martedì 30 aprile 2013

#sapevatelo (e poi basta)

L'anonimo che ha commentato due post orsono ha un nome, una faccia e le sue buone ragioni per avercela con me.
Ci ho dato giù pesante e, a quanto pare, ingiustamente.
Questo mi serva di lezione perché impari che il mio istinto non ha sempre ragione per quanto riguarda le persone di cui fidarmi.
- E, te l'ho detto, stai anche tu attenta a fidarti delle persone giuste -
Comunque:
a) Questa persona non ha niente a che fare con il mio persecutore informatico che rimane sempre misterioso ma iperattivo, mi ha pure segnalato al Sig. Faccialibro come spam.
b) Sono convinta di farmi portavoce di tutti nel chiederle scusa per i commenti che l'hanno attaccata in quanto "anonimo".
c) Sentiti libera di commentare quanto e come vuoi, e firmati pure.
Detto questo dichiaro ufficialmente chiuso l'argomento e auguro buon primo maggio a tutti.
Qui se non la smette di piovere faremo una gita in barca senza muoverci da casa.

giovedì 25 aprile 2013

Io non mi sento libera

Perché vi siete presi quello a cui tenevo di più. Vi siete rubati le mie illusioni.
Quelle che mi facevano sperare in qualcosa di diverso, in una classe politica migliore, più onesta, che fosse legata non alla cadrega ma all'ideale del bene comune.
Quella che finalmente non avrebbe detto "lui è peggio di me";
quella che non avrebbe urlato ma parlato;
quella che non avrebbe rinfacciato ma fatto;
quella che non avrebbe contato ma su cui contare.
Mi sento polverosa e flaccida come una bandiera rossa appesa sulle travi di una cantina in attesa di poter sventolare al sole, comincio a puzzare di muffa e chissà se sentirò di nuovo il vento buono prima che le tarme mi sbriciolino.
Ieri sera non sono andata alla fiaccolata, lo avrei fatto ma Emmegrande con 39 di febbre ci ha cambiato i piani, ma quella torcia in mano non sarebbe stata per il mio paese di oggi, ma per il Paese che sognavano quelli che sono morti per liberarlo - come vi sentite quando pensate a loro, cari onorevoli? Ma li pensate mai? - e oggi ho appeso il Tricolore dal balcone in loro memoria e in loro Onore.
Ma da qui a essere libera ce ne corre, cara Italia.
E lo penso mentre guardo i notiziari in tv o leggo i giornali, altre elezioni, solite facce, soliti nomi, solite promesse, soliti sederi incollati alle solite sedie. Qualcuno urla un po' di più degli altri, qualcuno forse ha veramente l'illusione che io ho perso, quella di essere lì per cambiare le cose. Peccato che ormai non vedo più persone in parlamento ma burattini e burattinai.
Pinocchio,
Mangiafuoco,
Lucignolo.
Intanto Geppetto senza giacca patisce il freddo e la fame.
Intanto penso alla mia bisnonna Giulia, che fece volare la camicia nera che i tirapiedi del podestà avevano portato per mio nonno e avevano poggiato sul tavolo di cucina. "Io non ci mangio dove c'è stato appoggiato il sudicio!";
penso a mio nonno che si era già scavato la fossa per una di quelle fucilazioni di massa previste dai nazisti per rivalsa, uno di noi = dieci di voi, salvato da un tempestivo bombardamento e da un biondino tedesco che parlava l'italiano e gli disse scappa, ho visto che hai due bambine piccole, scappa;
penso ad Andrea, amico d'infanzia, tutte le volte che passavamo davanti a quel muro sbreccato e bucherellato mi diceva che lì era morto suo nonno, fucilato perché Partigiano.
Dedico questo post alla mia amica Elena, che ha veramente avuto l'illusione di cambiare le cose dal dentro, e per questo è stata ingiuriata, infamata, calunniata e quando ha detto basta non ha gettato la spugna, ha semplicemente deciso di uscirne pulita come ne era entrata.
E alla bambina che qualcuno festeggia oggi, con quel fiocco rosa che è apparso stamane sul portone del mio palazzo di città.
Che lei sia libera veramente.

