giovedì 1 maggio 2014

Fatele girare

Sono stata refrattaria a facebook per un bel po' di tempo, mi iscrissi convinta da una collega. Poi ci sono rimasta, ben contenta di esserci anche perché così riesco a mantenere contatti con amiche e amici sparsi un po' per tutto il globo.
Ma sono una facebookista atipica, pollicio poco e solo se convinta, se voglio esprimere la mia partecipazione a un fatto particolarmente intimo o personale, anche se pubblicizzato da un aggiornamento di stato, preferisco mandare un messaggio personale piuttosto che commentare pubblicamente. Odio i link bimbiminkia, non riesco a diffondere immagini anche se bellissime ma impersonali e ho una vera e propria allergia per le vignette buffe e i saluti in rima. La mia amata cugina acquisita Patrizia mi perdonerà se dico che non sopporto i micetti teneri e buffi che ogni sera appaiono sulla mia home page declamando "con tanto affetto vi saluto e vado a letto!". Lo so che a lei e a molti altri piacciono e che quindi probabilmente quella sbagliata sono io, ma son fatta così. Male, direte voi, e questo è vero, ma permettetemi di dire che so benissimo che il giorno che segue la domenica è il lunedì, senza che ogni inizio di settimana appaia sul mio monitor il nano Brontolo (no, non Brunetta, quello di Walt Disney) a ricordarmelo con la sua faccia ingrugnita.
UFFA! E' LUNEDI'!
Lo so, è stato lo stesso anche la settimana scorsa e lo sarà la prossima, possibile che ancora non lo abbia capito?
Ma una cosa che mi manda letteralmente in bestia è l'ormai virale "Fatela girare!"
Leggevo oggi di una situazione al limite del paradossale, il pronto soccorso di un ospedale pediatrico che ha pubblicato un aggiornamento di stato per chiedere, per favore, di smetterla di andare in massa a offrire sangue rh 0 negativo per una bambina gravemente malata, non ce n'era nessun bisogno e le continue telefonate che ricevevano stavano creando seri problemi. Qualcuno, chissà a quale scopo, ha pubblicato la notizia su facebook accompagnata dal consueto invito, "fatela girare!" "condividi, se hai un cuore!" e centinaia di brave persone in perfetta buona fede ha preso la notizia per reale.
Ma peggio ancora è quando queste bufale tendono a fomentare assurde e pericolose guerre tra poveri o ad alimentare pericolosi integralismi, si tratti di razzismo, omofobia, animalismo o ecologismo estremo.
Sappiatelo, non esiste nessuna legge approvata dal Comune di Torino (peraltro, a norma del titolo V della Costituzione Italiana i Comuni non possono emanare leggi ma solo regolamenti) che assegna case gratuite ai Rom e prevede per loro sussidi di migliaia di euro, la povera coppia che dormiva sotto i ponti in Emilia Romagna mentre le case popolari venivano assegnate agli extracomunitari in realtà aveva rifiutato tutti gli alloggi proposti loro perché non gli piacevano, la ex Ministra Kyenge non ha mai presentato una proposta di legge che prevedeva il reddito di cittadinanza per i clandestini, non esiste alcun dossier segreto della CE sul fatto che effettivamente i vaccini causrebbero l'autismo o altri gravi problemi né tantomeno alcun carteggio segretissimo che provi la presenza di centrali nucleari sotterranee responsabili dei sismi sul nostro territorio, ai matrimoni nel sud d'Italia non si sparano colpi in aria almeno dalla metà del secolo scorso, quindi la sposa calabrese che avrebbe ucciso otto invitati per rispettare questa barbara tradizione è una bufala bella e buona.
Ma il facebookista (cit. Paolino Paperino) legge, si indigna, e fa subito suo l'appello "Fatela girare!" contribuendo così alla diffusione di notizie assurde, pericolose, create ad arte per sfruttare al meglio le paure insite nella maggior parte dell'italiano medio, quelle del diverso, dello straniero.
E l'italiano medio abbocca.
Quindi, vi prego, prima di diffondere una qualunque notizia, anche se l'ha postata il vostro migliore amico, il consigliere del vostro quartiere, il sito di notizie vere più vere del vero controllate che non sia una bufala. E' una forma di civiltà e di onestà intellettuale.
Come fare?
Date un'occhiata qui.
Servono solo pochi minuti e magari, se lo facciamo tutti, smettiamo di farle girare.
Le scatole.