mercoledì 29 maggio 2013

Il gentile utente. #1

Da quando ho cambiato ufficio ho di nuovo a che fare con la gentile utenza. Per adesso solo telefonicamente, in un futuro prossimo tornerò probabilmente a un front office.
E a dire il vero la cosa non mi dispiace affatto.
Anzi, diciamole chiare: lo sportello MI MANCAVA TANTO!
Sì, va bene lo stress, ve bene aver a che fare con cafoni & maleducati di ogni sorta, ma dopo dieci anni di invalidità civili volete che mi faccia spaventare dai tributi?
Assolutamente.
E poi aver a che fare con il pubblico ti mette sempre in contatto con campionari di varia umanità che vale SEMPRE la pena conoscere, anche solo per capire quali scansare per strada.
Il gentile utente di oggi è uno di quelli.
....driiiiiiiin!....
- Settore Tributi, buongiorno! Posso aiutarla?
- Ehm... sì. Vorrei un'informazione.
- Mi dica.
- Il mio avvocato mi ha detto che posso pagare il bollo auto a rate.
- Dipende. E' un bollo scaduto per il quale ha già ricevuto l'avviso di accertamento?
- Veramente sarebbero più di uno e poi cos'è quella cosa che ha detto lei?
- L'avviso di accertamento? E' una nostra comunicazione che le dice che dai nostri archivi risultano dei bolli non pagati e la invita a mettersi in regola entro sessanta giorni. Ha ricevuto qualcosa del genere?
- Ehm, non lo so!
- Può darmi la targa del mezzo che controllo?
- Eh sì, il mezzo è un Alfa ywz. (minchia. Una macchinetta mica da ridere!)
- Non le ho chiesto il modello ma la targa.
- Ah, ecco. WWOOOYY.
Controllo. Il soggetto in questione non ha MAI pagato un bollo da quando ha comprato l'auto. Due su quattro risultano già accertati, gli ultimi due no.
- Guardi che a me risulta che non abbia mai pagato niente da quando ha l'auto. Conferma?
- Eh, sa, non lavoro...
Già che ci sono butto un occhio ai dati del soggetto, non ha ancora trent'anni, non lavora ma ha una macchina che costa quasi la metà di casa mia.
- Vabbè, i primi due che sono stati accertati possono essere rateizzati, faccia la richiesta.
- Come faccio a fare la richiesta?
- Va sul nostro sito e scarica il modello RAR.
- Aspetti, mi spieghi bene, io adesso sono su google e cerco il vostro sito ma me na tanti...
- Scriva questo indirizzo web...
- Dove?
- E dove lo vuole scrivere? Sulla barra degli indirizzi.
- Non mi viene!
- Scriva www pumto eccetera eccetera.
- Ah ecco! Adesso cosa faccio
- Vada su "aree tematiche"
- Dove?
A quel paese e pure di fretta!
- Aree tematiche, lo vede? E quel rettangolo azzurro sotto il nome del sito!
- Trovato, ora che faccio?
- Ci clicca sopra e appare un menù a tendina. Lo vede? Vada dove c'è scritto tributi e clicchi, poi su "tassa auto". C'è riuscito? Clicchi su rateizzazioni, in fondo alla pagina c'è il link per scaricare il modello in pdf.
- E cosa ci devo scrivere?
- Quello che c'è scritto di scrivere. Roba tipo nome, cognome, indirizzo e codice fiscale.
- No, perché i bollo scaduti li pagherebbero i miei genitori, devo scrivere i loro nomi o il mio?
- Il proprietario è lei, quindi i bollettini saranno intestati a lei.
- Ah, vorrà dire che mi farò dare i soldi e poi andrò a pagarli io.
Rinuncio al tentativo di spiegare che un bollettino postale lo può pagare anche una persona diversa dall'intestatario e opto per un cordiale buongiono, ma lui non ha finito.
- Dove lo spedisco il modulo?
- All'indirizzo che c'è sul sito.
- Sono già uscito dal sito.
- Allora lo indirizzi in Piazza...
- Non ho da scrivere. Mi può mandare un sms?
Certo, e una fettina di culo la vuole con il limone o con due pinoli?

