Sono una femmina atipica. Odio fare shopping. Oddio, un paio di volte per stagione soffro di attacchi acuti di dipendenza da mercati rionali, ma ormai ho perfezionato una mia strategia: approfitto delle feste stagionali e le frequento nell'ora immediatamente post prandiale, quando sono poco affollate e senza calca intorno ai banchi riesco a ragionare e a comprare cose di cui ho assolutamente bisogno e che rientrano nel mio budget. Di solito mi faccio accompagnare da Emmegrande che è paziente, obiettivo e ipercritico nonché dotato di un indiscutibile buon gusto che da undici anni stiamo cercando di capire da chi ha ereditato, forse dalla nonna paterna o forse dal nonno paterno che erano gli unici un po' vanitosi in casa.
Comunque a volte si presentano delle necessità imprescindibili, tipo comprare qualcosa che Emmegrande possa indossare per la festa della sua prima Comunione. Intendiamoci, niente di particolarmente elegante, non ho mai sopportato i fanciulli costretti a vestirsi in giacca e cravatta per queste evenienze, ma comunque qualcosa di nuovo e carino mi faceva piacere che lo indossasse. Il problema è che il vanitoso di casa lo è soltanto on line, portarlo per negozi e fargli provare qualcosa è un'impresa titanica. L'ho costretto promettendogli che avremmo giocato a Shopping Night. Non alla rinascente, non abbiamo il portafoglio a fisarmonica e ho sempre paura che il display che legge la mia carta di credito se ne esca con un dito medio alzato al posto dello scontrino, diciamo che frequentiamo parecchio le catene low cost.
Quindi oggi, in orario strategico e con tutti gli Emme al seguito siamo partiti per il centro commerciale decisi a rivestire il pargolo.
Logicamente questi ha rifiutato tutte le mie proposte ma devo dire che alla fine ha avuto, come sempre, ragione lui. Il completo che ha preteso, del quale non posso pubblicare foto perché mi ha fatto giurare che lo avrei mantenuto segreto fino a dopo l'evento, è ben assortito, scanzonato ma non sciatto e decisamente adatto a lui. Il problema è stato blandire il piccolo, che pretendeva lo stesso trattamento quando ha un armadio stracolmo di pantaloni, magliette e camicie praticamente intonse ereditate dal fratello e dai figli gemelli di un'amica fashionista. Lui ha quattro paia di jeans Diesel, io nemmeno uno. L'ho irretito con un pigiama di cui effettivamente aveva necessità rifiutandomi però di raddoppiare la posta con un altro degli Hungry Birds che era felpato da Polo Sud e taglia 4 anni, ma ho dovuto cedere su due boxer con i dinosauri.
A quel punto il programma era mangiare qualcosa e tornarsene a casa, per gli acquisti per me avevo idea di avvalermi della consulenza di un amico di ottimo gusto e sempre aggiornato con le tendenze della moda che avrebbe dovuto venirmi a trovare in qualità di personal shopper.
Il dramma è che sono rimasta folgorata sulla via del parcheggio, passando davanti a una vetrina ho visto un vestito che mi guardava dritta negli occhi e mi sussurrava "comprami... comprami...". Con nonchalanche ho annunciato ai maschi di famiglia che avevo intenzione di fare una capatina in quel negozio, Emmemaxi ha immediatamente assunto l'espressione del beagle malinconico sapendo che quello era il segnale che avrebbe scatenato l'inferno.
E inferno fu.
Il vestito l'ho provato, ma non mi stava bene come al manichino: il bustino faceva delle punte strane sul seno che mi ricordavano molto i reggiseni di Madonna firmati Jean Paul Gaultier. Mentre mio marito si illuminava e io mi spegnevo mi è caduto l'occhio su un modello molto simile ma con il bustino di taglio diverso e più morbido. L'ho provato ed era lui.
Il fashionista di famiglia, Emmegrande, a quel punto ha deciso che era necessario il suo intervento per completare il look, e abbiamo dato il via a una sessione di prove convulse di giacche, coprispalle, cinture e pochette con Emmepiccola che prestava entusiasticamente il suo contributo arrivando con bracciate di borse e scarpe numero 35 per poi arrabbiarsi perché non le provavo. Alla fine Emmegrande ha trovato le scarpe perfette, Emmemaxi rideva piegato in due immaginandomi precipitare da quei trampoli mentre io giuravo e spergiuravo che sono comode - lo sono, lo giuro! - ma la pochette è mancata all'appello. Ho rimediato con una deliziosa borsetta originale degli anni 50 che era la borsa "bella" della nonna di mio marito e che è come nuova e completa perfettamente il tutto.
Le commesse del negozio hanno tirato palesi sospiri di sollievo quando ci hanno visto uscire.
Quando siamo arrivati a casa ero così esausta che ho dormito per il resto del pomeriggio, non prima di aver però inviato la foto degli acquisti al mio personal shopper di fiducia che per fortuna ha apporvato il tutto.
Amico, resta inteso che ti aspetto lo stesso per il tour guidato del museo del cinema. E se vuoi anche di quello egizio.
Ma prima mi devo riprendere dal tour de force.
