domenica 30 giugno 2013

Il mondo sul prato

Quando ho cominciato a lavorare, ormai quasi trenta anni orsono, i primi soldi che ho guadagnato li ho spesi in biglietti per i concerti.
Erano i fantastici '80, adesso mi diverto un mondo quando, parlando con colleghi o amici più giovani di me, vedo le facce che si sbigottiscono di ammirazione nel sentire il nome di Madonna - Who's that girl tour, le famose mutande lanciate sul pubblico - David Bowie - The glass spider tour - Simple Minds, Eurythmics...
Si riscriveva la storia del pop e del rock e io c'ero.
Ho avuto uno stop durato dieci anni esatti, dal 2001 con la chiusura con il botto degli U2 al Delle Alpi al mio ritorno personale sulle scene con Ligabue al Palaisozaki nel settembre del 2011. Da allora, con i bambini cresciuti e quindi capaci di stare entrambi una notte a dormire dal nonno senza distruggere lui e la casa, ho ripreso almeno in parte le buone abitudini.
Negramaro,
Caparezza che ha rappresentato il battesimo del fuoco per un entusiasta Emmegrande,
Dionne Warwick.
Sabato scorso è toccato ai Muse.
E poiché le amiche che erano con me avevano il posto in tribuna e io no mi sono avviata nel mezzo al prato, con la mia assurda salopette arancione da cantieristica autostradale, mi sono prima seduta e poi sdraiata e ho lasciato che il prato mi avvolgesse.
Perché durante i concerti il prato dello stadio olimpico, di qualunque stadio, è un mondo parallelo.
Essere da sola mi ha permesso di non perdermi in chiacchere ma di ascoltare il mondo degli altri, e di godermelo fino in fondo.
E il venditore di birra che passa con il suo carrello del supermercato pieno di Bavaria in bottiglia di plastica urlando "OOOOOOOOOOOOOH! HO LA BIRRA FREDDA E LA COCA BUONA!" ricorda incredibilmente lo stesso che passava all'Artemio Franchi di Firenze mentre io ed Elena, sdraiate nelle prime file con i panini nello zaino e la bottiglia d'acqua che doveva necessariamente stare in piedi perché all'entrata ci avevano obbligate ad aprirla e a lasciare il tappo in ostaggio, sudavamo sotto il sole di luglio aspettando il Duca Bianco che di lì a qualche ora sarebbe sceso dal ventre del mostruoso ragno di vetro che svettava sul palco.
I gruppi di amici sono già bastevolmente brilli da ballare sulla musica inesistente che risuona nelle loro capocce etiliche, le coppiette stanno appiccicate nonostante il caldo che si è ricordato che siamo alla fine di giugno ed è tornato alla carica.
Due ragazzi forse meno che ventenni palesano un po' di imbarazzo nel mostrarsi con il padre, ex bell'uomo con i jeans stirati e la camicia a righe bianche e azzurre accuratamente infilata nella cintura, un assurdo ciuffo fissato con tonnellate di gel scavalca la sommità del capo per coprire una piazza di tutto rispetto.
Accanto a me l'allegra repubblica dei cannaroli fa fuori uno spinello dietro l'altro, l'odore dolce e aromatico mi raggiunge e mi avvolge, un tipo forse un poì più vecchio di me dormicchia su un plaid, la donna che è con lui usa le sue gambe come schienale mentre legge assorta un libro.
Il primo gruppo spalla è noioso e ripetitivo, i fischi lo fanno notare ampiamente. Il front-man, tra l'ironico e il risentito si paragona a Mino Reitano che faceva da supporter ai Beatles, sinceramente mi sembra che Minone fosse più dignitoso.
Il secondo gruppo, tre appetitosi scozzesi semi-nudi, mi piace, hanno un bel sound e delle belle voci. La folla reagisce di conseguenza e il prato si scalda.
Recupero al bar una birra carissima ma fresca, la centellino girando intorno al parterre, non mi importa di perdere il posto nelle prime file, lo spettacolo è ovunque.
E al via dello spettacolo mi ricordo perché ero disposta a farmi ore di coda per un biglietto.
Per le luci, i cori, le mani alzate, le ragazzine accanto a me che si abbracciano piangendo ogni volta che il primo piano di Bellamy (o di Jim Kerr, o di Boy George, o di Simon Le Bon...) appare sul maxi schermo.
Per i bergamaschi che urlando DIOBBBONO! FIGA QUESTA!!!! ad ogni sacrosanta canzone-
Per le parole che ti tornano alle labbra anche quando eri convinta di non ricordarle.
Per le lucine accese a migliaia, sul prato e sugli spalti, proprio per quel pezzo che adori.
Anche se gli accendini erano infinitamente più belli che le migliaia di display illuminati degli I-cosi o degli smart-cosi.
Venerdì prossimo sarà il battesimo del fuoco di Emmepiccola, avevo promesso ai miei figli che se avessero avuto dei buoni voti li avrei portati al primo concerto di Fedez a Torino.
Hanno avuto degli ottimi voti, ma io mica lo immaginavo che Fedez sarebbe venuto a Torino il 5 luglio.
Mi tocca.
Certo che dai Muse a Fedez....
Ma da qualche parte dovranno pure cominciare.