No, è che la Fornero mi viene da pensare che avesse mica tutti i torti.

lunedì 27 maggio 2013

Un fine settimana invernale a maggio

La Famiglia Sbullonata arriva al NBS convinta di aver a che fare con una toccata e fuga primaverile, al sabato io con Emmegrande e Emmemaxi andremo a Bologna per una relazione che il marito deve presentare al congresso del megaente del volontariato e io e il figliolo maggiore andremo a fare da claque, poi un pranzo con gli amici-di-blog-che-più-amici-non-si-può, una capatina a Mirandola per il finale del congresso e un saluto ai colleghi del marito rimasti amici dopo la tragedia del terremoto di un anno fa. Il piccolo rimane a far danni con nonna e cuginetta e domenica ripartiremo alla volta della terra sabauda.
Seeeeee.
Al sabato mattina partiamo con congruo anticipo in direzione Bologna, appena entrati in autostrada sul cruscotto del doblò di famiglia si accende una spia arancione a forma di dito medio alzato che ci sconsiglia perentoriamente di proseguire. Troviamo un'officina aperta al primo paese, sembra che non sia niente di grave ma l'auto rimane in osservazione fino a lunedì.
Emmegrande dissimula - male, molto male - la felicità per un giorno di vacanza imprevisto, io cristono per un giorno di permesso che se ne va ad minkiam e il marito si dispera perché deve fare il relatore e non sa come raggiungere Bologna.
Piove e fa un freddo barbino, alla faccia del calendario.
All'officina ci noleggiano un'auto, una punto.
Ungo Emmemaxi con sugna e lo cospargo con talco per farvelo entrare.
Il nostro arrivo al congresso passerà agli annali del volontariato. Entriamo nel capannone che lo ospita, mio marito viene tirato a forza sul tavolo dei relatori dove parla per trenta secondi netti senza nemmeno sedersi, dicendo la metà delle cose importanti e pallonzolando con aria strana poi saluta tutti e schizza in bagno.
Al momento topico non reggeva più la pipì.
Telefono all'amica che ci aspetta per pranzo per raccontare la disavventura, lei mi riporta che l'altra in arrivo dalla Versilia ha due ore di ritardo perché sotto ogni treno che prende ci si butta qualcuno.
Raggiungiamo il ristorante e scopriamo che si sta festeggianto un matrimonio.
La sposa è in rayon avorio e bustino contenitivo nero, indossa un elegantissimo paio di ciabatte infradito ma ha i fiori tra i capelli e l'aria felice, un paio di figli appesi al rayon della gonna e un marito che la guarda adorante.
E poi ci si trova, o ci si ritrova a seconda dei soggetti. E si ride, si scherza, si mangiano vagonate di gnocchi fritti e tigelle e si porta pure via il sacchetto con il salame e il prosciutto avanzato.
Già che ci siamo si pensa anche al prossimo incontro.
Mare invece della campagna,
pesce al posto delle tigelle,
caldo al posto del freddo autunnale, magari.
Si riparte sotto la pioggia battente in direzione Mirandola, i colleghi del marito lo accolgono, lo abbracciano, una stanga rossa di due metri gli si azzecca addosso come una cozza allo scoglio chiedendomi però il permesso preventivo.
Le ferite del terremoto sono ancora li e sanguinano, e fanno male, e ti tirano pugni negli occhi e nello stomaco a tradimento.
Ma la gente sorride e ti accoglie, ti fa promettere che tornerai e che non pioverà, allora, e faremo una grigliata con le salsicce e lambrusco a litri, e dormirete da noi quando la casa sarà a posto e non dovrete nemmeno guidare al ritorno.
Ti fermi poco perché si gela, ti perdi tra gli stradelli e alla fine ritrovi l'A1 e continua a piovere.
Qualcuno diceva che non può piovere per sempre, ma direi che può farlo abbastanza a lungo da rompere i coglioni.
Ma chi se ne frega.
Ci sono gli amici, nuovi e vecchi, altri incontri in programma, un giorno di ferie insperato e il marito da prendere in giro per i prossimi venti anni per il suo "sarò breve".
E prima o poi smetterà di piovere e io tirerò fuori il mio megaminiobiettivo e andrò per bestiole come ogni primavera.