Comunque a volte si presentano delle necessità imprescindibili, tipo comprare qualcosa che Emmegrande possa indossare per la festa della sua prima Comunione. Intendiamoci, niente di particolarmente elegante, non ho mai sopportato i fanciulli costretti a vestirsi in giacca e cravatta per queste evenienze, ma comunque qualcosa di nuovo e carino mi faceva piacere che lo indossasse. Il problema è che il vanitoso di casa lo è soltanto on line, portarlo per negozi e fargli provare qualcosa è un'impresa titanica. L'ho costretto promettendogli che avremmo giocato a Shopping Night. Non alla rinascente, non abbiamo il portafoglio a fisarmonica e ho sempre paura che il display che legge la mia carta di credito se ne esca con un dito medio alzato al posto dello scontrino, diciamo che frequentiamo parecchio le catene low cost.
Quindi oggi, in orario strategico e con tutti gli Emme al seguito siamo partiti per il centro commerciale decisi a rivestire il pargolo.
Logicamente questi ha rifiutato tutte le mie proposte ma devo dire che alla fine ha avuto, come sempre, ragione lui. Il completo che ha preteso, del quale non posso pubblicare foto perché mi ha fatto giurare che lo avrei mantenuto segreto fino a dopo l'evento, è ben assortito, scanzonato ma non sciatto e decisamente adatto a lui. Il problema è stato blandire il piccolo, che pretendeva lo stesso trattamento quando ha un armadio stracolmo di pantaloni, magliette e camicie praticamente intonse ereditate dal fratello e dai figli gemelli di un'amica fashionista. Lui ha quattro paia di jeans Diesel, io nemmeno uno. L'ho irretito con un pigiama di cui effettivamente aveva necessità rifiutandomi però di raddoppiare la posta con un altro degli Hungry Birds che era felpato da Polo Sud e taglia 4 anni, ma ho dovuto cedere su due boxer con i dinosauri.
A quel punto il programma era mangiare qualcosa e tornarsene a casa, per gli acquisti per me avevo idea di avvalermi della consulenza di un amico di ottimo gusto e sempre aggiornato con le tendenze della moda che avrebbe dovuto venirmi a trovare in qualità di personal shopper.
Il dramma è che sono rimasta folgorata sulla via del parcheggio, passando davanti a una vetrina ho visto un vestito che mi guardava dritta negli occhi e mi sussurrava "comprami... comprami...". Con nonchalanche ho annunciato ai maschi di famiglia che avevo intenzione di fare una capatina in quel negozio, Emmemaxi ha immediatamente assunto l'espressione del beagle malinconico sapendo che quello era il segnale che avrebbe scatenato l'inferno.
E inferno fu.
Il vestito l'ho provato, ma non mi stava bene come al manichino: il bustino faceva delle punte strane sul seno che mi ricordavano molto i reggiseni di Madonna firmati Jean Paul Gaultier. Mentre mio marito si illuminava e io mi spegnevo mi è caduto l'occhio su un modello molto simile ma con il bustino di taglio diverso e più morbido. L'ho provato ed era lui.
Il fashionista di famiglia, Emmegrande, a quel punto ha deciso che era necessario il suo intervento per completare il look, e abbiamo dato il via a una sessione di prove convulse di giacche, coprispalle, cinture e pochette con Emmepiccola che prestava entusiasticamente il suo contributo arrivando con bracciate di borse e scarpe numero 35 per poi arrabbiarsi perché non le provavo. Alla fine Emmegrande ha trovato le scarpe perfette, Emmemaxi rideva piegato in due immaginandomi precipitare da quei trampoli mentre io giuravo e spergiuravo che sono comode - lo sono, lo giuro! - ma la pochette è mancata all'appello. Ho rimediato con una deliziosa borsetta originale degli anni 50 che era la borsa "bella" della nonna di mio marito e che è come nuova e completa perfettamente il tutto.
Le commesse del negozio hanno tirato palesi sospiri di sollievo quando ci hanno visto uscire.
Quando siamo arrivati a casa ero così esausta che ho dormito per il resto del pomeriggio, non prima di aver però inviato la foto degli acquisti al mio personal shopper di fiducia che per fortuna ha apporvato il tutto.
Amico, resta inteso che ti aspetto lo stesso per il tour guidato del museo del cinema. E se vuoi anche di quello egizio.
Ma prima mi devo riprendere dal tour de force.
Avrei voluto essere lì con voi :-)
RispondiEliminabacio veru
PS e menomale sei una a cui non piace fare shopping...ghghghgh
Ho il vago sospetto, di sapere chi sia l'amico personal shopper ghghgh.
RispondiEliminaMolto bene, questo è l'esatto epilogo di un pomeriggio di shopping.
Stanca ma felice.
Bacio
si, Ale, ormai con tutti questi anni di blog, è ora che ci facciamo fotografare con gli outfit!
RispondiEliminaQuando l'evento sarà passato spero che Sbully pubblichi il suo outfit perché, credetemi, è da mandare KO Enzo Miccio, Carla e tutte le stylist di Vogue!
RispondiEliminaandiamo a braccetto.... anche io odio fare shopping e pur di non uscire mi metterei qualsiasi cosa trovi rovistando nell'armadio...
RispondiEliminaTi seguo con piacere.
E.
Non vado a fare shopping molto spesso, odio l'affollamento da centro commerciale ma non resisto ai mercatini e, come te, faccio gli acquisti migliori quando meno me l'aspetto!
RispondiEliminaMa una foto da gnocca col vestito nuovo? :D
Odio fare shopping ma se ti torna voglia di mercatini vieni qua che si va in piazzola!
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