martedì 23 aprile 2013

Tana libera tutti

Ciao.
Lo so che leggi.
E lo so che probabilmente ti stai divertendo un mondo.
Per enne volte ho trovato tentatitvi di violazione del mio account.
Per enne volte ho privatato il mio profilo FB e l'ho trovato di nuovo pubblico.
Adesso, misteriosamente, mi segnalano che i blogroll del miei followers non ricevono più i miei aggiornamenti.
Ok, divertiti.
Fallo pure.
Per conto mio ho deciso che mi sono stancata di giocare a rimpiattino, tanto anche quando ero bambina mi facevano subito tana.
E poi non ho niente da nascondere anzi, come ti ho già scritto una volta ti ringrazio.
Perché se non avessi battuto quella lorda che tu sai non avrei mai capito tante cose, tipo che il mondo perfetto non esiste e se anche potesse esistere non sarei io quella in grado di crearlo;
tipo che se anche mi hanno fatto tanto male nella vita io non avevo nessun diritto di farlo ad altri;
tipo che se anche ho dovuto ingoiare tanti rospi vomitarli sotto forma di veleno non mi è servito a niente se non a intossicarmi ulteriormente.
Ma ho capito anche che se ho una famiglia splendida, banalmente e splendidamente normale non è poi così strano, e quindi forse me la merito;
che se ho un lavoro fisso - per adesso - e che nonostante tutto mi piace non devo sentirmi in colpa perché chi è più istruito e intelligente di me ancora latita nel precariato o perché mio fratello fa l'operaio spaccandosi la schiena enne ore al giorno e ringrazia il cielo che c'è lavoro, non sono stata raccomandata né aiutata da nessuno, ho fatto tutto da sola;
che se scrivo non lo faccio per chi mi legge ma per me, perché per me la parola è vita, è terapia, è andidepressivo, è droga ed euforia, lacrime e autocritica, consapevolezza e autocoscienza.
Non so chi tu sia e perché tu lo faccia, se lo fai per senso di giustizia perché pensi che sia cattiva e meriti di essere punita complimenti, la tua sindrome dispercettiva è più grave della mia.
Se lo fai perché volontariamente o involontariamente ti ho ferito o fatto male in qualche modo scusa.
Ma adesso, come diceva il grande Clark Gable, francamente me ne infischio.
E riesco allo scoperto e respiro a pieni polmoni.
Che se anche sono un barracuda travestito da bambolina in realtà rimarrò sempre la vecchia, matta, irascibile e rissosissima Sbullonata.
A chi va bene è così, per gli altri in alto a destra c'è il link "blog successivo".

domenica 21 aprile 2013

Non ho fatto il cambio di stagione.

