martedì 31 maggio 2016

Arrosto che non ti tocca

Nella ridente cittadina costiera c'è un modo di dire: "Arrosto che non ti tocca lascia che bruci".
La prima volta l'ho sentito da una ridente massaia ben accomodata sotto l'ombrellone. Una di quelle sessantaepassaenni con il costume corazzato, che all'origine è stampato a nontiscordardime che una volta indossato diventano peonie.
Una di quelle belle matrone che ispirano istintivamente simpatia, caciarona, ridanciana, dall'aspetto materno.
A una vicina di sdraio sembrava fosse sparito il portafoglio dalla borsa e, poveraccia, era disperata non tanto per i venti euro che conteneva quanto per i documenti, il bancomat, queste cose qui, insomma.
E la ridente matrona, di sotto il palmo della mano, mi disse che sì, lei aveva visto quel vucumprà che passava proprio dietro a quell'ombrellone, ma in questi casi è meglio stare zitti. Arrosto che non ti tocca lascia che bruci.
Non sono affari miei,
non mi riguarda,
perché metterci il naso?
Tra parentesi, il portafoglio uscì fuori dopo pochi minuti. Il nipote della proprietaria se ne era appropriato per comprarsi il gelato. Giurò di averlo detto alla nonna e che questa era mezza sorda e non aveva sentito.
Magari è vero ma magari no.
Arrosto che non ti tocca lascia che bruci.
E' da ieri che queste poche parole mi tornano in mente, da quando a bruciare è stata una ragazza poco più che ventenne, l'ennesimo femminicidio, l'ennesimo fidanzato geloso e possessivo, l'ennesimo atto di violenza estrema per un rifiuto, per un basta, per un non ne posso più, non ti voglio più, è finita.
Solo che questa volta qualcuno ha visto, qualcuno ha sentito le urla di aiuto, qualcuno ha notato quella ragazza che si sbracciava, ma ha tirato dritto.
Eh, ma son ragazzi, non avranno capito,
cosa c'è da capire? Se una ragazza corre sbracciandosi e gridando ha bisogno di aiuto
Sì, ma avete presente che zona è quella? Cè da aver paura a fermarsi!
Sì, ma bastavano tre cazzo di cifre sul cellulare. 1 1 3
Ma tanto le forze dell'ordine non sarebbero arrivate in tempo.
E se ci fosse stata una pattuglia in zona? E se invece fossero arrivate in tempo?
E comunque anche se fossero arrivate figurati, sarebbero stati capaci di arrestare che le ha chiamate, gli avrebbero detto di farsi gli affari suoi, ancora ancora se ti impicci di prendi una denuncia tu per diffamazione.
Insomma, arrosto che non ti tocca lascia che bruci.
Anche se l'arrosto ha i capelli biondi e il sorriso dolce di una ragazza di poco più di venti anni.

lunedì 23 maggio 2016

Comunque madre

Che io sia una credente all'acqua di rose è cosa nota e risaputa. Che cerchi di andare d'accordo con Dio ma che ci vada molto meno con la chiesa altrettanto.
Ma i battesimi mi piacciono.
E sì, lo so che si impone a un bambino una fede che ancora non è in grado di capire e che dovrebbe essere lui a scegliere quando è in grado di farlo e che eccetera eccetera, ma mi piacciono perché secondo me sono la celebrazione di una vita che comincia, quando tutto ancora è da scrivere e da inventare.
Perché amo quei pupattoli infiocchettati che guardano il parroco con l'espressione "'zzo vuoi tu da me?" e sgranano gli occhi quando gli arriva quella goccia di acqua benedetta sulla testa a volte manifestando il loro dissenso con vocalizzi indignati.
Perché in ogni vita che comincia, oltre all'incontro di un ovocita e di uno spermatozoo, e la morula e la blastula e l'embrione, e una pancia che cresce fino a diventare ingombrante e al limite della sopportabilità, e le nausee e i piedi che diventano palloncini continuo a vedere un po' di magia, o di divino per chi preferisce.
E mentre il festeggiato spalanca gli occhi davanti alla fiammella della candela che suo padre tiene in mano io guardo quei due mostriciattoli seduti vicino a me e ricordo quando erano loro a passare dalle braccia del padrino a quelle della madrina altrettanto orgogliosi e mi sento fortunata, nonostante le notti bianche, le crisi dell'adolescenza, le stanze mai in ordine invase da minutissimi pezzi di lego e carte di caramelle nascoste nelle fodere dei cuscini del divano.
E poi penso a te, e anche se non ti vedo vedo il fondo lucido dei tuoi occhi.
Perché ti hanno detto che madre non lo diventerai, almeno non adesso, almeno non con le vie naturali.
Perché forse, possiamo provare, possiamo tentare, c'è una terapia, c'è una cura, ma non si sa, non si faccia illusioni, le speranze sono poche.
Ma tu sei madre quanto me.
Sei madre di mille pensieri, di mille speranze, di mille ritardi e di mille lacrime su una macchia di sangue.
Sei madre di mille tentativi, di mille sogni e di mille nomi da maschio o da femmina.
Sei madre di mille momenti di rabbia, perché a lei sì e a me no? Perché a quelle che li lasciano nei cassonetti o li vendono, a quelle che li trascurano, a quelle assassine e a me no?
Madre di mille bambini, perché a tutti quelli che incontri, a tutti i figli delle tue amiche che tieni in braccio, continui a rubare un colore degli occhi, un'espressione, la piega del sorriso o della smorfia che vorresti ritrovare nel tuo.
Sei mamma anche un po' dei miei figli, che guardi con gli occhi a forma di cuore e quanto sono belli, quanto sono cresciuti, quanto sono simpatici.
E mentre tutti pregano per il piccolo festeggiato il dedico il mio pensiero a te, che da madre dei pensieri lo diventi di cuore.
Grazie alla scienza, alla biologia, alla fortuna o a una carta bollata che tu riesca prima o poi a vedere quel sorriso, quel ricciolo così strano, in una creatura che ti chiami mamma, e che crescendo si renderà conto di quanto sarà fortunata ad averti come madre.

giovedì 19 maggio 2016

In casa, dopo l'uragano.