mercoledì 26 giugno 2013

Un rientro alla grande

Dopo enne anni vado a prendere un aperitivo a Firenze, con la mia bambina elettiva.
Sì, ho una figlia virtuale di 34 anni, un'adozione via monitor che è cominciata quando ho postato un commento nel quale asserivo che avrei potuto essere sua madre, biologicamente è così, e come ogni mater italica che si rispetti ogni tanto la cazzio ma tendenzialmente le do sempre ragione.
Comunque parto dal NBS sotto la tregenda, sta venendo giù acqua a secchiate e la Nonna Sbullonata, secondo le sue ferrate usanze, cerca di dissuadermi.
In 'do tu vai sotto quest'acqua?
Un 'tu vedi come piove?
E se piove mi porto l'ombrello, l'ho fatta per dieci anni la pendolare per Firenze la potrò fare una volta in più.
Guido sotto la burrasca fino a Piazza Beccaria, posto per la macchina nemmeno a pensarci, è anche San Giovanni, Patrono della città, la gente è in giro per locali nell'attesa che alle 22.00 si sparino i "fochi".
Miracolosamente noto un pertugio all'angolo con Viale Mazzini e ci butto dentro il Doblò di muso. Suona il cellulare, è Emmemaxi che a Torino sta organizzando l'assistenza sanitaria per i festeggiamenti del medesimo patrono, tuttoocchei, qui piove, qui no fa caldo, c'è tanta gente, ciao a dopo.
Faccio per riporre il cellulare in borsa ma mi rimane la zip in mano. Enuncio un'ottantina di porco mondo e altre amenità del genere e mi rassegno a uscire con il portafoglio in mano, dopotutto è così grande e colmo - di cartaccia, non di pecunia - che posso fingere che sia una pochette. Però non posso lasciare la borsa in vista, mi torco per infilarla sotto il sedile ma non ci arrivo.
Scendo di macchina e il mio tacco dodici affonda in venti centimetri di acqua. Ora capisco perché un parcheggio così succulento fosse desolatamente vuoto.
Benedico i pinocchietti che indosso e maledico il resto del creato e infilo la borsa sotto il sedile, la copro con il seggiolino di Emmepiccola perché non sia visibile dall'esterno e mi auguro che nessun malintenzionato abbia assistito alla manovra, sempre con l'acqua alle caviglie e sotto la pioggia battente faccio per chiudere l'auto ma stranamente non ho le chiavi in mano. Un'occhiata di ispezione rivela che sono rimaste nel quadro. Incastro l'ombrello tra spalla e orecchio, il portafoglio sotto l'ascella, cerco di recuperare le chiavi senza affondare nella melma fino alle ginocchia e pluf! Il portafoglio fa un bel tuffo nella mega pozzanghera.
San Giovanni e i suoi amici mi guardano male mentre dico cosa penso di loro.
Recupero il portafoglio grondante, la sera a casa stenderò ad asciugare il suo contenuto sperando che la patente non si sia dissolta, raccatto un minimo di dignità ringraziando il cielo che non ci siano spettatori e mi avvio verso il bar dell'appuntamento.
Il semaforo per attraversare il viale è rosso, attendo fiduciosa il via libera sul bordo del marciapiede quando passa il bus 31 (San Marco - Via della Dogana - Grassina) che bello baldanzoso centra una pozzangera e inzuppa quel poco di asciutto che mi era rimasto addosso.
Fumando di rabbia attraverso il viale.
Un tizio in scooter sta aspettando la fine del diluvio sotto un balcone.
Mentre passo mi miagola "ciao carina!"
CARINA UNA SEGA! GUARDA CHE NON E' SERATA!!!
E con i tacchi che fanno acquaplaning sul marciapiede guadagno un tavolino, un prosecco, e un'ora di belle chiacchere.
Il mio rientro nella movida fiorentina me lo ricorderò per un po'.