Intanto perché dopo tre giorni di anticipo d'estate siamo passati direttamente all'autunno inoltrato.
Poi perché Emmegrande è tornato dalla Francia e doveva raccontare.
No, non della crociera sul lago e delle gite a Chambery e Annecy, ma di quando si sono presi a ciabattate in camera a luci spente e di quante scoregge facessero i suoi compagni di stanza.
E' tornato felice, soddisfatto, cresciuto: i gitanti dovevano collaborare ogni giorno all'ordine e alla pulizia delle camere e ad apparecchiare e sparecchiare i deschi.
Dopo mezza giornata è già tornato alla modalità infante.
"Emmegrande! Dai una mano a mamma ad apparecchiare!"
"..."
"EMMEGRANDE! Dai una mano a mamma ad apparecchiare!"
"Un attimo..."
"EMMEGRANDE! SE NON MI DAI UNA MANO AD APPARECCHIARE IL TAVOLO GIURO CHE RIMANI SENZA PRANZO!!!!"
A questo punto arriva al galoppo, lancia i piatti a mo' di freesbe che dove vanno vanno, smazza i tovaglioli assolutamente a caso e inverte DELIBERATAMENTE la posizione delle posate. Ho la fissa che la forchetta deve andare a sinistra e il coltello a destra RIGOROSAMENTE con la lama verso il piatto, ognuno ha le sue manie. E lui, di proposito, piazza le posate in ogni dove purché il posto sia sbagliato. A volte anche infilate nel bicchiere.
E non ho fatto il cambio di stagione nemmeno oggi che teoricamente avrei avuto niente da fare se non guardare la pioggia che scende ininterrotta o quasi da stamane.
No, perché la teoria è una cosa, poi arriva la pratica a tirarti la mazzata tra capo e collo.
Oggi ritiro spirituale per i neo-comunicati in un convento fuori Torino, i genitori sono convocati alle ore 16.00 per recuperare la loro discendenza e ricevere le istruzioni per la cerimonia ufficiale del 5 maggio. Manco fosse l'incoronazione di tutti i re residui del mondo.
Arriviamo sotto il diluvio con Emmepiccola profondamente addormentato sul sedile posteriore, ci stipano tutti nel coro dell'antico convento, peraltro bellissimo, e comincia l'opera di organizzazione. Servono volontari per l'offertorio, per le letture, per le preghiere dei fedeli. Un buon 80 % dei presenti cerca di infrattarsi dietro o sotto le panche, per fortuna esiste quel 20% di fedeli fedelissimi di Padre Turbo che alza entusiasticamente la mano, a questo punto c'è da dirimere la controversia su quale dei fratelli dei festeggiati presidierà l'offertorio perché ce n'è uno di troppo. Già strali e fulmini volano tra gli occhi dei genitori quando Padre Turbo salomonicamente decide che la cesta delle offerte sarà portata da tre creaturi, tanto uno è piccolo e tenero e non infastidirà l'estetica del corteo.
Il comitato organizzatore propone una riunione infrasettimanale per studiare la disposizione dei posti in chiesa. Il comitato delle madri lavoratrici e ultra-stufe propone un sorteggio e non ci vengano ulteriormente rotti i cabasisi. Passa la seconda opzione. Ogni gruppo prepara i bigliettini, ne tiro su uno a caso e vinco la prima fila. Subito una mamma protesta che mio marito è troppo ingobrante e chi sarà seduto dietro di lui non vedrà niente. Mio marito - ateo - cristianamente si offre di occupare una sediola laterale. Si procede con il sorteggio, la seconda e la terza fila capitano a famiglie che oggi sono assenti, via via le altre. Quella che ha protestato per la stazza di mio marito si trova relegata nella decima e alla baciapile più baciapile del gruppo (catechista, tre figli che cantano nel coro, volontaria in segreteria e lettrice ufficiale delle preghiere dei fedeli) tocca l'undicesima ed ultima. Sta sbavando verde. A questo punto ci guarda, certa della nostra approvazione, e sentenzia che alle famiglie che non sono presenti evidentemente non importa gran che del tutto e quindi potrebbero essere tranquillamente spostate in fondo. Entro in modalità Erinni e mi incazzo un filino. Ci sono famiglie che potrebbero avere mille buone ragioni per non esserci, magari qualcuno sta male, magari qualcuno lavora, magari qualcuno non ha la macchina per arrivare fino qui. Abbiamo deciso per il sorteggio o vogliamo fare i giochini di palazzo come in parlamento? La baciapile, vistasi in minoranza, opta per una rapida retromarcia. Ci vengono date le istruzioni per il versamento della cauzione e la restituzione dei sai d'ordinanza e, quando già spero di essermela cavata e di poter riprendere la strada di casa, Padre Turbo decide di intrattenerci ulteriormente con cenni storici sul monastero che ci ospita e sulla poetica storia di San Tommaso d'Aquino, che per resistere alla tentazione del diavolo sotto forma di affascinante e danzante odalisca, proprio qui si bruciò il Valter con una torcia accesa. Tutti i papà presenti istintivamente e contemporaneamente si chinano a proteggersi i gioielli di famiglia mentre io rido come una pazza alla proposta di recarci a venerare la reliquia del sacro cintolo donato a San Tommaso da uno stuolo d'angeli per proteggere la parte lesa e per preservare in eterno la sua purezza. La Socia mi dice che se qualcuno si farà il segno della croce dinanzi alla sacra reliquia lei sverrà dal ridere. Quando è stato il turno di mio marito di prostrarsi davanti al segno del martirio questi se ne è uscito con un "ma è piccolo!!!" che ha abbattuto definitivamente la baciapile. Spero che alla chiusura serale del convento qualcuno si accorga che è stramazzata su una panca.
Al ritorno abbiamo fatto la gara in tangenziale con il pulmino dei catechisti capitanato da Padre Turbo.
Abbiamo vinto noi.
Il cambio di stagione magari lo faccio in settimana.