E l'uragano di cui trattasi è scaturito dalla bella idea mia e di Emmemaxi di "sistemare casa".
Oddio, siamo sempre stati dell'idea che è la casa a dover fare il comodo di chi la abita e non il contrario, ma è anche vero che dopo 14 anni di coabitazione tutto sommato abbastanza civile il nostro appartamento cominciava a dare segni di cedimento non indifferente. Adesso che i ragazzi sono cresciutelli non avevamo nemmeno più la scusa "a cosa serve ritinteggiare le pareti se poi passano quei due con i pennarelli?".
Chiamare dei professionisti? Quando mai, quando in casa vivono due artisti dell'arrangiarsi?
Con il senno del poi sto tuonando il classico mai-più-nella-vita.
Sono passati 15 giorni, due settimane.
Ho la camera di un bellissimo rosa antico che fa pendant con le macchie sul pavimento del balcone, l'ingresso che sembra scampato a Katrina per puro miracolo, quattro porte interne candide e le altre due che sono in trepida attesa che il marito finisca di consegnare le tessere elettorali per le amministrative di giugno per poter avere il loro trattamento estetico, la gatta destabilizzata che caga per protesta sul balcone dei ragazzi e il mal di schiena più feroce degli ultimi venti anni.
Il lato positivo è che ho approfittato della situazione per far pulizia delle cose che non servono più.- Anche di qualcuna che serviva ancora, a dire il vero. Ieri ho recitato il requiem per un bellissimo vaso di cristallo regalo di amici che ha avuto la belluina idea di infilarsi proprio nell'unico scatolone che mi è scivolato di mano. Il pezzo più grande che ho recuperato aveva le dimensioni di una moneta da un centesimo di euro.
Ma sono spariti fascicoli di dispense di cucina che non avevo mai preso in mano dopo la prima scorsa veloce, un video lettore VHS che mio marito ha sostenuto per anni che prima o poi sarebbe riuscito a far riprendere a funzionare, i regali della prima fidanzata di mio figlio maggiore, con la quale ha vissuto una tormentata storia d'amore dai 7 ai 10 anni finita malissimo e pure il terrificante scalda bicchieri da cognac che qualche buontempone ha ritenuto fosse un'idea originale da regalarci per il matrimonio. Avevamo fatto la lista di nozze in agenzia di viaggi, per dire.
E sta prendendo la via della discarica, partirà appena quello delle tessere elettorali porterà giù per le scale quei due pesantissimi sacchi in cui è finito, anche il contenuto della misteriosa botola del soppalco sopra il quale dorme Emmegrande. Questa, teoricamente, avrebbe dovuto contenere solo una scatola di foto e alcuni giochi di società, solo ieri e dopo anni ho scoperto che era stata eletta rifugio di tutto ciò che mio figlio faceva sparire quando io gli urlavo contro "metti in ordine quel casino che c'è sulla tua scrivania".
Ho trovato le tabelline del 4 e del 5 che stavamo cercando dal 2011, lo spartito de "Il gatto e la volpe" disperso in prima media, circa 250 pezzi di puzzle scompagnati e la collezione quasi completa delle figurine di serie A del campionato 2009/2010.
Per misteriosi motivi sono sparite due scarpe. Non un paio di scarpe, due scarpe.
Se qualcuno individuasse un polacchino blu scamosciato numero 42 e una sneaker di pelle bianca numero 35 mi scriva nei commenti.
Tutto questo per dire che sì, VOLEVO VERAMENTE riprendere a scrivere qualcosa di profondo e poetico, e appena mi ripiglio da questo caso torno, neh...
Guardate che torno!!!
Se sopravvivo.

martedì 3 maggio 2016

A volte ritornano

E se io aprissi le finestre e facessi entrare un po' d'aria?
Che di polvere se n'è accumulata un po' troppa.
C'è odore di chiuso, qui dentro.
Approfitto della primavera, riapro la mia casa virtuale, è stata chiusa troppo tempo.
Le cose cambiano, la vita corre.
Emmegrande è adolescente, è diventato alto quanto me. Del ragazzino pacioccone e coccolone c'è rimasto ben poco, se non il fondo dolce degli occhi quasi neri quando è sicuro che nessuno, ma proprio nessuno lo stia guardando.
Emmepiccola continua ad essere una trottola mai ferma, mai zitta, sta sempre facendo qualcosa, anche quando dorme.
Emmemaxi è Emmemaxi, la roccia inamovibile della famiglia.
Fiona è sempre più grassa e appagata, non ha più le crisi epilettiche perché abbiamo trovato la cura giusta, non sarà mai una gatta normale ma direi che è proprio quello che la rende la nostra gatta.
E io sono sempre io. Un po' più vecchia ma forse non ancora saggia, continuo a cantare le mie canzoni stonate e a ballare a ogni tempo musicale, continuo a sclerare, a correre, a ridere, a incupirmi e a fare l'avvocato delle cause perse.
Ogni tanto una crisi d'ansia prova a farsi viva, ho imparato a dirle stai ferma lì, adesso non è il momento.
E continuo ad avere la testa piena di storie, che stanno rincominciando a prendere forma.
Diamo aria alle stanze, che abbiano lo spazio per ritornare a casa loro.
Ben ritrovati, a chi c'è ancora.