martedì 25 giugno 2013

Bassa stagione

La bassa stagione si stira come un gatto pigro dopo una dormita di tutto rispetto. L'aria del mattino è ancora frizzante e ti fa venir voglia di rintanarti sotto le coperte ancora cinque minuti, ma il cielo azzurro senza ombra di afa ti butta d'imperio giù dal materasso.
La Ridente Cittadina Costiera è veramente ridente, i negozianti riescono ad essere cortesi prima di inalberare la ghigna incazzosa che riservano ai turisti del pienone di ferragosto e pure la bagnina saluta con un mezzo sorriso i miei figli, con il caldo ricomincerà a sgridarli perché strillano mentre giocano a ping pong o a pallone.
Il cane da spiaggia c'è ancora, e non me l'aspettavo. Già la scorsa estata sembrava incredibilmente decrepito e si spostava da una pozzanghera d'ombra all'altra, adesso si sdraia al sole e quando, raramente, cambia posizione ho quasi l'impressione di sentire le sue vecchie giunture scricchiolare.
In bassa stagione la spiaggia è silenziosa, i pochi bagnanti parlano a voce bassa tra loro, timorosi di sovrastare il rumore della risacca. Persino Coccobbbello e Ciambelle-bomboloni-donuts sembrano sottotono, i loro richiami ai bambini - bimbi piangete che mamma ve lo compra - sono quasi sottovoce e ti viene voglia veramente di comprare il pezzo di cocco o il bombolone caldo.
L'altoparlante del bagno tace. Serba il fiato per il prossimo mese, quando a intervalli di pochi minuti gracchierà per avvertire che sta per cominciare la lezione di acquagymn, che gli animatori del babyclub aspettano in direzione i bambini del bagno pincopallo per giocare insieme, che al bagno pancopinco il piccolo con il costumino rosso aspetta i suoi genitori.
I mare è appannaggio di pochi coraggiosi che vengono da oltralpe o ancora più da est, che sfidano quella che a noi sembra acqua gelata facendosi forza con enormi bicchieroni di birra o caraffe di vino bianco locale.
I pescatori, che adesso riescono ancora ad acchiappare qualcosa di diverso da pesci asfittici e semi calpestati sono i padroni incontrastati degli scogli, senza doversi accapigliare con gli sciagurati della spiaggia libera.

La bassa stagione è il momento ideale per esporre ai primi raggi le ciccie bianche d'inverno, prima di risaltare come un dado di galak nel regno del cioccolato fondente, il sole non brucia e il vento aiuta a percorrere chilometri sulla riva deserta o quasi, senza dover farsi strada a gomitate e senza doversi prendere schizzi e pallonate, le onde basse lasciano il fresco sotto i piedi e senza parere si percorrono chilometri. Arriva soltanto il fiume a dirti che ti sei spinta troppo oltre e che è il momento di tornare indietro.