martedì 16 aprile 2013

Vive la France

Emmegrande va in gita.
Tre giorni in Francia con la classe.
Ma io mica sono in ansia.
Faranno un giro bellissimo, Aix les Bains, Chambery, Lac du Bourget, Annécy, mica pizza e fichi. Mica come noi che ci portavano dalla mattina alla sera a Pisa a veder la torre che pende e mai cade giù. Avevo comprato il souvenir che cambiava colore a seconda delle condizioni meteo. Mai funzionato.
E poi ha già fatto una gita di tre giorni quando era all'ultimo anno della materna, sono andati ad Alassio.
Erano in dodici con quattro adulti.
Domani sono sessanta con quattro adulti.
Ma non sono in ansia, figuriamoci!
I ragazzi di oggi sono svegli, mica come me che mi persi nel Duomo di Pisa e non ritrovavo la classe. Oddio, meglio nel Duomo che nella torre.
Io non sono in ansia.
Nonostante mia madre mi telefoni trenta volte al giorno per chiedermi se non stia in pensiero. Per dirmi che mi raccomandi con lui che non si allontani dalle maestre. Per ricordarmi che gli devo ricordare di stare lontano dai pericoli e dalla gente che non conosce.
Emmegrande è un ragazzino in gamba, responsabile anche se non si ricorda mai di portare i libri da scuola a casa per fare i compiti, maturo anche se litiga venti volte al giorno con il fratello per un pezzo di lego, affidabile anche se si ricorda di darmi le comunicazioni della scuola con tre giorni di ritardo dal termine ultimo.
Non sono in ansia perché so che in queste situazioni sa come comportarsi.
E poi ci sono i suoi amici. Quello che si porta dietro dai tempi del nido, sono in classi diverse ma in gita vanno insieme, lo chiamano affettuosamente Attila. E poi l'altro, anche lui amico dalla materna, anche lui in un altra classe ma compagno di viaggio. Alla materna lo chiamavamo Bin Laden.
Non c'è da stare in ansia, ho controllato le previsioni del tempo, prevedono sole e caldo. Fino a venerdì, quando dovrebbero fare la crociera sul Lago di Bourget ed è prevista tregenda. Non saranno così idioti da farli galleggiare su un lago in tempesta.
Credo.
Ma non starò in ansia! Io volevo studiare le lingue e mia madre me lo vietò perché non dovessi viaggiare all'estero, non farò lo stesso con mio figlio.
IO NON SONO IN ANSIA.
Saranno tre giorni eterni.
....'iuto....