giovedì 23 maggio 2013

Campioni

E' seduto di fronte a me sul tram, è così bello che non riesco a togliergli gli occhi di dosso.
Sì, lo so, potrebbe essere tranquillamente mio figlio ma comunque non riesco a smettere di guardarlo.
Somiglia straordinariamente a una versione giovane di Ryan Gosling, ha solo il volto un po' più affilato e i capelli diversi, un ciuffo color oro rosso gli copre la fronte. Ha gli occhi verde giada, splendidi, spalle e braccia da atleta, un torace del quale si indovinano gli addominali attraverso la tuta. Un gran bel vedere.
Scendiamo alla stessa fermata, lui è un poco avanti rispetto a me, aspettiamo accanto il verde per attraversare il corso. Quando è il nostro turno lui scatta avanti, e rimane incastrato nelle rotaie con la sua sedia a rotelle.
Istintivamente mi fermo e chiedo se ha bisogno di aiuto, lui mi risponde gentilmente di no, grazie, ce la fa da solo. Non insisto e proseguo per la mia strada.
All'altro lato mi raggiunge e mi affianca sul marciapiede, mi guarda con quegli incredibili occhi che ridono, un sorriso che gli taglia la faccia in due rende immediatamente le due gambette atrofiche che si porta appese un particolare del tutto trascurabile.
"Adesso possiamo fare una gara!"
E parte a razzo.
E io, ridendo come una scema gli corro dietro per una ventina di metri urlando COSI' NON VALE!!!!!
Lui svolta a sinistra al primo isolato facendomi ciao con la mano, un sorriso che mi regala una dose di buon'umore che basterà per giorni.
Per un momento mi è sembrato un Prigione di Michelangelo che è riuscito a liberarsi del marmo che lo incatenava.

mercoledì 22 maggio 2013

Quando gli angeli tirano di brutto

Non mi sei mai sembrato un prete, ma proprio per niente. A pensarci bene i grandi preti non lo sembrano mai.
Tu con quei cappellacci, il mezzo toscano appeso al labbro e lo sguardo vispo sembravi più un contadino, uno di quelli tosti, di quelli che trovi nelle Case del Popolo dei paesi delle mie parti con il grondino di rosso davanti e il mazzo di carte da briscola.
Di quelli che quando glieli fai girare tirano qualche sacramento, come se litigassero con un amico.
Del resto ai buoni amici dai dello stronzo quando se lo meritano, e loro mica si offendono.
Adesso parte il giro dei titoli retorici:
è morto il prete comunista, il prete rosso, il prete anti-Berlusconi.
Chiacchere e carta stampata.
E' morto un grande, che come ogni contadino che si rispetti ha seminato tanto e tanto ha raccolto.
Che non si è fatto spaventare e non si è arreso davanti a bufere, grandine, tempeste e siccità.
Che non ha lasciato morire le piante stente, malnate, sfigate ma le ha seguite con più passione perché non seccassero soffocate da quelle più rigogliose e dalla gramigna.
A voler proprio essere ottimisti mi viene da pensare che te ne sia andato quando c'è stato un Papa che finalmente dice quello che dicevi tu:
la Chiesa per strada, tra gli ultimi, tra i diseredati. Non nei salotti; nelle cattedrali; nei sepolcri imbiancati:
Ti immagino con il tuo mezzo toscano lassù tra gli amici di una vita, che ti incazzi come una iena con quelli che non sei riuscito a salvare, magari qualche sganassone se lo prendono pure.
E le nubi grigie che coprono il cielo in questo momento voglio pensare che siano il fumo del tuo mezzo toscano.
Ciao Don Gallo.
Ci mancherai.

domenica 19 maggio 2013

Da grande farò la scrittrice

Nel frattempo vado al salone del libro.
E vedo cose, raccatto depliant e gente.
E pure un Duomo di Milano la cui Madunìna, appena ha saputo che veniva a stare a casa mia, se l'è data a gambe.
Ma adesso è su uno scaffale in salotto, pronto all'uso nel caso passasse voisapetechi.
Faccio la scorta di libri per le vacanze, per pranzo il marito mi porta a mangiare il sushi e poi fa il turno di notte.
I bambini, complice un sole imprevisto, scendono in cortile a giocare e faccio in tempo a pensare che mi aspetta un pomeriggio tranquillo che Emmepiccola torna su con un socio, mi pareva che fosse partito con i pantaloni di un colore diverso ma adesso stranamente sono verdi.
E direi che nonostante l'aftosi che mi tormenta da dieci giorni e quei 37.2° di temperatura che per colpa sua mi sono addosso da giovedì è stata una bella domenica.
Grazie.

(guardate che il libro lo sto scrivendo davvero. Vado avanti di una pagina ogni due settimane ma prima o poi lo finisco. E vi avverto)

martedì 14 maggio 2013

Quando un fiore muore...

...non muore mai del tutto.
Se è su un albero buono dalla sua morte nascerà un frutto.
E' primavera e il frutto è ancora acerbo, ma promette bene per una maturità futura.
Un grande abbraccio e un in bocca al lupo al figlio di Laura, che sabato prossimo inizierà il suo percorso di volontariato nella squadra giovanile.
Che il tuo angelo arancione sia sempre con te.

domenica 12 maggio 2013

Integrazione, integrati e dis-integrati.