 Gli ambulanti si allenano per la stagione, ma anche loro sembrano non avere più di tanta fretta. Anzi, visto che la gente sulla spiaggia è poca magari si prendono mezza giornata di riposo e decidono di esporre la loro mercanzia sulla riva, che vuole si ferma ma oggi non si passa tra gli ombrelloni.

La bassa stagione vira bruscamente a metà mese, il primo fine settimana di vero caldo e di scuole chiuse, la riva improvvisamente si popola, i racchettoni ritmano dalla riva il trascorre della giornata dopo aver passato l'inverno nelle cantine delle seconde case, la bagnina comincia ad incazzarsi dietro ai ragazzini mentre i fratellini piccoli piangono e strepitano dietro al gelato, a un pannolino da cambiare, a un nonno che improvvisamente decide che il nipote non deve aver paura dell'acqua e tende tranelli a base di bagni inaspettati e indesidarati.
Gli ambulanti si susseguono a intervalli di cinque minuti, al ventesimo ti dimentichi di essere politically correct e non li sopporti veramente più, Coccobbello urla a pieni polmoni per farsi sentire da riva ai gazebo a ridosso della strada e tu decidi che ne hai abbastanza. L'alta stagione ti avrà ancora per qualche fine settimana d'agosto, i bambini al mare con i nonni e tu che farai la pendolare per dargli un bacio di sfuggita perché ti mancheranno da morire.
Ma per quest'anno avresti anche già dato.
E vorresti una bassa stagione eterna, per goderti le bellezze inaspettate di un angolo di mondo che credi di conoscere a memoria.
 

domenica 16 giugno 2013

La trasmissione riprenderà appena possibile

Sono al mare, con gli Emmetutti e senza gatta. Anche Fiona è in vacanza, presso la gentile gattara del quinto piano. Sole, fancazzismo allo stato brado, ricche mangiate di pesce e amici. Poi torno, neh. Ma ora sono in stand by. A presto.
Adesso che rileggo al volo quello che ho scritto sembra che oltre al pesce abbia mangiato anche glie amici. Giuro che non è così

martedì 11 giugno 2013

Il mondo in una stanza.

Entrano di corsa mentre sto aspettando il mio kebab arrotolato, con gli zaini sbatacchianti sulle spalle e la faccia felice dei ragazzini agli ultimi giorni di scuola.
Sono quattro e bellissimi, ognuno a modo proprio, alti e sottili: uno con la carnagione olivastra, gli occhi allungati e un ciuffo di capelli nerissimi che gli taglia in due la fronte, uno con i lineamenti cesellati e la cresta da mohicano, nero come la pece e con i modi da milord, uno con un ciuffo a spazzola alto sulla fronte, un po' più basso degli altri ma sembra una goccia di mercurio scappata da un termometro, l'ultimo ha un caschetto cortissimo da fraticello e gli occhi verdi. Saranno poco più grandi di mio figlio maggiore, prima media credo, ordinano kebab, patatine e cocacola, il milord chiede con sussiego una minerale.
Si siedono intorno a un tavolo e ridono di stupidaggini, di profie stronze e di compagne tettone. Poi arrivano i loro kebab.
Fraticello sentenzia che intorno a quel tavolo c'è tutto il mondo: il kebab che è arabo, un italiano, un americano, un africano - io non sono africano, sono italiano di origine somala, boja faus! Sbotta il Milord - e un asiatico.
Agli altri tre si accende un punto di domanda sulla testa, chi sarebbe l'asiatico?
- Scusa, chiede Fraticello rivolto verso Spazzolino, ma i tuoi da dove vengono?
- Dall'Albania!
- E l'Albania non è in Asia?
- Ma no! L'Albania sta sopra la Grecia!
- E la Grecia non è in Asia?
- Ma no! La Grecia gioca gli europei di calcio!
E con la chiusura di Milord proferita con aria di sufficienza che mette finalmente d'accordo tutti si avventano sui loro kebab e chi se ne frega più del resto del mondo.


