La Famiglia Sbullonata arriva al NBS convinta di aver a che fare con una toccata e fuga primaverile, al sabato io con Emmegrande e Emmemaxi andremo a Bologna per una relazione che il marito deve presentare al congresso del megaente del volontariato e io e il figliolo maggiore andremo a fare da claque, poi un pranzo con gli amici-di-blog-che-più-amici-non-si-può, una capatina a Mirandola per il finale del congresso e un saluto ai colleghi del marito rimasti amici dopo la tragedia del terremoto di un anno fa. Il piccolo rimane a far danni con nonna e cuginetta e domenica ripartiremo alla volta della terra sabauda.
Seeeeee.
Al sabato mattina partiamo con congruo anticipo in direzione Bologna, appena entrati in autostrada sul cruscotto del doblò di famiglia si accende una spia arancione a forma di dito medio alzato che ci sconsiglia perentoriamente di proseguire. Troviamo un'officina aperta al primo paese, sembra che non sia niente di grave ma l'auto rimane in osservazione fino a lunedì.
Emmegrande dissimula - male, molto male - la felicità per un giorno di vacanza imprevisto, io cristono per un giorno di permesso che se ne va ad minkiam e il marito si dispera perché deve fare il relatore e non sa come raggiungere Bologna.
Piove e fa un freddo barbino, alla faccia del calendario.
All'officina ci noleggiano un'auto, una punto.
Ungo Emmemaxi con sugna e lo cospargo con talco per farvelo entrare.
Il nostro arrivo al congresso passerà agli annali del volontariato. Entriamo nel capannone che lo ospita, mio marito viene tirato a forza sul tavolo dei relatori dove parla per trenta secondi netti senza nemmeno sedersi, dicendo la metà delle cose importanti e pallonzolando con aria strana poi saluta tutti e schizza in bagno.
Al momento topico non reggeva più la pipì.
Telefono all'amica che ci aspetta per pranzo per raccontare la disavventura, lei mi riporta che l'altra in arrivo dalla Versilia ha due ore di ritardo perché sotto ogni treno che prende ci si butta qualcuno.
Raggiungiamo il ristorante e scopriamo che si sta festeggianto un matrimonio.
La sposa è in rayon avorio e bustino contenitivo nero, indossa un elegantissimo paio di ciabatte infradito ma ha i fiori tra i capelli e l'aria felice, un paio di figli appesi al rayon della gonna e un marito che la guarda adorante.
E poi ci si trova, o ci si ritrova a seconda dei soggetti. E si ride, si scherza, si mangiano vagonate di gnocchi fritti e tigelle e si porta pure via il sacchetto con il salame e il prosciutto avanzato.
Già che ci siamo si pensa anche al prossimo incontro.
Mare invece della campagna,
pesce al posto delle tigelle,
caldo al posto del freddo autunnale, magari.
Si riparte sotto la pioggia battente in direzione Mirandola, i colleghi del marito lo accolgono, lo abbracciano, una stanga rossa di due metri gli si azzecca addosso come una cozza allo scoglio chiedendomi però il permesso preventivo.
Le ferite del terremoto sono ancora li e sanguinano, e fanno male, e ti tirano pugni negli occhi e nello stomaco a tradimento.
Ma la gente sorride e ti accoglie, ti fa promettere che tornerai e che non pioverà, allora, e faremo una grigliata con le salsicce e lambrusco a litri, e dormirete da noi quando la casa sarà a posto e non dovrete nemmeno guidare al ritorno.
Ti fermi poco perché si gela, ti perdi tra gli stradelli e alla fine ritrovi l'A1 e continua a piovere.
Qualcuno diceva che non può piovere per sempre, ma direi che può farlo abbastanza a lungo da rompere i coglioni.
Ma chi se ne frega.
Ci sono gli amici, nuovi e vecchi, altri incontri in programma, un giorno di ferie insperato e il marito da prendere in giro per i prossimi venti anni per il suo "sarò breve".
E prima o poi smetterà di piovere e io tirerò fuori il mio megaminiobiettivo e andrò per bestiole come ogni primavera.
Seeeeee.
Al sabato mattina partiamo con congruo anticipo in direzione Bologna, appena entrati in autostrada sul cruscotto del doblò di famiglia si accende una spia arancione a forma di dito medio alzato che ci sconsiglia perentoriamente di proseguire. Troviamo un'officina aperta al primo paese, sembra che non sia niente di grave ma l'auto rimane in osservazione fino a lunedì.
Emmegrande dissimula - male, molto male - la felicità per un giorno di vacanza imprevisto, io cristono per un giorno di permesso che se ne va ad minkiam e il marito si dispera perché deve fare il relatore e non sa come raggiungere Bologna.
Piove e fa un freddo barbino, alla faccia del calendario.
All'officina ci noleggiano un'auto, una punto.
Ungo Emmemaxi con sugna e lo cospargo con talco per farvelo entrare.
Il nostro arrivo al congresso passerà agli annali del volontariato. Entriamo nel capannone che lo ospita, mio marito viene tirato a forza sul tavolo dei relatori dove parla per trenta secondi netti senza nemmeno sedersi, dicendo la metà delle cose importanti e pallonzolando con aria strana poi saluta tutti e schizza in bagno.
Al momento topico non reggeva più la pipì.
Telefono all'amica che ci aspetta per pranzo per raccontare la disavventura, lei mi riporta che l'altra in arrivo dalla Versilia ha due ore di ritardo perché sotto ogni treno che prende ci si butta qualcuno.
Raggiungiamo il ristorante e scopriamo che si sta festeggianto un matrimonio.
La sposa è in rayon avorio e bustino contenitivo nero, indossa un elegantissimo paio di ciabatte infradito ma ha i fiori tra i capelli e l'aria felice, un paio di figli appesi al rayon della gonna e un marito che la guarda adorante.
E poi ci si trova, o ci si ritrova a seconda dei soggetti. E si ride, si scherza, si mangiano vagonate di gnocchi fritti e tigelle e si porta pure via il sacchetto con il salame e il prosciutto avanzato.
Già che ci siamo si pensa anche al prossimo incontro.
Mare invece della campagna,
pesce al posto delle tigelle,
caldo al posto del freddo autunnale, magari.
Si riparte sotto la pioggia battente in direzione Mirandola, i colleghi del marito lo accolgono, lo abbracciano, una stanga rossa di due metri gli si azzecca addosso come una cozza allo scoglio chiedendomi però il permesso preventivo.
Le ferite del terremoto sono ancora li e sanguinano, e fanno male, e ti tirano pugni negli occhi e nello stomaco a tradimento.
Ma la gente sorride e ti accoglie, ti fa promettere che tornerai e che non pioverà, allora, e faremo una grigliata con le salsicce e lambrusco a litri, e dormirete da noi quando la casa sarà a posto e non dovrete nemmeno guidare al ritorno.
Ti fermi poco perché si gela, ti perdi tra gli stradelli e alla fine ritrovi l'A1 e continua a piovere.
Qualcuno diceva che non può piovere per sempre, ma direi che può farlo abbastanza a lungo da rompere i coglioni.
Ma chi se ne frega.
Ci sono gli amici, nuovi e vecchi, altri incontri in programma, un giorno di ferie insperato e il marito da prendere in giro per i prossimi venti anni per il suo "sarò breve".
E prima o poi smetterà di piovere e io tirerò fuori il mio megaminiobiettivo e andrò per bestiole come ogni primavera.
Era rayon?
RispondiElimina:)
Comunque le tigelle e il gnocco erano ottimi, e la compagnia era quanto di meglio!