domenica 14 aprile 2013

Modalità sportiva

L'inverno appena trascorso non è stato molto piacevole. Nemmeno il 2012 lo è stato.
Tutto questo, a voler vedere il famoso bicchiere mezzo pieno, ha avuto un riscontro positivo.
Dopo enne anni sono rientrata in una 42.
Il fatto è che dopo una certa età, che io ormai ho passata, non si dimagrisce.
Ci si ammoscia.
E poiché da quando ho cambiato ufficio non posso più usare la bici per i miei spostamenti ho deciso che la bella stagione mi vedrà sportiva. Urge rassodamento zone critiche prima della prova costume.
No, le creme rassodanti non funzionano, fidatevi.
Ieri pomeriggio prendo Emmegrande e lo coinvolgo nella nostra prima sessione di jogging familiare. Poca roba, nevvero, andata e ritorno dal supermercato, tre minuti di corsetta e tre minuti di camminata veloce alternati.
Gli ho dato la polvere.
Lui undici anni e io quarantasei e mezzo giusto ieri e gli ho dato la polvere.
- Segue breve e incisivo predicozzo su quanto sia importante l'attivita aerobica per migliorare la resistenza fisica -
Non paga appena arrivata a casa mi sono appropriata della wii-fit e mi son fatta un po' di yoga, con risultati invero altalenanti e poi ho scoperto la BOXE A TEMPO!
Ovvero 'sta roba qua:
Sembra una cagata e in realtà lo è, ma si suda come cammelli e da una soddisfazione incredibile, soprattutto quando alla fine ti concede dieci secondi per colpire il sacco come e quanto vuoi.
Banzai.
Mi sono fatta tre match, alla fine ero un incrocio tra Rocky Balboa e un'erinni. E incredibilmente carica e adrenalinica, credo di aver buttato fuori tanto di quello stress arretrato che con un altro paio di incontri probabilmente potrò salutare goccine e pasticche varie.
E oggi, all toghether, bicicletta!
Parco vicino casa, il marito ha pedalato per ben 800m tra andata e ritorno e io mi sono fatta dieci giri di pista nel parco, approssimativamente otto chilometri.
Figo, vero?
A giugno sarò soda come un melone acerbo.
Ma distrutta.
Ora vado a prendermi un voltarene, buonanotte.

mercoledì 10 aprile 2013

Scene ordinarie nel bagno di casa.

Ho preparato gli zaini dei bambini con la merenda per la scuola e i sacchetti con i kimono per la lezione di karate.
Ho messo a posto i panni stirati.
Ho rifatto i letti dei pargoli che per uno strano fenomeno metafisico mio marito si dimentica sempre. Però il nostro lo rifà tutte le mattine.
Ho messo via una felpa per i bagagli di Emmegrande, che la possima settimana va tre giorni in Francia con la classe.
Ho messo la pasta e patate sul fuoco.
Ho preparato i vestiti per domattina, per gli Emmedue e per me. Emmemaxi se li prepara da solo.
Finalmente raggiungo il bagno.
Pigiama.
Fascia per i capelli.
Latte detergente.
Cotone.
Sessione di pinzetta davanti allo specchio, da una certa età il peluzzo nero infame che spunta sul mento va estirpato quotidianamente.
Simulazione di lifting, come starei senza queste due parentesi ai lati della bocca?
Come un canotto sul mare.
Eliminazione di due punti neri.
Finito, adesso vado a finire di preparare la cena.
DOVE CAVOLO SONO I MIEI OCCHIALI?
Da vicino ci vedo benissimo, dalla distanza di venti cm sono una talpa.
Non sono sulla mensola dove li poggio di solito, li metto sempre lì così li trovo alla cieca, ma stavolta non ci sono.
Non sono sul mobiletto degli asciugamani, né su quello della biancheria.
Da qualunque parte siano io non li vedo perché sono senza occhiali.
AMMMMMMOOOOOOOREEEEEEE??????
Emmemaxi accorre all'appello, quando lo chiamo così non resiste.
Mi aiuti a cercare gli occhiali perché io senza occhiali non li vedo?
Emmemaxi controlla tutti i posti logici ma non ci sono
Controlla quelli illogici compreso il cassetto dei medicinali e la tazza del water.
Costernato alza gli occhi e comincia "Non so proprio dove possano essere fin..."
Poi assume un'espressione troppo eloquente per essere descritta a parole e me li toglie da sotto la fascia per capelli, che avevo ancora in testa, sotto la quale si erano infilati.
E se ne esce dal bagno fischiettando.

