domenica 10 luglio 2016

Il Principe e il Ballerino

Erano belli, eleganti, biondi, raffinati.
Il Ballerino passava con disinvoltura dal boogie - woogie al fox-trot, non disdegnando i valzer e le polke ed era un ottimo tangueiro, Fred Astaire di paese compagno di danze ideale di tutte le ragazze perché educato e mai volgare. Il Principe aveva una bella voce melodica, un paio di 45 giri che avevano raggiunto un piazzamento in hit parade e una discreta notorietà locale, una garanzia di successo per le feste di piazza e le serate in balera.
Il Principe e il Ballerino si amavano, e non era facile essere gay nei paesini degli anni 50.
Si fa ma non si dice, tutti sanno ma fanno finta di non sapere.
"O come mai tuo figlio, che è un bel giovane, non si sposa?"
"Che vuoi, gli garba cambiare..."
Si fa ma non si dice, ma senza dirlo sono stati insieme per quasi cinquant'anni.
Il Principe sognava successi nazionali e cantava in balera, il Ballerino aveva un ottimo impiego in banca e gli lasciava rincorrere i suoi sogni, tanto quello che guadagnava bastava per entrambi.
Invecchiarono, il Principe continuava a sognare e il Ballerino lo accompagnava sorridendo, una buona pensione dopo tanti anni di lavoro, la casa lasciata dai genitori, la spesa al supermercato per la settimana.
Lo incontravo spesso, ancora biondo nella barba ma bianco nei capelli, gli occhi chiarissimi e vivaci, "ma come sei bellina, mi par di vedere la tua mamma alla tua età. Che balli bene come lei?"
"Macché! Io sono un palo della luce... La mamma ballava bene, me lo dice sempre di quando andavate al dancing di nascosto dal nonno"
"E la volta che si andò a vedere Dorelli, che le strinse la mano e lei non se la voleva più lavare... Che ridere!"
E tornava dal suo principe con le borse della spesa.
Il Ballerino se n'è andato. Il Principe è rimasto solo. Per la legge è sempre stato solo. Per la legge non aveva una famiglia, non ha diritti se non quello di piangere il compagno di una vita.
Ieri la Sbullofamily era al Torino Pride, e io ho pensato tanto al Principe e al Ballerino, a quanto gli sarebbe piaciuta la festa, la musica, i colori, finalmente avrebbero potuto smettere di nascondersi.
Perché quello che porta gioia, allegria, convivialità, sorrisi, non può essere sbagliato.
L'amore non è mai sbagliato, i diritti non sono mai da negare quando non sono lesivi della libertà e della vita altrui.
L'Italia è cresciuta abbastanza da riconoscere il diritto a ogni Ballerino e a ogni Principe innamorati di essere chiamati famiglia, è ora che chi è rimasto indietro si adegui.
E diciamo addio al medioevo, una volta per tutte.

giovedì 7 luglio 2016

Il momento di uccidere

Una volta, eravamo ancora fidanzati, ero su un treno con il mio futuro marito. Accanto a noi una ragazza nera, seduta tranquillamente al suo posto. Alla stazione di Porta Susa salì un gruppetto di ultrà - sì, erano proprio ultrà, stavano andando alla partita della Juventus a Milano - e si accanì contro di lei chiamandola scimmia, puttana di merda. La ragazza si alzò e provò a replicare, il capogruppo la spintonò urlandole che l'avrebbe fatta volare dal finestrino. Intervenne mio marito parecchio incazzato, chi lo conosce sa che può fare tanta paura... Ma il capoultrà non si scompose, ci chiamò comunisti di merda e, alla stazione di Chivasso, andò dal capotreno protestando che mio marito LO STAVA PRIVANDO DELLA FACOLTA' DI ESERCITARE UN PROPRIO DIRITTO. Lo stava privando del "diritto" di considerare inferiore un essere umano, del disporre della vita altrui come se fosse un giocattolo, un accessorio che non mi piace e allora lo rompo, un programma tv che non sopporto e allora spengo tutto. Lo stava privando del diritto di essere un delinquente fascista, nazista e razzista.
Del momento di uccidere.
A proposito, qualcuno dice che quello è un pessimo film retorico e mal recitato.
Ma la scena finale mi stende ogni volta.
Immaginate un ragazzo, gli uccidono il padre, la madre, il figlio di due anni.
Gli distruggono la casa e lui decide di fuggire dalla sua terra, con sua moglie.
Durante la fuga perdono il bambino che attendono, ma arrivano in un altro paese che credono amichevole.
Trovano aiuto, un rifugio, si credono al sicuro.
Poi arriva un tizio qualunque e decide che non devi stare al mondo, fine, kaputt, game over.
Immaginate le botte, il dolore, sentire che te ne stai andando ma hai ancora tanto da dire, da fare, da dare.
Immaginate sua moglie che assiste alla scena, vede l'unico affetto che le è rimasto massacrato e sa che sta rimanendo sola, sola del tutto, nel modo più crudele.
Sentite anche il suo di dolore, lo strazio, le urla che piano piano si fanno più fioche perché inutile.
Ascoltate il suo pianto, il suo appello accorato a un Dio che si era distratto perché prenda anche lei, che sola non ci può più stare.
Immaginate tutto questo, immaginate di essere loro.
E adesso immaginateli bianchi.