente.<br />
Poi hanno cominciato a volare i sanpietrini, se passate dalla parte della piazza a lato di Palazzo Madama noterete le buche sul marciapiede, gli hanno letteralmente divelti e la polizia ha risposto con i fumogeni.<br />
Tutto quello che indossavo oggi puzza di fumo.<br />
Erano ragazzotti, mentre devastavano filmavano vicendevolmente le loro imprese con gli I-phone.<br />
Hanno rovesciato bidoni, invaso i bar che erano rimasti aperti e minacciato i proprietari e chi vi lavorava.<br />
Noi siamo rimasti chiusi in ufficio fino oltre le diciassette, l'ordine era di non aprire a nessuno.<br />
Dalla finestra ho visto tre ragazzini, avranno avuto sedici, diciassette anni al massimo.<br />
Camminavano e ridevano, arrivati all'altezza delle pensiline della GTT hanno tirato fuori i bastoni e le hanno sistematicamente distrutte.<br />
Adesso, grazie al loro gesto, ci sarà pane e lavoro per tutti, immagino.</div>
La Sbullonatahttp://www.blogger.com/profile/04831622543612840100noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-1709305290367704884.post-71975123575510640172013-12-04T20:58:00.000+01:002013-12-04T20:58:18.968+01:00Le rotture non vengono mai da sole.<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
Il primo a dare segni di incipiente agonia è stato il Doblò di famiglia. La mattina, per farlo partire, occorrono scongiuri e riti voodoo.<br />
E' un diesel, e se una volta queste macchine erano fatte per durare a lungo adesso basta che si scassi una candeletta dal valore di 20 € per doverle buttare. Perché se si scassa la candeletta c'è da revisionare tutto il motore e poi non si sa se reggono le turbine e il diavolo che se le porti e il preventivo per la riparazione supera i mille euro. Il catorcio ne vale 1.500, valuazione Quattroruote.<br />
C'è da cambiarlo.<br />
Poi il mio telefonino figo che ci si fa anche il caffè, in teoria perché in pratica non sono mai riuscita né a mandare un mms né a connettermi su internet, improvvisamente decide di non funzionare più. Il touchscreen completamente andato, roba che se provo a digitare 345 lui capisce 189, e non riesco nemmeno più ad accenderlo perché non riesco ad inserire il PIN. Tutti i numeri di telefono allegramente dispersi. E anche la mia meravigliosa playlist musicale.<br />
Ieri ne parlo con il marito, ne ho bisogno di uno nuovo. <i>Aspetta amore, dopo Natale ci sono le promozioni, magari lo prendiamo con meno! </i>Evvabbè, utilizzerò quei due residuati bellici che abbiamo in casa al posto del mio figofono dual sim, ha ragione lui, dobbiamo risparmiare per comprare la macchina nuova.<br />
Oggi scopro che i due catorci hanno le batterie con un'autonomia rispettivamente di venti minuti e di due ore.<br />
Richiamo il marito, oggi mi fermo al super e ne cerco uno.<br />
<i>Eh ma checazzo! Prendi sempre le cose di punta! In qualche maniera ci arrangiamo, aspettiamo dopo le feste!!!!</i><br />
Mumble.<br />
Mio marito, che ogni mattina mi dice prima buongiorno amore e poi ricordati il cellulare, che ogni volta che mi muovo di casa mi insegue per essere sicuro che lo prenda, che quando partiamo per un paio di giorni mette in valigia prima il caricabatterie e poi le mutande, che se ne esca con un'affermazione così mi suona strano.<br />
Amore, facciamo che il regalo di Natale me lo dai adesso e sotto l'albero mi metti un pacchetto di cioccolatini.<br />
<i>Ecco, a te non c'è verso di farti una sorpresa!</i><br />
A questo punto il sospetto è che sia stato lui a prendere a martellate nottetempo il mio defunto cellulare per giustificare il suo regalo.<br />
<i></i><br />
<i></i><br />
Comunque non mi chiamate, tanto non posso rispondere. Al limite mandate un piccione viaggiatore.</div>
La Sbullonatahttp://www.blogger.com/profile/04831622543612840100noreply@blogger.com4