domenica 7 aprile 2013

Shopping afternoon

Sono una femmina atipica. Odio fare shopping. Oddio, un paio di volte per stagione soffro di attacchi acuti di dipendenza da mercati rionali, ma ormai ho perfezionato una mia strategia: approfitto delle feste stagionali e le frequento nell'ora immediatamente post prandiale, quando sono poco affollate e senza calca intorno ai banchi riesco a ragionare e a comprare cose di cui ho assolutamente bisogno e che rientrano nel mio budget. Di solito mi faccio accompagnare da Emmegrande che è paziente, obiettivo e ipercritico nonché dotato di un indiscutibile buon gusto che da undici anni stiamo cercando di capire da chi ha ereditato, forse dalla nonna paterna o forse dal nonno paterno che erano gli unici un po' vanitosi in casa.
Comunque a volte si presentano delle necessità imprescindibili, tipo comprare qualcosa che Emmegrande possa indossare per la festa della sua prima Comunione. Intendiamoci, niente di particolarmente elegante, non ho mai sopportato i fanciulli costretti a vestirsi in giacca e cravatta per queste evenienze, ma comunque qualcosa di nuovo e carino mi faceva piacere che lo indossasse. Il problema è che il vanitoso di casa lo è soltanto on line, portarlo per negozi e fargli provare qualcosa è un'impresa titanica. L'ho costretto promettendogli che avremmo giocato a Shopping Night. Non alla rinascente, non abbiamo il portafoglio a fisarmonica e ho sempre paura che il display che legge la mia carta di credito se ne esca con un dito medio alzato al posto dello scontrino, diciamo che frequentiamo parecchio le catene low cost.
Quindi oggi, in orario strategico e con tutti gli Emme al seguito siamo partiti per il centro commerciale decisi a rivestire il pargolo.
Logicamente questi ha rifiutato tutte le mie proposte ma devo dire che alla fine ha avuto, come sempre, ragione lui. Il completo che ha preteso, del quale non posso pubblicare foto perché mi ha fatto giurare che lo avrei mantenuto segreto fino a dopo l'evento, è ben assortito, scanzonato ma non sciatto e decisamente adatto a lui. Il problema è stato blandire il piccolo, che pretendeva lo stesso trattamento quando ha un armadio stracolmo di pantaloni, magliette e camicie praticamente intonse ereditate dal fratello e dai figli gemelli di un'amica fashionista. Lui ha quattro paia di jeans Diesel, io nemmeno uno. L'ho irretito con un pigiama di cui effettivamente aveva necessità rifiutandomi però di raddoppiare la posta con un altro degli Hungry Birds che era felpato da Polo Sud e taglia 4 anni, ma ho dovuto cedere su due boxer con i dinosauri.
A quel punto il programma era mangiare qualcosa e tornarsene a casa, per gli acquisti per me avevo idea di avvalermi della consulenza di un amico di ottimo gusto e sempre aggiornato con le tendenze della moda che avrebbe dovuto venirmi a trovare in qualità di personal shopper.
Il dramma è che sono rimasta folgorata sulla via del parcheggio, passando davanti a una vetrina ho visto un vestito che mi guardava dritta negli occhi e mi sussurrava "comprami... comprami...". Con nonchalanche ho annunciato ai maschi di famiglia che avevo intenzione di fare una capatina in quel negozio, Emmemaxi ha immediatamente assunto l'espressione del beagle malinconico sapendo che quello era il segnale che avrebbe scatenato l'inferno.
E inferno fu.
Il vestito l'ho provato, ma non mi stava bene come al manichino: il bustino faceva delle punte strane sul seno che mi ricordavano molto i reggiseni di Madonna firmati Jean Paul Gaultier. Mentre mio marito si illuminava e io mi spegnevo mi è caduto l'occhio su un modello molto simile ma con il bustino di taglio diverso e più morbido. L'ho provato ed era lui.
Il fashionista di famiglia, Emmegrande, a quel punto ha deciso che era necessario il suo intervento per completare il look, e abbiamo dato il via a una sessione di prove convulse di giacche, coprispalle, cinture e pochette con Emmepiccola che prestava entusiasticamente il suo contributo arrivando con bracciate di borse e scarpe numero 35 per poi arrabbiarsi perché non le provavo. Alla fine Emmegrande ha trovato le scarpe perfette, Emmemaxi rideva piegato in due immaginandomi precipitare da quei trampoli mentre io giuravo e spergiuravo che sono comode - lo sono, lo giuro! - ma la pochette è mancata all'appello. Ho rimediato con una deliziosa borsetta originale degli anni 50 che era la borsa "bella" della nonna di mio marito e che è come nuova e completa perfettamente il tutto.
Le commesse del negozio hanno tirato palesi sospiri di sollievo quando ci hanno visto uscire.
Quando siamo arrivati a casa ero così esausta che ho dormito per il resto del pomeriggio, non prima di aver però inviato la foto degli acquisti al mio personal shopper di fiducia che per fortuna ha apporvato il tutto.
Amico, resta inteso che ti aspetto lo stesso per il tour guidato del museo del cinema. E se vuoi anche di quello egizio.
Ma prima mi devo riprendere dal tour de force.

