Cari insegnanti dei due marioli,
mi rivolgo a tutti voi, a quelle che conosco da 4 anni e ai nuovi che non ho avuto ancora il piacere di incontrare.
Quest'estate i miei figli hanno fatto i compiti.
Già.
Non è che abbiano cantato e ballato di gioia nel farli, soprattutto Emmegrande che era convinto che quest'anno sarebbe stato esonerato dall'obbligo, e quando ha scoperto che invece la nuova scuola consigliava degli esercizi di italiano, inglese e matematica per "tenersi in allenamento" un paio di accidenti gli sono usciti.
Che poi nessuno lo ha obbligato, ma ne abbiamo parlato e ha deciso che sì, poteva dedicare un po' di tempo a quelle paginette pubblicate sul sito della scuola, così per dare subito una buona impressione di sé ai nuovi insegnanti.
Ma hanno svolto il loro lavoro senza che poi fosse tutta 'sta croce, una mezz'oretta tre o quattro giorni alla settimana, il fine settimana i libri non si toccano, fino al primo di luglio manco voglio vedere una penna in giro e prima di Ferragosto tutto era stato finito.
Nonostante ciò siamo riusciti a vivere un'estate intensa e divertente. Certo, dei tre mesi alla fine di tempo ne rimane poco, il lavoro non permette di stare a casa per tutte le vacanze scolastiche, ma nei fine settimana e durante le vacanze di famiglia ne abbiamo fatte di cose.
Siamo andati in giro a piedi o in bicicletta, abbiamo visitato il safari park, siamo andati a al Pride.
Abbiamo fatto il bagno al mare e nel lago, abbiamo cantato canzoni stonate al karaoke e ballato la salsa e la bachata.
Abbiamo tirato con l'arco e con la pistola ad aria compressa, abbiamo fatto centri perfetti e cilecche epocali.
Abbiamo corso sotto i temporali e abbiamo strisciato sotto il sole rovente solo per il gusto di un gelato ai fichi e mandorle caramellate.
Abbiamo cenato a base di granita siciliana o di sushi.
Abbiamo visitato Pompei e i castelli aragonesi in Calabria.
Abbiamo urlato e tifato davanti alle gare olimpiche e paralimpiche.
Abbiamo giocato per ore a scala 40 e a Machiavelli.
Abbiamo vissuto nella maniera più intensa di cui siamo capaci, siamo stati bene.
Ma i compiti li hanno fatti.
Perché, cari insegnanti dei miei figli, se per nove mesi l'anno collaboriamo insieme per aiutare i ragazzi a crescere intellettivamente, emozionalmente e come cittadini, durante i tre mesi estivi l'onore e l'onere rimangono esclusivamente ai genitori, senza il vostro aiuto che è comunque prezioso, anche se a volte sì, ci sembra che i compiti a casa siano troppi, eccessivi, frustranti. Tanti, troppi venerdì ho pensato che sette frasi da analizzare, venti operazioni in colonna e già che ci siamo tre schede sul libro siano stati un carico eccessivo, ma mai mi sono permessa di dire "lascia perdere", perché famiglia e scuola collaborano e si aiutano, ma mai devono interferire una nelle competenze dell'altra. Che poi magari tra adulti ci si incontra e pacatamente si chiedono spiegazioni o si esprimono dubbi, magari ci si manda anche a stendere a mezza voce, ma davanti ai ragazzi i genitori non devono sminuire l'autorità degli insegnanti. "Te lo ha chiesto la maestra? Lascia perdere, ci penso io", e così facendo alleviamo una generazione che sarà completamente priva del senso del dovere e della responsabilità, che vivrà ogni regola come un optional da seguire se piace e se ne ha voglia, che sia un esercizio di matematica o un semaforo rosso da rispettare.
E quindi continuate pure a svolgere il vostro lavoro di insegnanti, io mi riservo il diritto di contattarvi se qualcosa non mi torna.
Continueremo a fare il nostro lavoro di genitori, chiedo fino da adesso scusa perché tra l'avviso sul diario "Comprare penna cancellabile arancione" e il momento in cui la penna arriva nell'astuccio passa quel periodo che finisce inesorabilmente nel "mamma se domani non porto la penna la maestra mi mette la nota", io ci metto tutto l'impegno ma i miei neuroni no, se avete qualcosa da dirci o contestarci siamo qui, ma pretendo che anche voi non mettiate mai in discussione la nostra figura davanti ai nostri figli.
Perché insegnare a vivere ai ragazzi è un lavoro duro, se non ci diamo una mano tra scuola e famiglia da duro il lavoro diventa impossibile.
