giovedì 7 luglio 2016

Il momento di uccidere

Una volta, eravamo ancora fidanzati, ero su un treno con il mio futuro marito. Accanto a noi una ragazza nera, seduta tranquillamente al suo posto. Alla stazione di Porta Susa salì un gruppetto di ultrà - sì, erano proprio ultrà, stavano andando alla partita della Juventus a Milano - e si accanì contro di lei chiamandola scimmia, puttana di merda. La ragazza si alzò e provò a replicare, il capogruppo la spintonò urlandole che l'avrebbe fatta volare dal finestrino. Intervenne mio marito parecchio incazzato, chi lo conosce sa che può fare tanta paura... Ma il capoultrà non si scompose, ci chiamò comunisti di merda e, alla stazione di Chivasso, andò dal capotreno protestando che mio marito LO STAVA PRIVANDO DELLA FACOLTA' DI ESERCITARE UN PROPRIO DIRITTO. Lo stava privando del "diritto" di considerare inferiore un essere umano, del disporre della vita altrui come se fosse un giocattolo, un accessorio che non mi piace e allora lo rompo, un programma tv che non sopporto e allora spengo tutto. Lo stava privando del diritto di essere un delinquente fascista, nazista e razzista.
Del momento di uccidere.
A proposito, qualcuno dice che quello è un pessimo film retorico e mal recitato.
Ma la scena finale mi stende ogni volta.
Immaginate un ragazzo, gli uccidono il padre, la madre, il figlio di due anni.
Gli distruggono la casa e lui decide di fuggire dalla sua terra, con sua moglie.
Durante la fuga perdono il bambino che attendono, ma arrivano in un altro paese che credono amichevole.
Trovano aiuto, un rifugio, si credono al sicuro.
Poi arriva un tizio qualunque e decide che non devi stare al mondo, fine, kaputt, game over.
Immaginate le botte, il dolore, sentire che te ne stai andando ma hai ancora tanto da dire, da fare, da dare.
Immaginate sua moglie che assiste alla scena, vede l'unico affetto che le è rimasto massacrato e sa che sta rimanendo sola, sola del tutto, nel modo più crudele.
Sentite anche il suo di dolore, lo strazio, le urla che piano piano si fanno più fioche perché inutile.
Ascoltate il suo pianto, il suo appello accorato a un Dio che si era distratto perché prenda anche lei, che sola non ci può più stare.
Immaginate tutto questo, immaginate di essere loro.
E adesso immaginateli bianchi.

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