giovedì 4 aprile 2013

Teneri, deliziosi adolescenti.

Salgo di corsa sul tram numero 4 affollato come l'Arca di Noè, miracolosamente trovo posto a sedere su una di quelle scomodissime panchine da tre posti e mezzo incastrate nello snodo tra una vettura e l'altra del convoglio. Seduto accanto a me un ragazzo. Ha i capelli né troppo corti né troppo lunghi, mossi naturali. Le sopracciglia non sono depilate, indossa una semplice giacca a vento e un paio di jeans con cavallo ad altezza regolamentare. Stranamente non ha cuffiette incastrate nelle orecchie né un I-coso in mano, conversa amabilmente con una ragazza in piedi di fronte a lui. Lei è un po' più piccola e molto carina, la faccia acqua e sapone e i capelli lunghi e castani coperti in parte da un cappello di lana, un cappottino sobrio e un paio di leggings che spuntano da sotto, stivaletti di pelle a tacco basso. Parlano di filosofia, lei è arrivata ai pensieri di Sant'Agostino, lui allibisce: ma siete avanti! Noi li abbiamo studiati lo scorso dicembre! Meno male che ho avutro una profia in gamba, se non mi avesse mandato a settembre l'anno scorso non avrei mai studiato filo e non avrei capito che materia eccezionale è. Sì, lui ha già scelto l'università, andrà al "Poli", ingegneria meccanica. E' dura, ma la materia gli interessa e poi comunque c'è molta richiesta in quel campo. Spera di farcela nel corso di studi regolare, non vuole andare fuori corso. E' logico che se poi fai come quelli che il giovedì vanno alla tal disco, al venerdì al concerto all'Hiroshima, al sabato al pub e la domenica allo stadio non ne esci vivo. Se fai delle scelte poi devi rinunciare a qualcosa.
Lei ridacchia, un po' imbarazzata dalle confidenze di questo ragazzo più grande, all'ultimo anno. Lei ne ha ancora uno e mezzo davanti ma poi vuol fare architettura. Ma sua madre spera di farle cambiare idea, non c'è più richiesta, se proprio vuole rimanere nel campo almeno faccia design. Ma lei tentenna, non vorrebbe tornare sui suoi passi, magari da oggi a sei anni qualcosa cambierà.
E poi, con tutto quello che c'è da studiare figurarsi se i suoi la lasciano uscire la sera, solo al sabato e solo in zona.
Anche lui durante la settimana esce solo quando c'è vacanza a scuola, adesso il prossimo giovedì che andrà in disco sarà il 25 aprile, il giorno dopo c'è il ponte. E non sa come fanno quelli che arrivano il venerdì o il sabato con gli occhi strafatti e cisposi .
Io adoro questi due ragazzi.
Mi viene voglia di abbracciarli e baciarli, ma che belli che siete! Basterebbe che la metà di quelli che ciondolano nei tre metri quadrati per tre che vi circondano distogliessero gli occhi dal display del loro telefonino, si togliessero le cuffiette con l'unzunzunz dalle orecchie e vi guardassero, vi ascoltassero, per capire la loro piccineria, la loro infinita ignoranza, la loro meschinità di star chiusi nel troppo-figo/minkia che sballo.
Sono convinta che quei due, quando mandano gli sms ai genitori per avvisare che sono in ritardo - perché questi sono ragazzi che avvisano papà e mamma, non che fanno finta di niente - li scrivono senza k o abbreviazioni da codice fiscale, si sente da come parlano.
Usano correttamente i congiuntivi!
Io li amo!
Io stasera racconterò ai miei figli di loro due e glieli porterò ad esempio!
Ciao, sono arrivata alla mia fermata. Ah, ti volevo dire che questa sera i miei mi hanno concesso una deroga. Vado all'Hiroshima a vedere gli Africa Unite! Mi hanno dato un biglietto omaggio. Ma tu lo sai chi sono?
E lui: "Gli Africa Unite? Ma sono dei vecchi decrepiti!"
GLI AFRICA UNITE HANNO LA MIA ETA'!!!!
MALEDETTI ADOLESCENTI DI M########!