Premessa:
questo governo mi fa cagare.
Sapevatelo.
Sarà perchè i tifosi viola ancora hanno sulle macchine l'adesivo del 1982 con su scritto "meglio secondi che ladri" io continuo a pensare che sia meglio stare all'opposizione che al governo con dei ladri, ma dicono che la ragion di stato imponga le ampie intese e allora taccio, tanto chi ho votato al governo non c'è comunque.
Ma a quanto sembra per l'oinione comune e diffusa questo problema è solo mio.
Così come lo è un ministro dell'Interno che sembra il Mignolo senza il Prof e incapace di un pensiero autonomo e che manifesta contro la Magistratura;
così come evidentemente non è un problema un ministro della Giustizia che protesta contro i giudici.
Sembra che l'unico problema di questo governo sia la Dottoressa Cécile Kyenge e il suo ministero delle politiche per l'integrazione.
Perché? Eh, ma perché i Ghanesi prendono a picconate gli italiani. Certo, e a Firenze un pistoiese ha preso a fucilate i Senegalesi, cosa facciamo, si dice "ha cominciato prima lui"?
Eh, ma perché un extracomunitario ha ucciso la ragazza che lo aveva lasciato. Dei delitti la cui vittima è una donna perpetrati quest'anno in Italia oltre il 90% ha come colpevole un cittadino Italiano.
Ma la Kyenge non è di origine italiana. Nemmeno Josefa Idem lo è, come mai nessuno lo ha notato?
Perché Josefa Idem è bionda e bella e Cécile Kyenge è grassottela e non convenzionalmente avvenente?
Complimentoni, questa è la dimostrazione che il ministero delle politiche per l'integrazione serve, eccome.
Ma non solo per chi arriva, piuttosto per chi già è qui da secoli e non si è ancora accorto che stiamo cambiando.
Che l'integrazione, per noi comuni mortali è già un pezzo avanti, e sapete da cosa me ne accorgo?
Andate ai giardini pubblici e guardate una comune partita di calcio da parco, di quelle che si giocano tutti contro tutti con un albero che fa da palo e uno zaino a sostituire l'altro.
Al parco vicino casa mia giocavano e se le ficcavano di brutto e senza cattiveria, come solo i bambini sanno fare. Un nanerottolo di circa sei anni è uscito con un livido su uno stinco. Il nonno gli ha chiesto come se lo fosse fatto e lui ha risposto che aveva avuto "un contrasto" con un altro bambino. "Quale bambino?" ha insistito il nonno, "Quello con la maglia celeste" ha risposto il nipote. Quello con la maglia celeste era l'unico africano in campo, ma il colore che il bimbo ha notato era quello della maglietta, non della pelle.
Nella squadra di volontari di mio marito ci sono due africani, una latino-americana, qualche rumeno. Se una persona a voi cara avesse un incidente, un malore, fosse in pericolo di vita e arrivasse questo equipaggio di soccorso vi fareste problemi sul fatto che non siano d'origine italiana?
Leggo su facebook qualcuno che afferma che si sente offeso dalla presenza del ministro Kyenge per "i suoi nonni che hanno combattuto e sono morti per l'Italia".
Ecco.
Quando vado al lavoro lascio la macchina parcheggiata davanti a una caserma e poi proseguo in tram. Al mio rientro, venerdì scorso, seduta accanto a me c'era una coppia evidentemente islamica. Sui 50 anni entrambi, lei velata e con l'abito nero lungo, lui tirato a lucido, una valigia e un trolley e la faccia emozionata e felice.
Sono scesi alla mia fermata.
Ad attenderli un ragazzo nero come la pece che li ha abbracciati e baciati commosso e poi gli ha detto, con splendido accento napoletano, "venite, vi presento ai miei compagni!"
Avevano tutti la divisa dell'Esercito Italiano.
E io ho detto mentalmente grazie a questo ragazzo che è pronto a combattere e morire per un Paese i cui abitanti, in tanti, troppi casi lo considerano nella migliore delle ipotesi un cittadino di serie B.
L'integrazione andrà avanti comunque, chi non ha l'integrità morale o mentale per capirla si dis-integri pure.
In ogni senso:

mercoledì 8 maggio 2013

Mi ripiglio, forse mi ripiglio.