P.s. Interrogato a tal proposito Emmegrande ammette di non sapere in che continente sia l'Albania e di fregarsene pure. E forse hanno ragione loro.
 

lunedì 10 giugno 2013

Cardiodissea

Il Nonno SantoSubito soffriva di dolori improvvisi alla bocca dello stomaco già da tempo. Un paio di anni fa si era fatto tutta una serie di test, elettrocardiogramma a riposo e sotto sforzo, ECG, enzimi cardiaci... Tutto perfettamente a posto, gli fu diagnosticata un'ernia iatale e prescritta una cura a base di antiacidi.
Due settimane orsono sono ricominciati, ancora più forti. Il primo giugno si è presentato per il suo turno di guardia palliduccio e stravolto, accusando un mal di stomaco che attribuiva all'hamburger che aveva mangiato per pranzo, per fortuna Emmemaxi ha preteso che si facesse vedere dal medico dell'ambulanza del 118. Il tracciato cardiaco non era rassicurante, è stato spedito in ospedale dove gli hanno diagnosticato un attacco di angina e lo hanno trattenuto per accertamenti.
Il lunedì si è fatto la prima coronarografia, dal risultato niente affatto incoraggiante: due coronarie completamente ostruite e una solo parzialmente che è stata riaperta sul momento. E' stato ancora trattenuto per un altra coronarografia prevista per il giovedì, per vedere se riuscivano ad aprirne un'altra.
Ovviamente abbiamo cominciato a preoccuparci sul serio, l'alternativa era il bypass coronarico che sarà pure un intervento di routine, ma non è comunque simpatico farsi aprire di corsa il torace e trovarsi a farsi fare un orlo a giorno alle arterie.
Il giorno dopo l'emodinamista parla con mio marito: state tranquilli, noi facciamo un tentativo per scrupolo ma per fortuna la vita dinamica del paziente ha favorito lo sviluppo di una serie di vasi periferici che tengono il cuore in perfetta forma, era per questo motivo che dai precedenti esami non risultavano problemi, il cuore è sano e di un eventuale intervento se ne riparlerà a tempo e modo.
Nel frattempo il paziente si era perfettamente ripreso, tranquillizzato e reclamava cibi più consistenti di semolino e zucchine bollite.
Giovedì scorso c'è stato il secondo tentativo, che purtroppo non è andato a buon fine: le ostruzioni sono probabilmente vecchie di una quindicina di anni ma non ci sono controindicazioni alle dimissioni e al fatto che il Nonno riprenda la sua vita di prima, anzi i medici si raccomandano che faccia lunghe pedalate, che se ne vada in vacanza e nuoti, che continui a correre dietro i nipoti e che mangi di tutto ma moderatamente - ehm, questa è la parte che mi preoccupa di più.
Venerdì mattina il paziente telefona al figlio in pieno panico: i medici vogliono parlargli, invece che parlare di dimissioni gli hanno cambiato stanza, sembra che l'eventualità intervento urgente si ripresenti.
Alle 14.00 io e Emmemaxi parliamo con il cardiologo, che non è l'emodinamista. Lui ci ripete le stesse cose: il paziente va a casa, riprende la sua vita di prima con l'aggiunta di medicinali antiaggregranti, state tranquilli e tra qualche mese valuteremo l'eventuale bypass. Parli solo con il cardiochirurgo, che non è né l'emodinamista né il cardiologo, che le spiegherà bene i pro e i contro.
Io esco perché ho un appuntamento, alle 16.30 sto recuperando i bambini quando mio marito mi chiama, stanno tornando a casa senza aver parlato con il cardiologo che è ancora in sala operatoria, il Nonno deve farsi fare l'impegnativa dal medico e fissare un appuntamento successivo.
Passo da casa, mollo i fanciulli al padre e al nonno e vado al super a fare la spesa.
Torno dopo un'ora e trovo il nonno stravolto: il cardiochirurgo l'ha chiamato per dirgli che deve operarsi entro dieci giorni e che la domenica alle nove deve andare in ospedale per i dettagli.
Panico totale.
Capirete che dal tuttoocchei all'emergenza entro dieci giorni è un passaggio quanto meno traumatico.
Avviliti e preoccupati trascorriamo il sabato cercando di tenerlo nascosto al paziente, stai tranquillo, sono interventi ormai di routine, per agosto sarai come nuovo...
Ieri mattina padre e figlio si presentano dal cardiochirurgo, che controlla i risultati degli esami portati da mio suocero e, trullo trullo, se ne esce con uno stando così le cose hanno ragione i miei colleghi, ne riparliamo dopo l'estate.
Alla fine della fiera tra colleghi non si erano parlati.
Ognuno aveva fatto la sua diagnosi e la sua prognosi senza consultarsi.
E noi ci siamo cagati sotto.
Ma una telefonata tra di loro se la sarebbero potuta fare, che quella che è arrivata a mio suocero ha causato alle sue coronarie un danno peggiore che se avesse mangiato un chilo di toma a colazione?
O i tagli alla sanità hanno colpito anche le linee interne?
Vabbè, il Nonno SantoSubito è un cavallo e sono convinta che sfangherà alla grande anche il bypass, se e quando dovrà farselo.
Ma la cosa mi ha fatto girare un filino gli zebedei.