Buon anno scolastico.
mi rivolgo a tutti voi, a quelle che conosco da 4 anni e ai nuovi che non ho avuto ancora il piacere di incontrare.
Quest'estate i miei figli hanno fatto i compiti.
Già.
Non è che abbiano cantato e ballato di gioia nel farli, soprattutto Emmegrande che era convinto che quest'anno sarebbe stato esonerato dall'obbligo, e quando ha scoperto che invece la nuova scuola consigliava degli esercizi di italiano, inglese e matematica per "tenersi in allenamento" un paio di accidenti gli sono usciti.
Che poi nessuno lo ha obbligato, ma ne abbiamo parlato e ha deciso che sì, poteva dedicare un po' di tempo a quelle paginette pubblicate sul sito della scuola, così per dare subito una buona impressione di sé ai nuovi insegnanti.
Ma hanno svolto il loro lavoro senza che poi fosse tutta 'sta croce, una mezz'oretta tre o quattro giorni alla settimana, il fine settimana i libri non si toccano, fino al primo di luglio manco voglio vedere una penna in giro e prima di Ferragosto tutto era stato finito.
Nonostante ciò siamo riusciti a vivere un'estate intensa e divertente. Certo, dei tre mesi alla fine di tempo ne rimane poco, il lavoro non permette di stare a casa per tutte le vacanze scolastiche, ma nei fine settimana e durante le vacanze di famiglia ne abbiamo fatte di cose.
Siamo andati in giro a piedi o in bicicletta, abbiamo visitato il safari park, siamo andati a al Pride.
Abbiamo fatto il bagno al mare e nel lago, abbiamo cantato canzoni stonate al karaoke e ballato la salsa e la bachata.
Abbiamo tirato con l'arco e con la pistola ad aria compressa, abbiamo fatto centri perfetti e cilecche epocali.
Abbiamo corso sotto i temporali e abbiamo strisciato sotto il sole rovente solo per il gusto di un gelato ai fichi e mandorle caramellate.
Abbiamo cenato a base di granita siciliana o di sushi.
Abbiamo visitato Pompei e i castelli aragonesi in Calabria.
Abbiamo urlato e tifato davanti alle gare olimpiche e paralimpiche.
Abbiamo giocato per ore a scala 40 e a Machiavelli.
Abbiamo vissuto nella maniera più intensa di cui siamo capaci, siamo stati bene.
Ma i compiti li hanno fatti.
Perché, cari insegnanti dei miei figli, se per nove mesi l'anno collaboriamo insieme per aiutare i ragazzi a crescere intellettivamente, emozionalmente e come cittadini, durante i tre mesi estivi l'onore e l'onere rimangono esclusivamente ai genitori, senza il vostro aiuto che è comunque prezioso, anche se a volte sì, ci sembra che i compiti a casa siano troppi, eccessivi, frustranti. Tanti, troppi venerdì ho pensato che sette frasi da analizzare, venti operazioni in colonna e già che ci siamo tre schede sul libro siano stati un carico eccessivo, ma mai mi sono permessa di dire "lascia perdere", perché famiglia e scuola collaborano e si aiutano, ma mai devono interferire una nelle competenze dell'altra. Che poi magari tra adulti ci si incontra e pacatamente si chiedono spiegazioni o si esprimono dubbi, magari ci si manda anche a stendere a mezza voce, ma davanti ai ragazzi i genitori non devono sminuire l'autorità degli insegnanti. "Te lo ha chiesto la maestra? Lascia perdere, ci penso io", e così facendo alleviamo una generazione che sarà completamente priva del senso del dovere e della responsabilità, che vivrà ogni regola come un optional da seguire se piace e se ne ha voglia, che sia un esercizio di matematica o un semaforo rosso da rispettare.
E quindi continuate pure a svolgere il vostro lavoro di insegnanti, io mi riservo il diritto di contattarvi se qualcosa non mi torna.
Continueremo a fare il nostro lavoro di genitori, chiedo fino da adesso scusa perché tra l'avviso sul diario "Comprare penna cancellabile arancione" e il momento in cui la penna arriva nell'astuccio passa quel periodo che finisce inesorabilmente nel "mamma se domani non porto la penna la maestra mi mette la nota", io ci metto tutto l'impegno ma i miei neuroni no, se avete qualcosa da dirci o contestarci siamo qui, ma pretendo che anche voi non mettiate mai in discussione la nostra figura davanti ai nostri figli.
Perché insegnare a vivere ai ragazzi è un lavoro duro, se non ci diamo una mano tra scuola e famiglia da duro il lavoro diventa impossibile.
Buon anno scolastico.