E l'evento venne e passò, tra un turbinio di parenti in casa, previsioni meteo contraddittorie, materassi vaganti e posti letto semoventi, regali, amici, giochi ai giardini con i cugini e foto.
Il vestito per l'occasione ha retto.
Adesso posso confessare che trattasi di un modello di Tally Wheijl che mi è costato la ragguardevole cifra di € 88 compresi giacca, cintura e scarpe.
Ma si è comportato egregiamente, anche se durante un paio di genuflessioni ho dovuto reggere il davanzale per evitare che trabordasse nonostante la giacca.
Anche il cielo ha retto, esattamente fino a dieci minuti dopo la fine della festa quando si è scatenato un vento infernale che mi ha causato un attacco di allergia mica da ridere e una puntura di cortisone intramuscolo.
Anche io ho retto, bene o male.
E mi sono anche concessa un lunedì di amici e letteratura.
Più un hamburger con marito e figli.
Il neo-comunicato è arrabbiato con Emmemaxi, che in questo periodo è superimpegnato e latita. Ok, lavoro, volontariato, cose necessarie ed encomiabili.
Ma la preadolescenza incombe e le incazzature fioccano.
Lui vuole papà, è il suo idolo, è il suo modello e le coccole della mamma non sono abbastanza, non sono sempre necessarie e sono da piccoli.
Lui vuole fare le cose da uomini.
E ha ragione.
Mo' so' cazzi, conciliare un undicenne incazzoso con un papà superimpegnato richiede diplomazia, pazienza e saggezza. Io non ho nessuna delle tre.
Ce la faremo, ci vogliamo bene.
E siamo tanto bellini
(ok, forse io e mio marito non convenzionalmente bellini, ma abbiamo il nostro perché)

venerdì 3 maggio 2013

Un tranquillo week-end di paura.

Che per quanto ottimismo ci puoi mettere nello svegliarti il venerdì mattina e vedere finalmente il sole poi ci pensa la sfiga a rimetterti al tuo posto.
Tipo che quando ti appresti a uscire di casa carica di borse, figlioli, zaini e cartelle cliniche perché hai l'appuntamento dalla dottoressa ti ricordi improvvisamente che CACCHIO Emmepiccola ha la lezione di nuoto a scuola, quindi imponi a uno di non muoversi da dov'è, smonti rapidamente l'altro e gli infili il costume, con l'altra mano prepari la borsa della piscina e poi galoppi velocemente verso la macchina.
Tipo che quando sei con la giacca e la cartella clinica in mano pronta per uscire e sei già un pochino in ritardo suona il telefono dell'ufficio e all'altro capo c'è uno con un casino epocale da risolvere e nessuna idea di come fare ma, soprattutto, con nessuna propensione ad ascoltare quello che tu stai cercando di dire.
Tipo che mentre sei dalla dottoressa in posizione che solo le donne che si fanno controllare l'apparato riproduttivo interno conoscono e quindi sanno quanto sia scomoda ti arriva un sms al cellulare. Speri che sia il solito negozio che ogni venerdì ti annuncia i clamorosi sconti del fine settimana ma quando ti ricordi di controllare leggi che Santa Mikela da Romania ti scrive, in perfetto rumitaliano scusa oggi no posso sentiamoci prosima settimana e tu hai la casa che pare un porcile, Emmemaxi smontante dalla notte che sta sveglio per miracolo, la spesa da fare, un altro appuntamento alle 15.00, i figli da ritirare da scuola e portare in piscina - due lezioni di nuoto il venerdì non bastano comunque a stremare mio figlio minore - e, soprattutto, L'ARMATA DEI PARENTI IN ARRIVO DOMANI PER LA COMUNIONE DI EMMEGRANDE.
Tipo che prendi il calendario e cominci a chiamarli tutti da San Fulgenzio di Ruspe a San Silvestro.
Tipo che ho fatto la spesa di corsa, rimandato il secondo appuntamento, profuso ringraziamenti a sacchi al marito che è riuscito a rimanere sveglio quel tanto per pulire cucina, bagno e camera da letto e adesso ho appena finito di pulire il resto di casa.
Tipo che domani i miei figli vorrebbero che gli facessi le crostatine.
Si beccheranno i muffins, quelli all'uvetta che son più veloci.
Tipo che se sopravvivo a questo fine settimana lunedì sono in ferie, al mattino vado a farmi fare il prelievo del sangue, che da quante analisi devo fare hanno già allertato Vlad Teppes di Valacchia alias Conte Dracula, faccio ciao ciao con la manina al parentado che riparte e svengo per il resto del giorno. Anzi no, che se tutto va bene alle diciotto, FORSE, riesco a prendere un po' di tempo per me e per degli amici.
FORSE.
Non mettiamo limiti alla divina sfiga.