martedì 2 aprile 2013

Quelli che...

Fanno la Pasqua al paesello e partono sotto la pioggia, sostano sotto la pioggia, tornano sotto la pioggia e appena varcano il cartello con su scritto "Piemonte" trovano il sole.
Oh yeah.
Quelli che mi raccomando, quest'anno non ci sommergete di uova di cioccolato che Emmemaxi ha la glicemia, io sono a dieta fissa, Emmepiccola non le mangia e Emmegrande è meglio che non le mangi e poi ne trovano cinque a testa di cui due al latte e tre fondendi.
Oh yeah.
Quelle che le uova di Pasqua fanno da anni il gioco di rompersele in testa sotto gli occhi allibiti dei rispettivi figlioli.
Oh yeah.
Quelli che trovano l'ottantacinquesimo memory in due delle uova.
Oh yeah.
Quelli che "per cena solo un brodino" e poi con il brodino ci mangiano un chilo di tortellini.
Oh yeah.
Quelli che pubblicano la foto della Merkel ignuda e poi se la trovano rimossa dalla pagina faccialibro.
Oh yeah.
Quelli che se fossero stati la Merkel col cacchio che avrebbero rimosso quella foto, anzi la avrebbero impostata come immagine del profilo scrivendoci sotto "prima che mi facessi fare i vestiti dalla Volkswagen ero un gran bel pezzo di gnocca e nonostante questo sono sempre stata intelligente e son pure diventata importate per merito di testa e non di tetta".
Oh yeah.
Quelli che minchia, è morto Jannacci.
Quelli che cazzo, se ne è andato pure Califano.
Quelli che "ma è vero che è morto pure Vandelli" e poi scoprono che è un pesce d'aprile. Meno male va', almeno lui.
Oh yeah.
Quelli che "piove. Acqua? No, vino. Allora sono arrivati tutti e due!"
Oh yeah.
Quelli che tutti pubblicano "Vengo anche io, no tu no", ma a loro risuona in testa questa:
Oh yeah.
Quelli che Califano, come cantante, non lo hanno mai retto. Come autore sì. E sperano che ad accoglierlo abbia trovato un angelo che cantava così:
Oh yeah.