p.s.: Caro Suocero, se e quando leggerai questo post sappi che tu non sei il mio secondo babbo, sei il mio babbino elettivo. Che i babbi, primi o secondi, non si scelgono. I babbini elettivi invece si scelgono e si adottano perché gli si vuole un mondo di bene.
Baci dalla nuora Sbullonata.

mercoledì 5 giugno 2013

Il gentile utente #2

- Buongiorno, settore tributi. Posso aiutarla?
- Buongiorno cara, ma mi sa che ho sbagliato. Avevo bisogno di informazioni sul bollo auto.
Oooooh! Una cara e gentile vecchietta! Che tenera!
- No signora, sta parlando con il posto giusto. Mi dica!
- QUEL MINCHIONE DISGRAZIATO DI MIO NIPOTE MI HA DISTRUTTO LA MACCHINA!!!!! L'ho dovuta far rottamare. Mi spetta il rimborso del bollo che ho pagato?
- Ehm, se mancano più di quattro mesi alla scadenza le spetta, basta che ci faccia avere la domanda, l'originale del bollo e il certificato ACI-PRA della demolizione!
- QUEL DISGRAZIATO! Gliela avevo imprestata per uscire la sera e lui l'ha distrutta contro un lampione!
- Signora, l'importante è che non si sia fatto niente lui!
- Ah, adesso è all'ospedale con una gamba rotta, ma quando esce gli rompo il resto delle ossa! Era quasi nuova la macchina, AVEVA APPENA QUINDICI ANNI!
Aaaaah, le care, gentili vecchiette!

domenica 2 giugno 2013

Vuole una vita spericolata

Emmegrande è un bravo bambino. Cioè, è un bravo bambino il clone che portiamo fuori casa nelle occasioni ufficiali, quando è tra le mura domestiche è una peste come la maggior parte degli undicenni.
Però a scuola è bravo, con alti e bassi nelle materie che non gli piacciono ma non ci ha mai dato preoccupazioni.
Non è mai stato violento o manesco, un po' caciarone e polemico ma non ha mai alzato un dito su nessun compagno. Anzi, le maestre hanno sempre sottolineato la sua propensione a difendere i compagni in difficoltà.
Quando ci incontriamo con gli amici adulti si comporta bene, saluta educatamente, chiede per favore e ringrazia, chi ha avuto occasione di conoscerlo lo ha sempre notato.
Emmegrande ha sempre avuto problemi di socializzazione con i coetanei. La sua propensione ad essere polemico, a difendere le proprie ragioni a spada tratta, a non sopportare angherie e ingiustizie anche quando non sono a suo danno lo ha sempre esposto a prese di giro varie e a scherzi stupidi da parte di altri bambini.
Ha avuto grosse delusioni da compagni ai quali voleva un bene dell'anima, molte volte ho placato eccessi di rabbia e asciugato fiumi di lacrime, l'inverno scorso ha anche fatto qualche seduta terapeutica con una neuropsichiatra infantile perché soffriva veramente tanto e ne risentivano sia il rendimento scolastico che il comportamento in casa.
Adesso è più tranquillo e sereno. Ha degli amici.
Uno lo è dai tempi del nido d'infanzia, si erano persi alla materna e si sono ritrovati all'inizio dell'anno scolastico, perché entrambi frequantano il prescuola. Il soprannome del suo amico è sempre stato Attila.
Poi ci sono Dani e Dimi.
Il fatto è che Attila, Dani e Dimi sono tre ragazzini riconosciuti dal resto dei genitori come "poco raccomandabili". Ai giardinetti vengono da soli, non accompagnati dai genitori, Dani sfoggia una decina di centimetri di mutande oltre la cintura dei pantaloni, ha gli addominali scolpiti e da grande farà il bello e maledetto.
Dimi è piccolo, bruno e con la voce acutissima, lo senti ridere a tre chilometri di distanza e ha una venerazione per i deretani femminili tondi e sporgenti.
Insieme giocano sostanzialmente a pallone, e nessuno dei tre prende in giro Emmegrande per il suo lieve sovrappeso o perché non sarà mai un campione.
Quando lo vedono si illuminano della sua stessa gioia, si abbracciano, si prendono a panciate e a pacche, si avviano a prendere il gelato tenendosi le mani sulle spalle.
E quando torna a casa dopo aver giocato con loro Emmegrande non è mai triste o arrabbiato o deluso ma puramente, semplicemente felice.
Oggi la Sbullo-family è andata al parco in bicicletta, Emmemaxi a far da capogruppo e noi tre dietro. Arrivati abbiamo prima trovato uno dei bravi bambini, uno di quelli che ha fatto più disperare mio figlio e per il quale la neuropsichiatra ci ha imposto di  chiedere alla direttrice didattica che non sia in classe con lui il prossimo anno, all'inizio delle medie. Famiglia modello, padre dirigente madre impiegata che ha chiesto il part-time per seguire meglio il figlio e la sorellina più piccola. Un poco più avanti Dani e Dimi stavano giocando a pallone, da soli. Emmegrande ha lanciato la bicicletta sul prato e si è unito alla mischia, seguito da Emmepiccola che è la mascotte del gruppo. Gli altri genitori ci hanno educatamente salutato e poi hanno preso la loro prole e si sono spostati 500 m. a monte.
Pochi mesi fa mio figlio ci sarebbe rimasto male, oggi era troppo occupato a tirarsi panciate con Dani e Dimi.
Tornando a casa mi chiede se mi dispiaccia che lui giochi con Dani, ha sentito dire delle brutte cose su di lui dagli altri genitori.
Cose tipo che è maleducato, che si crede più grande della sua età, che farà una brutta fine.
Io vedo un decenne che mi dice buonasera e ciao, che vuole bene a mio figlio e che non lo fa star male come gli altri.
Non ho visto sigarette, bottiglie di birra, sfacciataggine dilagante.
Ho risposto a mio figlio che sono felice che abbia degli amici, che si vede che vanno d'accordo e che visto che lui è un ragazzino che quando vuole sa essere responsabile può aiutare Dani a capire che certi atteggiamenti non vanno bene, se è suo amico capirà e lo ringrazierà.
Non possiamo plasmare i compagn di gioco ideali dei nostri bambini con il das, e forse non sarebbe nemmeno giusto. Hanno diritto di sceglierli e noi abbiamo il dovere di insegnargli a stare attenti.
Istintivamente preferisco Dani e Dimi e le loro mutande sporgenti ai bravi bambini bravi a scuola che tanto hanno fatto disperare mio figlio, e cerco di ignorare le vocine che mi dicono che quelli faranno una brutta fine.
Ai miei tempi giravano anche su di me.
Però abbiamo deciso che finita la scuola organizzeremo un pigiama party in casa nostra, con Dani e Dimi come ospiti d'onore.
Magari me li studio meglio da vicino.